Questa
è una storia sull’importanza della casa e della famiglia, qualsiasi sia il
valore che ognuno di noi attribuisce a questi pilastri della nostra esistenza.
La casa, infatti, non è solo un luogo fisico, ma anche un luogo della mente,
una sublimazione del nostro sentire, una risonanza del nostro essere. Tutti
abbiamo diritto di sentirci a casa e
di scegliere i componenti della nostra famiglia, fatta di legami di sangue, ma
anche e soprattutto di spirito di condivisione e di affinità emotiva.
Quando
ho contattato Francesca, la fondatrice di “Casa
Francesca”, e le ho proposto di raccontarmi la storia della sua casa e
della sua famiglia, ho capito immediatamente che sarebbe stata un’esperienza
magica, emozionante e dolorosa nello stesso tempo. “Casa Francesca”, infatti,
nasce per dare accoglienza ai gatti terminali malati di tumore o di Leucemia
felina, la cosiddetta FeLV, per accompagnarli con dignità nell’ultimo tratto
della loro vita, facendoli sentire veramente a casa e come i componenti di una
grande famiglia. Francesca ama gli animali sin dall’adolescenza e fa la
volontaria in molte strutture da tanti anni. La sua passione per i gatti l’ha
spinta a non limitarsi più solo al volontariato presso Gattili, Colonie e Oasi
feline, ma ad aprire letteralmente le porte della sua casa, facendo entrare a far
parte della sua famiglia moltissimi gatti da tutta Italia. Il motto di “Casa
Francesca” è nessuno deve morire solo,
neppure un gatto che, dopo averci accompagnati a lungo nel corso della nostra
vita, ha il diritto di sentirsi protetto fino alla fine, come qualsiasi altro
componente della nostra famiglia, soprattutto se malato. Purtroppo, però, non è
sempre così. Per paura o per ignoranza, molti abbandonano i propri gatti nel
momento della malattia, finché non è troppo tardi e Francesca, col suo progetto,
cerca di rimettere ordine tutte le volte che può, accogliendo i gatti che
vengono rifiutati o che non avrebbero altra alternativa se non quella di morire
in gabbia. Gestire e prendersi cura di animali malati è doloroso, ma la
possibilità di donare loro il calore della normalità il più a lungo possibile
ripaga Francesca e la sua famiglia di qualsiasi sofferenza.
Questa
è una storia di coraggio e di paura, di fiducia e di speranza, di accoglienza e
di abbandono, che dimostra come la potenza dell’amore permetta di superare
anche il dolore più profondo, annullando timori e differenze.
Occhione |
Chi ama gli animali, in
particolare i gatti, e ha la fortuna di convivere con essi, sa che sono dei
compagni di vita davvero speciali, che vanno tutelati come qualsiasi altro componente
della nostra famiglia. Di cosa si occupa “Casa Francesca” in collaborazione con
“Progetto Quasi”? Quali sono i vostri obiettivi e le difficoltà contro cui vi
scontrare ogni giorno?
“Casa Francesca”
nasce dalla volontà di dare, ai gatti FeLV positivi e ai gatti terminali, una
seconda occasione di felicità in un ambiente domestico, che li accompagni alla
fine della loro vita nell’atmosfera calda e accogliente di una vera casa. La
collaborazione con “Progetto Quasi”, un’Associazione di volontari che si occupa
principalmente del recupero e della cura di cani maltrattati e anziani, è nata
da un loro appello, nel quale cercavano una volontaria che si prendesse cura,
in casa, di un gatto particolarmente in difficoltà. Dopo quella prima esperienza
è nato un sodalizio che dura ancora oggi e, su suggerimento e incoraggiamento
di Fabiana, la fondatrice e Presidente di “Progetto Quasi”, ho deciso di dare
vita a “Casa Francesca” e ho iniziato ad accogliere tanti gatti da tutta
Italia. Sono una volontaria da molti anni e ho potuto constatare che, nel mondo
delle adozioni di gatti, c’è largo spazio per i cuccioli, i giovani e i sani,
una discreta attenzione anche per i FIV e i disabili, ma davvero poca
sensibilità verso i FeLV e i terminali. Le famiglie che si apprestano alle adozioni
vogliono degli animali che abbiamo una prospettiva di vita il più lunga
possibile e temono di prendere in casa dei gatti che potrebbero veder soffrire
a causa della malattia o che già sanno che ben presto verranno a mancare. La
paura della perdite è il maggior ostacolo a queste adozioni del cuore. È
difficile abituarsi all’idea di dire addio al proprio gatto, come a un
qualsiasi altro componente della famiglia, per questo, quando ho deciso di dare
vita a “Casa Francesca”, ho pensato che il mio volontariato dovesse andare
verso quei gatti che, forse più di altri, hanno bisogno di sentirsi a casa fino
all’ultimo respiro.
Generalmente
accogliamo dei gatti con dei carcinomi, che sono dei tumori della pelle, che
solitamente vengono a dei gatti dal pelo chiaro dopo un’eccessiva esposizione
al sole e che distruggono il tessuto cutaneo, a partire dalle orecchie e dal
naso, per poi estendersi in molte altre parti del corpo. Nella maggior parte
dei casi si è trattato di gatti puliti, educati e socievoli, cosa che, spesso,
ci ha fatto pensare a casi di abbandono, una piaga ancora troppo diffusa.
Le
difficoltà sono tante, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista
emotivo, ma il nostro obiettivo principale è il benessere dei nostri gatti,
ognuno speciale e unico a modo suo, e questo ci ripaga di ogni sacrificio. Nessuno deve morire solo: questa
massima deve valere sia per gli esseri umani, sia per i nostri amici animali,
che ci accompagnano fedelmente per lunghi tratti della nostra vita e hanno il
diritto di essere curati, confortati e accompagnati fino alla fine della loro,
soprattutto quando sono destinati a spegnersi a causa di una malattia che
potrebbe isolarli e farli soffrire.
Nessuno
deve morire solo:
cosa significa occuparsi di gatti terminali? Cosa sono FIV e FeLV e come si
possono gestire?
I
gatti FIV positivi sono affetti dalla Sindrome della Immunodeficienza felina,
la cosiddetta AIDS felina, una malattia infettiva, non contagiosa per l’uomo,
che è causata da un retrovirus che ha un comportamento simile a quello dell’HIV
e che si trasmette tramite scambi di fluidi organici: con i morsi, i rapporti
sessuali o le ferite profonde. Al momento non esiste una cura, ma, se tenuti
sotto controllo in un ambiente protetto come una casa, questi gatti hanno una
aspettativa di vita quasi analoga a quella dei gatti sani.
I
gatti FeLV positivi, invece, sono affetti dalla cosiddetta Leucemia felina, una
malattia pericolosa per i gatti, ma non contagiosa per l’uomo, che si trasmette
più facilmente, sempre tramite rapporti sessuali e attraverso il sangue, ma
anche con la saliva, le secrezioni nasali e degli occhi e che ha un decorso più
breve e una mortalità più elevata. Anche questi gatti, con qualche accorgimento
in più, possono avere un’aspettativa di vita buona e, a volte, senza
particolari sintomi fino all’ultimo, ma lo sviluppo della malattia, in questo
caso, è più difficilmente prevedibile e non ci sono cure. I gatti FeLV positivi
si ammalano più facilmente anche di altre patologie, che spesso si
cronicizzano, come riniti e stomatiti, e sono più difficili da gestire. Una
piccola percentuale sviluppa anche delle forme tumorali, come dei linfomi,
quindi l’attenzione deve essere maggiore. Non sono una veterinaria, ma
l’esperienza diretta conta molto in questi casi e ci vogliono coraggio e buon
senso per prendersi cura di gatti con queste patologie.
Il
vaccino per la FeLV è efficace, e, anche se non copre totalmente, io lo
consiglio sempre. Ho avuto esperienza di casi in cui, nello stesso ambiente,
hanno convissuto gatti sani vaccinati e gatti malati senza contagiarsi, quindi
vale la pena di essere sempre informati e aggiornati in merito, non
dimenticando mai di fare i test e i richiami necessari.
Oltre
ai FIV e FeLV positivi, noi accogliamo anche i terminali con carcinomi allo
stadio avanzato e ormai inoperabili, che, soprattutto alla fine, necessitano di
cure particolari e, spesso e volentieri, di continue visite dal veterinario, ma
noi ci prendiamo cura di loro mantenendo sempre intatta la loro dignità fino
all’ultimo. Vederli soffrire è difficile e ci mette alla prova emotivamente,
giorno per giorno. Alcuni sviluppano problemi neurologici o delle paralisi.
Altri faticano a mangiare e ad usare la lettiera. Altri ancora subiscono delle
mutilazioni corporee molto dolorose, come la perdita delle orecchie o del naso.
Ma la prova che stiamo facendo qualcosa di veramente importante per loro
l’abbiamo nella loro dolcezza nei nostri confronti e nella sensazione che,
magari per poco, ma siamo riusciti a farli sentire veramente a casa, donando
loro una vita normale.
Facciamo un bilancio
della vita di “Casa Francesca” fino a oggi: quali sono i risultati raggiunti? E
qual è il modo migliore per darvi un aiuto concreto?
In
questi mesi, dall’apertura di “Casa Francesca”, molte Oasi feline e molti Gattili,
nei quali ho fatto la volontaria, mi hanno contattato per chiedermi di ospitare
dei loro gatti nell’ultimo periodo della loro vita e con tutti la nostra
dedizione è stata massima, così come il nostro trasporto emotivo, quindi il
bilancio è sempre positivo, per quanto sia comunque doloroso vedere degli
animali soffrire.
Ogni
aiuto è ben accetto e ogni offerta, che sia economica, di cibo o di accessori,
è la benvenuta: lascio a tutti coloro che vogliano aiutarci la massima libertà
di esprimersi e non li ringrazierò mai abbastanza per il loro sostegno.
Non
bisogna avere paura di aprire le porte della propria casa a un gatto malato,
perché può darci tanto affetto, esattamente come un gatto sano, e noi possiamo
fare ancora di più per lui. Molti vengono abbandonati per ignoranza, quando
magari ancora potrebbero essere salvati e arrivano qui a “Casa Francesca” che è
troppo tardi. Bisogna andare oltre la barriera visiva. Un gatto malato non è “bello”
da vedere, diciamoci la verità, e loro stessi sentono di essere malati, ma
bisogna superare la paura, perché non siamo solo noi a dare qualcosa a loro, ma
soprattutto loro a dare qualcosa a noi e questo va oltre ogni sofferenza. Anche
poche settimane passate in una casa cambiano la vita di un gatto la cui unica prospettiva
è morire in gabbia.
Abbandono e randagismo
sono le piaghe peggiori per i nostri gatti, in particolar modo quando si tratta
di animali bisognosi di cure, che vanno protetti con dignità. Quali sono le
soluzioni possibili e quelle auspicabili per combattere questi odiosi fenomeni?
L’unica
soluzione per arginare il fenomeno del randagismo è sostenere delle efficaci
campagne di sterilizzazione. Gestire le Colonie feline non significa solo dar
da mangiare ai gatti, ma riuscire anche a prendersi cura di loro a tutto tondo,
in particolar modo quando non stanno bene e il sovraffollamento è una delle
prime difficoltà che i volontari devono affrontare per garantire a tutti gli
animali una buona qualità della vita. Per quante adozioni possano esserci su tutto
il territorio, non saranno mai abbastanza, se non si procederà di pari passo
con delle efficaci campagne di sterilizzazione, in particolar modo nel sud
Italia.
La
sterilizzazione eviterebbe anche l’aumento di gatti FIV e FeLV positivi, con
tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Tanti gatti di strada, soprattutto
nelle città, sono continue vittime di investimenti e incidenti, si ammalano,
spesso restano disabili e non sono più in grado di badare a loro stessi. E,
come se non bastasse, tra tanti indifferenti a questo fenomeno, ci sono anche
alcuni che fanno del male agli animali volontariamente: li maltrattano, li
avvelenano, li lasciano in fin di vita. Abbiamo avuto molti gatti segnati a
vita dall’incuria e dalla cattiveria dell’uomo.
Raccontaci un episodio,
un aneddoto, una storia legata a uno degli ospiti di “Casa Francesca”, che
avete avuto la fortuna di accudire, e che è rimasta impressa nella tua memoria
e nel tuo cuore.
Il
gatto che mi è rimasto più nel cuore, che oggi non c’è più, è Occhione.
Occhione
è stato uno dei primi gatti che ho accolto a “Casa Francesca” ed è venuto a
mancare ad agosto. Lo sentivo mio, mi
seguiva ovunque, persino in bagno, pur di starmi vicino. Ho poche notizie della
sua vita prima della sua permanenza a “Casa Francesca”. So per certo che era un
gatto di casa e che, dopo il trasferimento del suo padrone, è stato abbandonato,
perché probabilmente era già malato. Una delle volontarie, vedendolo in grande
difficoltà a causa di un carcinoma davvero molto invasivo, situato sopra
l’occhio, lo ha portato al Gattile della Muratella di Roma e ha vissuto diverso
tempo in gabbia, prima che me lo segnalassero.
È
stato un gatto amorevole e affettuoso fin dal primo istante, faccio quasi
fatica a raccontarlo. Appena ha messo piede in casa, sembrava che ci vivesse da
sempre, la sentiva come casa sua. Il giorno che è mancato non mi ha dato
nessuna avvisaglia. Anzi, era vispo, aveva perfino giocato con la pallina. Era
contento e sereno, forse più del solito. L’ho lasciato che riposava sul mio
letto e sono andata a lavorare, ripromettendomi che lo avrei coccolato, come
ogni giorno, al mio ritorno. “Ci vediamo stasera,” gli ho detto. Ma, quando,
nel pomeriggio, mio marito è rientrato a casa, Occhione ha iniziato a stare
male. Aveva molte metastasi, che probabilmente stavano toccando dei punti
vitali. Era arrivato il suo momento e io non c’ero. Mio marito è corso dal
veterinario per evitargli le ultime sofferenze, come facciamo sempre ogni volta
che ci rendiamo conto che un gatto sta davvero male e ha bisogno di essere
accompagnato con dignità fino alla fine, senza farlo soffrire inutilmente.
Occhione, invece, fino all’ultimo, ha voluto essere indipendente, fiero e padrone di sé stesso. Si è spento in
macchina, nella corsa per portarlo dal veterinario. In una manciata di minuti
non c’era più e io non ho potuto vederlo. Questo mi ha ferito profondamente.
Non l’ho salutato come avrei voluto. Aprire la porta di casa la sera stessa e
non vederlo più è stato un dolore forte che ancora mi fa stare male, ma il
ricordo dell’amore che abbiamo provato entrambi, in quel piccolo tratto di vita
che abbiamo trascorso insieme, è una delle emozioni più belle che conservo nel
cuore. Occhione è stato amato da me e, virtualmente, dalle tantissime persone
che ci seguono su Facebook e hanno pianto la sua perdita perché, grazie a lui,
hanno capito cosa significa vivere con un gatto terminale con grande normalità,
nella quotidianità di tutti i giorni. Occhione è il vero simbolo di “Casa
Francesca”, l’emblema della forza dell’amore che è in grado di superare ogni
paura.
Grazie..
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