Uno
dei complimenti più belli che possa
ricevere uno scrittore? Sentirsi chiedere, da un lettore, quando verrà data
alle stampe la prossima avventura del
suo protagonista di punta, perché l’ultima è già stata divorata, nonostante sia appena uscita! Con Armando D’Amaro, uno degli autori più brillanti e talentuosi delle
scuderie della Fratelli Frilli Editori,
l’“effetto dipendenza” è assicurato e, una volta letto uno dei suoi noir, che
hanno per protagonista il Maresciallo Corradi, non potrete più farne a meno,
complici lo stile pulito e scorrevole e la struttura lineare, ma accattivante.
Le
caratteristiche del noir all’italiana
ci sono tutte: un protagonista schivo e spigoloso, ma piacevolmente normale, le ambientazioni attuali e vicine
al nostro quotidiano, tra la città e la provincia del nostro Bel Paese e il
lato oscuro che risiede in ognuno di noi e che, quando meno ce lo aspettiamo,
può emergere, dando luogo a crimini tra i più efferati, spesso per i motivi più
biechi.
Questi
sono gli ingredienti che rendono Armando D’Amaro un autore nel quale non ci si
imbatte semplicemente una tantum, ma
che si continua a seguire con interesse, grazie all’immediatezza del suo stile
e alla vivacità dei dialoghi e delle descrizioni che rendono i personaggi e le
vicende narrate nei suoi romanzi tanto prossime al vissuto di chiunque di noi,
pur non cadendo mai nella banalità del luogo comune o, per meglio dire, del delitto perfetto da telefilm americano.
Raccontaci la genesi del tuo personaggio, il maresciallo
Corradi: chi è e cosa ti ha ispirato per la sua creazione?
Il
‘parto’ di Corradi è stato forzato.
Mi spiego meglio: la stesura originaria di quello che sarebbe diventato Delitto
ai parchi, il mio primo romanzo – nato, è il caso di dirlo, per un caso malaugurato – non prevedeva nemmeno la
figura di un investigatore. Il “gran capo” della Casa Editrice Frilli, Marco, si
disse disposto a pubblicarlo, a patto che lo ambientassi a Genova (avevo
utilizzato la topografia del Monopoli)
e mi convinse anche ad inventarmi un personaggio che avrebbe potuto, in caso di
buona accoglienza da parte dei lettori, dare un seguito alla storia. Decisi,
così, di dare vita ad un normale (pertanto
non geniale) quarantenne che lavora,
senza infamia e senza lode, come tanti, per lo Stato: il Maresciallo Corradi infatti,
al suo ‘debutto’, arresterà – totalmente convinto della sua colpevolezza – non il
vero responsabile dei delitti che avevano sconvolto il capoluogo ligure ma… Mi
fermo qui, nel caso qualcuno non lo avesse ancora letto! Nei libri successivi,
che lo vedono protagonista, feci in modo, senza alterarne le caratteristiche
tratteggiate inizialmente, di descriverlo maggiormente, svelando, di volta in
volta, sempre più sfaccettature della sua personalità spigolosa e della sua
intrinseca – anche se sommersa - umanità.
Quando si riesce a
costruire un personaggio così carismatico, da dare vita a una serie di romanzi che lo hanno per protagonista, i
lettori si fanno sempre più esigenti. Tu come vivi queste aspettative del
pubblico?
I
lettori, giustamente, pretendono – oltre a storie avvincenti e realistiche –
anche di sapere cosa ‘combina’, nella vita privata, il protagonista. Come
giustificare il carattere di Corradi e la sua apparente anaffettività? Ne Il testamento della signora Gaetani ho
svelato i motivi: il mio Maresciallo, prima di arruolarsi nell’Arma,
giovanissimo, aveva militato nella Legione Straniera, prestando gran parte del
suo servizio fra il Ciad e la Libia. Ecco il perchè del suo alzarsi all'alba,
della sua difficoltà a trovare una compagna fissa, del suo scarso interesse al
buon cibo… e, soprattutto, dei suoi incubi ricorrenti. Nel prossimo romanzo si
scopriranno i motivi che lo spinsero a questa scelta di vita.
Il giallo, in tutte le
sue declinazioni, è decisamente il tuo genere. Che scrittore sei? Da dove nasce
la tua esigenza di scrivere?
La
mia ‘carriera’ di scrittore, come ho già accennato, è iniziata per un caso
malaugurato: la morte per un incidente in moto, nel 2004, di un carissimo amico.
Oltre che profondamente addolorato mi sentii in qualche modo abbandonato e, per
sfogare il mio turbamento, presi carta e penna e – in poco meno di una
settimana - scrissi la storia di tre amici che si trovano a doversi confrontare
con il tradimento da parte di uno di loro: lasciai quello scritto, noir come
una tragedia greca, in un cassetto. Tempo dopo una collega, a mia insaputa, batté
a macchina il manoscritto e lo inviò alla Fratelli Frilli Editori: pensai ad
uno scherzo quando, con una telefonata, mi venne comunicato l’interesse a pubblicarlo,
salvo le modifiche di cui ho accennato.
A
Delitto ai Parchi (2007), sono
seguiti La Controbanda, La farfalla dalle ali rosse, Liberaci dal male (scritto insieme al
criminologo Marco Lagazzi) e Il
testamento della Signora Gaetani. In questo lasso di tempo ho scritto anche
molti racconti, pubblicati da altri editori o usciti su riviste. e curato,
sempre per la Frilli, le raccolte Incantevoli
stronze e Donne, storie al femminile.
Sono molto affezionato al monologo Atlassib:
vederlo rappresentato a teatro, anche se opera mia, mi suscita sempre emozione.
La stessa emozione che, insieme al desiderio di comunicare, mi spinge a
scrivere. È un modo per filtrare e rilasciare quanto già mi
appartiene e quanto di nuovo mi raggiuge dall’esterno: esperienze di vita
vissuta, eventi culturali, fatti di cronaca. Scrivendo sfogo i miei pensieri e
le mie sensazioni e mi sento un piccolo strumento
di utilità collettiva: chi mi legge – credo – ritroverà un qualcosa che ha
guardato o vissuto senza avere il tempo o la voglia di trascrivere per
somatizzarlo e memorizzarlo, o altro che non conosceva e scoprirà – spero - con
piacere. Lo stesso piacere che mi spinge, scrivendo, a studiare cose che non
so: talvolta, per comporre un accenno storico o tecnico di poche righe, leggo
pagine e pagine, anche perchè il lettore, come tutte le persone generosissime,
se tradito non perdona: guai a scrivere macroscopiche inesattezze!
È ancora possibile oggi,
secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Fai un bilancio
della tua esperienza di autore, tra ostacoli e soddisfazioni.
Difficile
ma non impossibile, anche oggi abbiamo sotto gli occhi esempi eclatanti: una
discreta abilità nello scrivere, unita a quella di percepire che ‘aria tira’ –
senza prescindere da una buona dose di fortuna – creano miracoli letterari. Ma
è possibile anche riuscire come in altri ‘mestieri’, con impegno, perseveranza,
disponibilità e – specialmente – onestà intellettuale, quella che potrebbe
portare a buttare centinaia di pagine scritte con fatica e passione nel momento
in cui ci si rende conto, personalmente o perché viene detto da un esperto, che
quel libro non sarebbe gradito al lettore, giudice ultimo. E, sempre e comunque,
non bisogna cedere alla tentazione di pubblicare a pagamento: è inutile se non
dannoso, in quanto le case editrici serie, spesso, per questo motivo, scartano
a priori gli autori che ci sono ‘cascati’.
Per
quanto riguarda la mia esperienza – l’ho raccontata - che dire: mi sento come
chi ha trovato la moglie migliore del mondo senza cercarla e senza avere l’intenzione
di sposarsi. Una buona dose di fortuna o un po’ di bravura? Fai tu.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Continuo
a fare quanto vado facendo negli ultimi anni: lavoro al mio prossimo romanzo (titolo
provvisorio: La mesata) dove Corradi
fa ritorno – questa volta per servizio - al paese dove ha rischiato di morire (Calice
Ligure, mio luogo di residenza e già ‘location’ per La Controbanda), ma non solo. Aderisco sempre volentieri alle
richieste più svariate: dalla partecipazione ad opere ‘collettive’, come
definisco le raccolte di racconti che siano o meno a tema, alla lettura e
correzione di manoscritti, dalla redazione di ‘pezzi’ per artisti, alla
scrittura di brevi opere teatrali – naturalmente noir - che talvolta
accompagnano le presentazioni dei miei romanzi… finché lettori e pubblico continueranno
ad apprezzare!
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