Le
imperscrutabili coniugazioni dell’amore, quelle che non si possono leggere, né
imparare sui libri di grammatica; ma anche le nette differenze tra l’amore lecito, quello che è comunemente
accettato dalla società, e quello proibito, che nasce in modo inaspettato e a
volte colpevole. Di queste e molte altre declinazioni e sfaccettature
dell’amore racconta “L’amore coniugato”,
il romanzo d’esordio di Annalisa
Giuliani, Ianieri Edizioni.
L’autrice,
con la delicatezza del suo stile fluido e avvolgente, racconta la storia di
Artemisia ed Ernesto, lei libera e innamorata, lui sposato, ma ugualmente
innamorato di Artemisia, anche se incapace di prendere la decisione di
dedicarsi totalmente a lei e al bambino che la ragazza, brillante avvocato,
scopre di aspettare. È in balia di questo altalenante sentimento che Artemisia
sceglie di uscire dalla tempesta, consacrando la sua esistenza a un amore
diverso, quello per il figlio, esplorando la dedizione e il sacrificio che sua
madre non era riuscita a fare per lei, vista la sua scomparsa prematura.
Artemisia cambia completamente vita per risparmiare ogni sofferenza al bimbo
che aspetta e si rende conto ben presto che solo sciogliendo alcuni nodi del
proprio passato riuscirà a dare un futuro solido a se stessa e al figlio in
arrivo, capendo che l’amore vero, proprio come l’energia più forte, non si
esaurisce mai, ma si trasforma in modi inaspettati e imprevedibili.
La
capacità di Annalisa Giuliani di entrare in punta di piedi nella vita dei
protagonisti, quasi come se fosse una semplice spettatrice e non una narratrice
profonda, demiurgo di una storia emblematica del nostro tempo, accompagna il
lettore, prendendolo per mano con sottile finezza fino all’epilogo della storia
che forse è solo l’inizio.
Tra
passato, presente e futuro, molti personaggi sfiorano le vite di Ernesto e
soprattutto di Artemisia che è riuscita a fare della capacità di prendere
decisioni coraggiose la miglior coniugazione dell’amore puro e disinteressato.
Quello per cui non si rinuncia mai a se stessi, pur donandosi totalmente a
qualcun altro.
Le infinite varianti
dell’amore senza tempo che tutto trasforma, non spegnendosi mai: è questo il
principale ingrediente de “L’amore coniugato”, Ianieri Edizioni. Raccontaci la
genesi di questo romanzo: cosa ti ha ispirato durante la stesura? Cosa volevi
comunicare?
Il
romanzo nasce un po’ per caso, dalla partecipazione a un concorso letterario
per racconti brevi a Varese, il cui tema era “l’amore infedele”. Ho partecipato
con il racconto: “Ernesto la coniugazione perfetta”, classificatosi poi primo.
Dopo quel racconto ho continuato a scrivere racconti diversi, ma in realtà
stavo scrivendo la storia di Ernesto e Artemisia e delle altre declinazioni
dell’amore. Una specie di mosaico in cui ogni racconto rappresenta una tessera
che incastrandosi alle altre restituisce una immagine completa. Quando scrivo
non penso a messaggi da comunicare, penso semplicemente a raccontare una
storia. Poi la scrittura ha questo aspetto misterioso, quasi magico, si
completa con lo sguardo del lettore. Ciascuno può rintracciare una parola, una
frase che sente più vicina.
Che scrittrice sei? Da
dove nasce il tuo bisogno di scrivere? Segui l’ispirazione in qualunque momento
della giornata o hai un metodo ben preciso al quale non puoi rinunciare?
La
parola “scrittrice” la vivo come una usurpazione
di titoli, a questa parola associo i grandi nomi che dominano le mie
librerie. Amo scrivere, ma soprattutto amo leggere. Da quando ho imparato a
leggere ho sempre avuto un libro con me. Scrivo perché sento l’urgenza, perché
ho necessità di fermare pensieri, a volte basta il suono di una parola a dare
l’avvio. Accade come per Enea, personaggio del libro, ascolto una parola e mi
innamoro del suo suono, prima che del significato e intorno a quella parola
costruisco una storia. l’ispirazione è così: avviene per caso, viene a stanarmi
dalla mia pigrizia. Non ho un metodo
preciso, né un momento della giornata. So solo che quando scrivo sto bene.
Artemisia, determinata e
brillante, ma anche fragile e sensibile, è una donna di oggi, nella quale è
facile immedesimarsi, perché incarna sentimenti immortali. Come la definiresti?
In generale come delinei i protagonisti delle tue storie e le vicende che li
coinvolgono?
Artemisia
è una donna che ama, di un amore puro e assoluto. Il suo sentire la porterà a
una scelta dolorosa. È una donna che sa che l’amore in tutte le sue
declinazioni, in tutte le sue coniugazioni, non è mai peccato. È facile ritrovarsi in lei e sentirla
empaticamente vicina, perché l’amore è un ri-sentimento (im)perfetto che dà
forma e sostanza all’esistere.
Ogni
personaggio entra nella storia con i suoi dettagli, la sua presenza, le sue
parole, e poi accade che comincia a vivere nel corso della storia e a volte
prende anche strade diverse da quelle immaginate.
Per saper scrivere bene
occorre, certamente, leggere molto. Quali sono stati i tuoi autori di
riferimento in passato e che libro c’è oggi sul tuo comodino?
Sono
una lettrice compulsiva, una accumulatrice seriale di libri. I libri mi hanno ispirato, guidato, tenuto
compagnia, insieme a essi ho viaggiato, ho pianto, ho riso, ho compreso il mio
sentire e quello dell’altro. Leggere è
sempre una forma di educazione sentimentale. Sono tanti gli autori che ho amato
e amo. Ma se parliamo d’amore come non citare Emily Brontë, Tolstoj,
Fitzgerald, Marquez… In questo momento sul comodino ho due libri “L’oscura
allegrezza” di Manuela Diliberto con cui il mio “L’amore coniugato” ha
condiviso la semifinale del premio John Fante. E poi “E vissero tutti feriti e
contenti” di Ettore Zanca, edito da Ianieri Edizioni, romanzo che ho letto e
che rileggo con grande piacere e perché a Ettore voglio bene.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Le
storie da raccontare a volte si presentano alla tua porta senza chiedere il
permesso, così inaspettatamente. C’è una storia che ha bussato alla mia porta e
si è accomodata nella mia pagina bianca, la sto scrivendo e sono felice.
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