sabato 11 giugno 2016

Alessia Lirosi: il Diritto all’Istruzione nella Storia delle Donne


Il diritto all’istruzione delle donne, oggi pacificamente riconosciuto nei Paesi occidentali, è, in realtà, il frutto di un lungo percorso di civiltà, durato molti secoli e caratterizzato da lotte popolari e contrasti politici. Anche le popolazioni più progredite dell’antichità hanno negato, per generazioni, l’alfabetizzazione delle donne, poiché considerate non abbastanza intelligenti e destinate esclusivamente al matrimonio e alla famiglia. Ancora oggi, in molti Paesi soffocati dalla morsa di culture retrograde e regimi restrittivi, la libertà e l’indipendenza derivanti dall’istruzione vengono interdette alle donne, sottomesse al dominio di una realtà maschilista. La prima ad aver affrontato in modo sistematico e articolato la storia del diritto all’istruzione delle donne è Alessia Lirosi, una giovane ricercatrice di Storia Moderna dell’Università La Sapienza di Roma, che, col suo interessante e innovativo saggio “Libere di sapere”, Edizioni Storia e Letteratura, ha vinto la diciassettesima edizione del premio dell’Associazione Femminile Internazionale “Soroptimist”, dedicato alla storia e alla cultura di genere. In un avvincente viaggio dal Cinquecento, ai giorni nostri, dall’Occidente, all’Oriente, Alessia Lirosi ci accompagna, con uno stile scorrevole e accessibile a tutti, in un cammino attraverso la conquista del diritto allo studio da parte dell’universo femminile. Ma Alessia Lirosi non è solo questo: accanto ai suoi originali saggi sulla storia delle donne e alla professione di giornalista esercitata per diverse testate, l’autrice ha unito la passione per la narrativa, tra romanzi e racconti tutti da leggere, che hanno ottenuto un grande successo di pubblico.

“Libere di sapere”, Edizioni di Storia e Letteratura, tratta per la prima volta in modo sistematico la storia del diritto delle donne all’istruzione, dal Cinquecento a oggi. Raccontaci la genesi di questo saggio: cosa ti ha ispirato e sostenuto durante la stesura? Cosa vuoi comunicare?

Il libro è nato da una serie di ricerche che avevo condotto alcuni anni fa, durante il periodo in cui lavoravo all'Unicef, e da altre ricerche che ho svolto di recente e che ho ancora in corso. Da tempo mi riproponevo di scrivere un testo che affrontasse la questione del diritto all'istruzione nel lungo periodo e in modo divulgativo e accessibile anche a un pubblico non strettamente universitario. Ciò perché ultimamente mi è capitato spesso di percepire, persino nel nostro Paese, una sorta di sfiducia nell'importanza e nell'utilità dell'istruzione, sfiducia forse dovuta al periodo di crisi economica che stiamo attraversando. Mi sembra infatti che alcune persone ritengano che istruirsi serva principalmente a ottenere un lavoro remunerativo. Il legame tra istruzione e retribuzione professionale sicuramente esiste ed è senza dubbio importantissimo, ma non può essere l'unica motivazione a studiare. In altre parole, a volte temo che si rischi di dimenticare non solo quanto tempo e quante battaglie sono state necessarie per affermare il diritto all'istruzione per tutti, - maschi e femmine - ma anche che l'istruzione è fondamentale per la formazione di un pensiero autonomo e critico e per favorire e alimentare quel delicatissimo processo interiore che consiste nella costruzione della personalità individuale di ciascuno di noi.
È da queste riflessioni che è scaturito il mio desiderio di scrivere questo libro, ma confesso di essermi messa concretamente a tavolino, con la penna in mano, dopo essere venuta a conoscenza del concorso bandito dall'associazione "Soroptimist" per ricerche sulla storia di genere. In seguito sono stata proprio io a vincere il concorso con il manoscritto di “Libere di sapere”, che è stato poi pubblicato dalle Edizioni di Storia e Letteratura, un editore scientifico di grande prestigio. Ricordo che il “Soroptimist” è un'Associazione composta da donne impegnate in attività professionali e manageriali che operano, attraverso diversi progetti, per la promozione dei diritti umani, l'avanzamento della condizione femminile e l'accettazione delle diversità.


Cosa è cambiato nel corso dei secoli nei confronti delle donne istruite? Oggi c’è veramente una condizione di parità e uguaglianza in tutto il Mondo?

Nel campo dell'istruzione, per quanto riguarda l'Italia e i paesi cosiddetti occidentali (anche se il termine "occidentale" è oggi oggetto di discussione), posso dire che la parità si è raggiunta. Qui i dati mostrano che le ragazze non di rado si impegnano negli studi più dei ragazzi. Ad esempio, nel nostro paese oltre il 60% dei nuovi laureati sono donne (cito dati contenuti nel Rapporto sull'istruzione elaborato dall'OCSE per il 2014). Tuttavia, in tante altre aree del mondo, la situazione è molto diversa, come dimostrano anche casi di cronaca eclatanti, come quello della studentessa pakistana Malala o delle liceali nigeriane che sono state rapite da un gruppo terroristico nel 2014 e di cui non si è saputo più nulla. Inoltre, anche nel nostro Paese, la parità risulta ancora lontana in determinati settori, ad esempio nella remunerazione professionale: spesso accade che uomini e donne siano pagati in modo differente per lo stesso lavoro.
Purtroppo tantissimi bambini e bambine in tutto il mondo vedono ancora violati i propri diritti, tra cui il diritto all'istruzione. Sappiamo che, attualmente, circa 58 milioni di bambini - sia maschi che femmine, tra i cinque e i dieci anni, sono esclusi dalla scuola. Tra di loro, le bambine sono 32 milioni, quindi oltre la metà. Inoltre esistono circa 757 milioni di adulti semianalfabeti o analfabeti del tutto e, di essi, circa 481 milioni sono donne dai quindici anni in su.

Nelle tue ricerche sulla storia delle donne ti sei occupata anche di religione, approfondendo il microcosmo dei monasteri femminili nell’età moderna. A che conclusioni ti hanno condotto i tuoi studi?

Nel 2012 ho pubblicato un altro libro: “I monasteri femminili a Roma tra XVI e XVII secolo”. Le comunità monastiche sono state luoghi di grande cultura e non solo dal punto di vista strettamente religioso. Sappiamo che sono esistite monache scrittrici, poetesse, musiciste, pittrici, miniaturiste. In passato, nei Paesi cattolici, solitamente le donne che ricevevano un minimo di alfabetizzazione erano soprattutto quelle che venivano accolte nei monasteri come educande. Per secoli la vita monastica ha concesso alle donne, soprattutto a coloro che l'avevano scelta volontariamente, la possibilità di sfuggire a matrimoni indesiderati o ai rischi connessi al parto o alle malattie sessualmente trasmissibili. Non è un caso se la prima donna laureata al mondo - che tra l'altro fu un'italiana, di nome Elena Cornaro Piscopia - decise di farsi oblata benedettina per avere più libertà di dedicarsi ai propri studi. Piscopia ebbe la fortuna di essere sostenuta dalla propria famiglia, che ne favorì in tutti i modi l'educazione, e nel 1678 si laureò in filosofia all'Università di Padova.


Parallelamente alla brillante carriera universitaria e di ricerca, ti sei dedicata anche al giornalismo e alla narrativa, confermando il tuo talento per la scrittura a tutto tondo. Che bilancio trai da queste esperienze?

Attualmente collaboro come giornalista con la sede italiana dell'Organizzazione non governativa americana "World Vision", che si occupa di progetti in favore dei bambini e delle bambine nei paesi in via di sviluppo. Collaboro anche con la rivista web www.giornaledistoria.net, che si occupa di Storia moderna e contemporanea. Inoltre, nel tempo libero mi diverto a scrivere racconti o piccoli romanzi come “Il gatto che sapeva troppo”, un giallo che ha per protagonista un gatto.
Devo dire che sono tutte esperienze che si completano a vicenda nell'arricchirmi e non credo che riuscirei a fare a meno di una di esse. Ognuno di noi ha molteplici sfaccettature. E il nostro io è in continua evoluzione, perciò penso che abbiamo bisogno di "nutrirlo" in tanti modi diversi.

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.


In questo momento sto lavorando a una nuova ricerca sulle donne, ma non posso dire di più!


1 commento:

  1. Complimenti, sono curiosa di conoscere i contenuti della tua nuova ricerca sulle donne!maria antonietta chieco

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