Il
diritto all’istruzione delle donne, oggi pacificamente riconosciuto nei Paesi
occidentali, è, in realtà, il frutto di un lungo percorso di civiltà, durato
molti secoli e caratterizzato da lotte popolari e contrasti politici. Anche le
popolazioni più progredite dell’antichità hanno negato, per generazioni,
l’alfabetizzazione delle donne, poiché considerate non abbastanza intelligenti
e destinate esclusivamente al matrimonio e alla famiglia. Ancora oggi, in molti
Paesi soffocati dalla morsa di culture retrograde e regimi restrittivi, la
libertà e l’indipendenza derivanti dall’istruzione vengono interdette alle
donne, sottomesse al dominio di una realtà maschilista. La prima ad aver
affrontato in modo sistematico e articolato la storia del diritto
all’istruzione delle donne è Alessia
Lirosi, una giovane ricercatrice di Storia Moderna dell’Università La
Sapienza di Roma, che, col suo interessante e innovativo saggio “Libere di sapere”, Edizioni Storia e Letteratura, ha vinto
la diciassettesima edizione del premio dell’Associazione Femminile
Internazionale “Soroptimist”, dedicato alla storia e alla cultura di genere. In
un avvincente viaggio dal Cinquecento, ai giorni nostri, dall’Occidente,
all’Oriente, Alessia Lirosi ci accompagna, con uno stile scorrevole e accessibile
a tutti, in un cammino attraverso la conquista del diritto allo studio da parte
dell’universo femminile. Ma Alessia Lirosi non è solo questo: accanto ai suoi
originali saggi sulla storia delle donne e alla professione di giornalista
esercitata per diverse testate, l’autrice ha unito la passione per la
narrativa, tra romanzi e racconti tutti da leggere, che hanno ottenuto un
grande successo di pubblico.
“Libere di sapere”,
Edizioni di Storia e Letteratura, tratta per la prima volta in modo sistematico
la storia del diritto delle donne all’istruzione, dal Cinquecento a oggi.
Raccontaci la genesi di questo
saggio: cosa ti ha ispirato e sostenuto durante la stesura? Cosa vuoi
comunicare?
Il
libro è nato da una serie di ricerche che avevo condotto alcuni anni fa,
durante il periodo in cui lavoravo all'Unicef, e da altre ricerche che ho
svolto di recente e che ho ancora in corso. Da tempo mi riproponevo di scrivere
un testo che affrontasse la questione del diritto all'istruzione nel lungo
periodo e in modo divulgativo e accessibile anche a un pubblico non
strettamente universitario. Ciò perché ultimamente mi è capitato spesso di
percepire, persino nel nostro Paese, una sorta di sfiducia nell'importanza e
nell'utilità dell'istruzione, sfiducia forse dovuta al periodo di crisi
economica che stiamo attraversando. Mi sembra infatti che alcune persone
ritengano che istruirsi serva principalmente a ottenere un lavoro remunerativo.
Il legame tra istruzione e retribuzione professionale sicuramente esiste ed è
senza dubbio importantissimo, ma non può essere l'unica motivazione a studiare.
In altre parole, a volte temo che si rischi di dimenticare non solo quanto
tempo e quante battaglie sono state necessarie per affermare il diritto
all'istruzione per tutti, - maschi e femmine - ma anche che l'istruzione è
fondamentale per la formazione di un pensiero autonomo e critico e per favorire
e alimentare quel delicatissimo processo interiore che consiste nella
costruzione della personalità individuale di ciascuno di noi.
È
da queste riflessioni che è scaturito il mio desiderio di scrivere questo
libro, ma confesso di essermi messa concretamente a tavolino, con la penna in
mano, dopo essere venuta a conoscenza del concorso bandito dall'associazione
"Soroptimist" per ricerche sulla storia di genere. In seguito sono
stata proprio io a vincere il concorso con il manoscritto di “Libere di sapere”,
che è stato poi pubblicato dalle Edizioni di Storia e Letteratura, un editore
scientifico di grande prestigio. Ricordo che il “Soroptimist” è un'Associazione
composta da donne impegnate in attività professionali e manageriali che
operano, attraverso diversi progetti, per la promozione dei diritti umani,
l'avanzamento della condizione femminile e l'accettazione delle diversità.
Cosa è cambiato nel corso
dei secoli nei confronti delle donne istruite? Oggi c’è veramente una
condizione di parità e uguaglianza in tutto il Mondo?
Nel
campo dell'istruzione, per quanto riguarda l'Italia e i paesi cosiddetti
occidentali (anche se il termine "occidentale" è oggi oggetto di
discussione), posso dire che la parità si è raggiunta. Qui i dati mostrano che
le ragazze non di rado si impegnano negli studi più dei ragazzi. Ad esempio,
nel nostro paese oltre il 60% dei nuovi laureati sono donne (cito dati
contenuti nel Rapporto sull'istruzione elaborato dall'OCSE per il 2014).
Tuttavia, in tante altre aree del mondo, la situazione è molto diversa, come
dimostrano anche casi di cronaca eclatanti, come quello della studentessa
pakistana Malala o delle liceali nigeriane che sono state rapite da un gruppo
terroristico nel 2014 e di cui non si è saputo più nulla. Inoltre, anche nel
nostro Paese, la parità risulta ancora lontana in determinati settori, ad
esempio nella remunerazione professionale: spesso accade che uomini e donne
siano pagati in modo differente per lo stesso lavoro.
Purtroppo
tantissimi bambini e bambine in tutto il mondo vedono ancora violati i propri
diritti, tra cui il diritto all'istruzione. Sappiamo che, attualmente, circa 58
milioni di bambini - sia maschi che femmine, tra i cinque e i dieci anni, sono
esclusi dalla scuola. Tra di loro, le bambine sono 32 milioni, quindi oltre la
metà. Inoltre esistono circa 757 milioni di adulti semianalfabeti o analfabeti
del tutto e, di essi, circa 481 milioni sono donne dai quindici anni in su.
Nelle tue ricerche sulla
storia delle donne ti sei occupata anche di religione, approfondendo il
microcosmo dei monasteri femminili nell’età moderna. A che conclusioni ti hanno
condotto i tuoi studi?
Nel
2012 ho pubblicato un altro libro: “I monasteri femminili a Roma tra XVI e XVII
secolo”. Le comunità monastiche sono state luoghi di grande cultura e non solo
dal punto di vista strettamente religioso. Sappiamo che sono esistite monache
scrittrici, poetesse, musiciste, pittrici, miniaturiste. In passato, nei Paesi
cattolici, solitamente le donne che ricevevano un minimo di alfabetizzazione
erano soprattutto quelle che venivano accolte nei monasteri come educande. Per
secoli la vita monastica ha concesso alle donne, soprattutto a coloro che
l'avevano scelta volontariamente, la possibilità di sfuggire a matrimoni
indesiderati o ai rischi connessi al parto o alle malattie sessualmente
trasmissibili. Non è un caso se la prima donna laureata al mondo - che tra
l'altro fu un'italiana, di nome Elena Cornaro Piscopia - decise di farsi oblata
benedettina per avere più libertà di dedicarsi ai propri studi. Piscopia ebbe
la fortuna di essere sostenuta dalla propria famiglia, che ne favorì in tutti i
modi l'educazione, e nel 1678 si laureò in filosofia all'Università di Padova.
Parallelamente alla
brillante carriera universitaria e di ricerca, ti sei dedicata anche al
giornalismo e alla narrativa, confermando il tuo talento per la scrittura a
tutto tondo. Che bilancio trai da queste esperienze?
Attualmente
collaboro come giornalista con la sede italiana dell'Organizzazione non
governativa americana "World Vision", che si occupa di progetti in
favore dei bambini e delle bambine nei paesi in via di sviluppo. Collaboro
anche con la rivista web www.giornaledistoria.net, che si occupa di Storia
moderna e contemporanea. Inoltre, nel tempo libero mi diverto a scrivere
racconti o piccoli romanzi come “Il gatto che sapeva troppo”, un giallo che ha
per protagonista un gatto.
Devo
dire che sono tutte esperienze che si completano a vicenda nell'arricchirmi e
non credo che riuscirei a fare a meno di una di esse. Ognuno di noi ha
molteplici sfaccettature. E il nostro io è in continua evoluzione, perciò penso
che abbiamo bisogno di "nutrirlo" in tanti modi diversi.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.
In
questo momento sto lavorando a una nuova ricerca sulle donne, ma non posso dire
di più!
Complimenti, sono curiosa di conoscere i contenuti della tua nuova ricerca sulle donne!maria antonietta chieco
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