A
Torino l’inverno volge al termine, ma, come spesso accade, la primavera tarda
ad arrivare poiché gli ultimi scampoli di gelo
hanno stretto la città in una morsa che sembra provenire dai Paesi dell’Est e
che sta paralizzando un quartiere dopo l’altro. È in questo clima, più metaforico che meteorologico, che il
Commissario Giorgio Paludi si ritrova invischiato in un’indagine che sembra
impossibile da risolvere. Ogni indizio svela risvolti sempre più inquietanti su
un’organizzazione inaspettatamente articolata che opera tra le vie della città.
Tutto ha inizio con due omicidi difficili da collegare: quello di una ragazza,
il cui cadavere viene ritrovato da due parcheggiatori abusivi in un magazzino
in disuso, con polsi e caviglie legati, e quello di un uomo dalla dubbia
reputazione, titolare di un’agenzia matrimoniale dedita alla truffa, che viene
rinvenuto nel suo ufficio, trucidato da numerosi colpi di arma da fuoco. Non
sarà facile, per il Commissario Paludi, unire, in questa scacchiera
metropolitana, una serie di fatti solo apparentemente scollegati tra loro, i
quali hanno tutta l’aria di essere il frutto di un’associazione criminale che,
da Budapest, ha deciso di regolare i conti proprio nella città di Torino.
“Mentre Torino dorme”,
Fratelli Frilli Editori, è l’ultimo
romanzo di Fabio Beccacini che, con
questa nuova indagine del Commissario Giorgio Paludi, ha dimostrato, ancora una
volta, il suo amore per la città di Torino, rendendola un vero e proprio
personaggio muto della storia, non semplicemente un’arrendevole testimone dei
fatti. In questo giallo, intriso di cronaca e attualità, l’autore imprime alla
narrazione un ritmo serrato che coinvolge il lettore fino al sorprendente
epilogo. La capacità descrittiva di Fabio Beccacini è tale da alleggerire il
testo, arricchendolo di immagini così vivide da fuoriuscire letteralmente dalle
pagine, grazie anche ai dialoghi taglienti e allo spessore del protagonista, un
Commissario decisamente fuori dagli schemi.
Un
mosaico di brutali omicidi rivela le pericolose spire di un’organizzazione
criminale che vuole travolgere Torino: sono questi gli ingredienti di “Mentre
Torino dorme”, Fratelli Frilli Editori. Raccontaci la genesi di questo romanzo: cosa ti ha ispirato durante la stesura?
Cosa vuoi comunicare?
Vivo a San
Salvario, uno dei quartieri più contaminati della città e uno dei più criminali, anche se l'illegalità
scivola abbastanza silenziosa, nascosta dallo scintillio della movida. La mappa
geografica delle etnie che abitano qui rappresenta ogni angolo del pianeta. Ho
soltanto seguito alcune di queste storie per vedere dove mi avrebbero portato e
ho cercato di raccontarle. Mi è bastato guardare l'incrocio all'angolo sotto
casa mia, dove i nigeriani spacciano, le albanesi e le cinesi si prostituiscono,
e le mani si stringono. Sono arrivato in un attimo in appartamenti dove si
consuma del sesso a pagamento, con la scusa del cane da portare fuori. Così
iniziano i romanzi, erano lì, accanto a noi. E non lo sapevamo.
Di
Commissari, più o meno famosi, se ne leggono davvero tanti nel panorama
letterario italiano: come si fa a delineare un Commissario ‘di successo’,
credibile e convincente? Chi è il tuo Giorgio
Paludi? Come lo definiresti?
Immagino di non
poter rispondere: non ne ho idea! Il Commissario Giorgio Paludi è uno inadatto
alla vita, con un difetto grandissimo: non dimentica niente. E soprattutto è
uno che non riesce a rassegnarsi alla sconfitta. Anche dopo anni di carriera,
anche dopo aver capito qual è il gioco a cui la polizia è costretta a giocare:
un ruolo di rimessa in una società sempre più 'grigia', in cui l'illegalità
scolora e attacca ogni strato della città, scivolando tra le pieghe, come
qualcosa di organico. Paludi è un pugile suonato sul ring, uno che si rialza
sempre. Prende un sacco di botte e poi vince ai punti. Ma le cicatrici restano,
sono tatuaggi nell'anima. Un'anima di quasi due metri. Non so se questa sia una
buona ricetta per un Commissario di successo, anzi non sembrerebbe proprio! Ma
è la sua.
Quando
e da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che scrittore sei: segui
l’ispirazione a qualsiasi ora del giorno o hai un metodo ben preciso dal quale
non puoi prescindere?
Scrivo, leggo,
penso storie a ogni ora del giorno e della notte. Senza sosta e assolutamente
senza metodo. È il mio modo di vivere. Ho il vizio dell'immaginazione. E, anche
se quando si tratta di storie noir, l'immaginazione non porta certo in posti
soleggiati, non ne posso fare a meno. È la mia malattia. Ma ce ne sono di
peggiori e ne ho anche di peggiori!
Torino,
la città in cui è ambientata la storia, è un vero e proprio silenzioso e
affascinante personaggio del romanzo. Quanto e perché ti senti così legato a
questa città magnetica e misteriosa?
Torino è
il personaggio più importante del mio libro. Una città che ho odiato a lungo,
con metodo. Pur ammirandone l'innegabile bellezza e il fascino, ne vedevo solo
le contraddizioni e l'esasperata mancanza di identità. Io, come il Commissario
Paludi, sono ligure. Vagavo in cerca del mare come un rabdomante, mi
perdevo nell'ordine superficiale della città., nell'educazione formale che mi
voleva far credere. L'ho attesa per anni, Torino, come un'amante recalcitrante.
E poi è arrivata, in tutto il suo splendore, nella somma piena di tutti i
colori che riesce a dare: un nero intensissimo. Una cifra che ha solo
lei, ma che disvela con pudore. E soltanto a chi la assedia, con grande
cortesia.
A
cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il
futuro.
Sto lavorando a
tre storie insieme, come faccio sempre. Per me tutto è corale, multitasking,
contaminato. Confuso. Confuso nel senso che ogni cosa ne ricalca
un'altra e rimanda a una in più ancora. A provare a leggere il mondo e la
nostra società, la vista va spesso fuori fuoco. Perde i connotati di quello che
credevamo ovvio. Ed è proprio in quella sfocatura, in quella terra di nessuno,
di cui non conoscevamo l'esistenza, che si trovano le storie più interessanti.
E che mi sembra di trovare un senso a quello che faccio.
Magari volevate
sapere qualcosa dei miei progetti e, invece, sto divagando...
Dunque: innanzitutto
ho in cantiere un giallo ambientato nell'entroterra di ponente, con un medico
di famiglia mezzo matto che indaga tra ottuagenarie con l'enfisema e turiste
tedesche di un metro e ottanta cotte dal sole. Poi, c’è la quinta storia del
commissario Paludi, in cui, per la prima volta, affiorerà una parte decisamente
ingombrante del suo passato. E il terzo libro… no! Il terzo libro è proprio un
segreto! Ed è, ovviamente, quello che mi sta appassionando di più…
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