Delicata,
poetica, evocativa: la penna di Linda
Kent sa essere incisiva e soave nello stesso tempo, come solo quelle delle
grandi autrici del passato sono state, da Jane Eyre a Georgette Heyer. Grazie
al suo stile descrittivo e circostanziato, ogni romanzo di Linda Kent è una
vera e propria esperienza sensoriale che, quasi come un viaggio, richiama i
profumi e le atmosfere che tante di noi hanno sognato leggendo i grandi
classici e riescono finalmente a riassaporare con gusto, grazie al talento di
autrici preziose come Linda. Il romance,
infatti, è un genere che nasce non solo dall’innata capacità di coniugare i
sentimenti, ma anche da un profondo studio delle epoche e dei costumi nel quale
sono ambientate le varie opere, cosa che le rende piccole perle d’inventiva,
che seguono regole ben precise. Dalla brughiera del Devon, alle coste
frastagliate della Cornovaglia, i romanzi di Linda Kent, tutti editi da Mondadori, anche in versione digitale,
ci conducono attraverso buona parte del Regno Unito, seguendo le vicende di
famiglie aristocratiche, eroine temerarie e gentiluomini che sembrano non
esistere più. E se per Linda “quando si inizia a scrivere, è quasi impossibile
smettere”, a noi lettrici accade esattamente la stessa cosa: una volta letto
uno dei suoi romanzi non si può proprio rischiare di lasciarsi scappare il
successivo!
Per scrivere bene
occorrono passione, disciplina, talento e tanta curiosità, alimentata dallo
studio costante e da numerose letture: tu che scrittrice sei? Segui
l’ispirazione a qualunque ora del giorno o hai un metodo al quale non puoi
rinunciare?
Ringrazio,
prima di tutto, Alessandra Rinaldi per l’ospitalità sul blog “Fatti i fatti
tuoi”: il contatto diretto con i lettori oggi è più facile e immediato grazie
al Social Network, tuttavia il dialogo si limita spesso a un saluto o a un
commento sotto forma di icona. L’intervista, invece, offre la possibilità di
approfondire la conoscenza con un autore.
Nella
tua domanda, hai individuato le “sorgenti” della scrittura: ognuna di loro è
indispensabile e apporta il proprio contributo per la creazione dell’opera letteraria.
Per quanto mi riguarda, seguo un metodo solo nella fase iniziale: raccolgo il
materiale (storico, geografico, fotografico) che costituirà l’ossatura del romanzo,
creo una sinossi e una scaletta dei capitoli (anche se entrambe provvisorie e
suscettibili di cambiamenti anche notevoli), preparo le schede per definire i
personaggi nelle loro caratteristiche fisiche e morali. La narrazione vera e
propria, invece, a causa dei miei impegni di lavoro e di famiglia, non può seguire
tempi ben precisi e quindi approfitto di ogni momento libero per scrivere,
soprattutto durante il fine settimana o nelle giornate di festa.
Il romance è, senza dubbio, la tua dimensione più congeniale, un
genere che richiede la capacità di declinare sentimenti universali in epoche a
noi lontane: da dove nasce questa scelta? A quali esigenze risponde?
Ti
racconto una storia. A dodici anni un’amica di famiglia che conosceva la mia
passione per la lettura mi regalò Emma
di Jane Austen; la cara signora, attratta dal disegno e dalla copertina rosa,
credeva si trattasse di un racconto per bambine e pensò di aver sbagliato
acquisto. Invece, per me si trattò di una rivelazione e mi procurai subito
tutte le opere della scrittrice: appagavano il mio carattere “inguaribilmente
romantico” e, nello stesso tempo, mi consentivano di conoscere un periodo storico
che mi interessava; trattavano temi universali, ma con uno stile incomparabile
per arguzia e ironia. Dalla Austen alle Sorelle Brontë, mi sono poi “nutrita” delle
opere di tutti i grandi narratori del XIX secolo. Con voracità e insaziabile
curiosità. Tuttavia, ritengo che libri quali Orgoglio e Pregiudizio, Persuasione
o Jane Eyre siano ancora oggi
insuperati per la loro ambivalenza: da un lato ci consentono di sognare (tingendosi d’azzurro, color di lontananza,
direbbe Guido Gozzano), dall’altro, la loro attualità consente al lettore di
immedesimarsi nella narrazione. Il romance e, in genere, tutta la narrativa
sentimentale, discendono da questi capolavori attraverso una lunga filiazione
di bravissime autrici, prima fra tutte Georgette Heyer. La loro influenza è tale
da essersi estesa alla letteratura d’intrattenimento e alle commedie brillanti
del grande schermo.
Sei riuscita a fare del
tuo più grande talento un mestiere: che ostacoli hai incontrato e incontri
ancora adesso nel tuo percorso? Cosa significa, al giorno d’oggi, collaborare
con un grande Editore? Che consiglio ti senti di dare a chi volesse seguire le
tue orme?
In
realtà, per me scrivere non è mai diventato un vero e proprio mestiere: ancora
oggi è solo una grande passione e questo mi consente di esprimermi con la
massima libertà. Mi ritengo fortunata, perché la collaborazione con Mondadori,
iniziata nel 2013, mi ha portato grandi soddisfazioni. La crisi dell’Editoria
rende, però, sempre più difficile e incerta la via della pubblicazione con una
grande Casa Editrice, mentre il boom
del self-publishing ha aumentato
enormemente la possibilità per un esordiente di farsi conoscere o, per un
autore già affermato, di diffondere le sue opere rimaste nel cassetto. Si deve
comunque considerare anche il rovescio della medaglia, cioè un volume immenso
di produzione, offerta talvolta a costo irrisorio, che può stordire e
confondere il lettore e che destina all’oblio le opere in un lasso di tempo
sempre più breve. Tuttavia, a chiunque avverta il “sacro fuoco” della scrittura
consiglio di non arrendersi, ma di munirsi di pazienza e di una buona dose di
tenacia, rinforzarsi contro le delusioni e andare avanti. Cercando, sempre, di
migliorare.
Con l’avvento sempre più
deciso dell’ebook, anche nel nostro
Paese, l’intera industria editoriale sta attuando molti cambiamenti. Tu che
lettrice sei? Che generi preferisci? Non rinunceresti mai al profumo delle
pagine fresche di stampa o ti affidi volentieri alle nuove tecnologie?
Sono
una lettrice instancabile: adoro (ri)leggere i grandi classici della
letteratura internazionale e li alterno con le più recenti proposte della
narrativa italiana e straniera. Il formato elettronico offre un innegabile
risparmio di costi e di spazio, ma la carta stampata, per me, resta insuperabile:
possiedo un e-book reader, ma non mi regala affatto le stesse emozioni di un
libro “vero”.
A cosa stai lavorando
attualmente? In quali luoghi incantevoli ci condurrai nel tuo prossimo romanzo?
Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.
Ho
terminato il prossimo romance, che spero si rivelerà una sorpresa gradevole per
le mie lettrici. Mi piace spaziare nel tempo e affrontare nuove sfide; scrivere
storie che, pur nel rispetto dei canoni tradizionali del genere, posseggano una
loro originalità. Scelgo sempre luoghi che ho avuto la fortuna di visitare, con
l’intento di trasmettere a chi legge le emozioni che ho provato in prima
persona, anche se mi documento con cura per capire come risultassero all’epoca
della narrazione.
Spero
che questo quinto libro possa essere pubblicato nel 2016 ma, nel frattempo, ho
già intrapreso la via di una nuova avventura. Ancora una volta diversa, sia per
epoca storica che per ambientazione. Perché quando si inizia a scrivere è quasi
impossibile smettere: forse dovrei avvisare le aspiranti autrici che la
scrittura provoca assuefazione.
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