giovedì 20 agosto 2015

Ester Sanjuan: non smetterò mai di cercare mia sorella, Daniela Sanjuan


Quello fraterno è un legame per la vita. Una sorella o un fratello, maggiore o minore che sia, è il primo vero paradigma col quale ci confrontiamo, il polo opposto dal quale ci sentiamo attratti e, nello stesso tempo, respinti, il punto di riferimento più prossimo a un genitore e più vicino a un amico: rivale all’occorrenza e complice se necessario. Un rapporto complesso che ha affascinato gli studiosi di ogni epoca e che né il tempo, né lo spazio possono annullare. Neppure quando di una sorella si perdono le tracce, come è accaduto a Ester e Daniela Sanjuan.
È il 23 ottobre 2003 quando la appena quattordicenne Daniela Sanjuan, nata in California da padre Argentino e madre Italiana, scompare nel nulla dalla Comunità “Il Piccolo Carro” di Bettona, in provincia di Perugia, dove si trova per un grave disagio comportamentale che la affligge da tempo. Quella di Ester e Daniela poteva essere una vita scintillante. Figlie di un affermato ballerino, non le separano neppure due anni di età e crescono insieme, viaggiando tra l’Italia, l’Argentina e gli Stati Uniti. Ma forse proprio questo spostarsi da un continente all’altro durante l’infanzia ha segnato il carattere delicato di Daniela, portando alla luce tutte le sue fragilità, fino al punto di non ritorno. Cosa può essere accaduto a Daniela? Forse è fuggita dalla Comunità in cui si trovava in cerca di un nuovo equilibrio? Qualcuno l’ha aiutata? O magari qualcheduno si è approfittato della sua ingenuità e dei suoi sogni di bambina?
Una cosa è certa: Ester sente la mancanza di sua sorella. Ha nostalgia dei loro giochi di bambine, delle risate, dei dispetti e di tutto ciò che quel rapporto unico sarebbe potuto diventare nel corso degli anni: dalle semplici confidenze quotidiane, agli eventi importanti della vita, come il matrimonio o la nascita di un figlio.
Sono dodici anni che non si hanno notizie di Daniela e sono davvero tanti, forse troppi. Ma si può smettere di cercare una ragazza che nel giugno scorso avrebbe festeggiato il suo ventiseiesimo compleanno?


Chi è Daniela? Raccontaci la sua storia.

La storia d’amore dei miei genitori potrebbe sembrare una di quelle che si vedono nei film. Mio padre è nato in Argentina e abita negli Stati Uniti dove, fin da giovanissimo, ha iniziato la carriera di ballerino. A metà degli anni Ottanta arriva in Italia grazie a una borsa di studio e conosce mia madre. È amore a prima vista. Nel 1987 nasco io e, dopo qualche tempo, mia madre decide di seguire mio padre negli Stati Uniti e si trasferisce in California, dove nasce mia sorella Daniela, solo diciotto mesi dopo di me. Siamo felici, ma mio padre è sempre molto preso dal suo lavoro e, poco prima che io compia tre anni, mia madre decide di tornare di nuovo in Italia portandoci con sé. Viviamo in provincia di Napoli per circa tre anni, poi ci trasferiamo di nuovo dall’altra parte dell’Oceano, in Argentina, con mia madre, dove è più facile incontrare e passare del tempo con mio padre, anche se solo raramente, purtroppo. Dopo circa otto anni, papà decide di portare con sé Daniela negli Stati Uniti per un periodo. Vuole che viaggi con lui, accompagnandolo anche nel suo lavoro, in modo tale da potersi conoscere meglio. I mesi passano e, nel frattempo, mia madre ed io torniamo in Italia, in attesa che anche Daniela e mio padre ci raggiungano.
Ricordo che li aspettavamo con ansia, contenti di poterci finalmente riunire dopo tanto tempo. Ma la gioia dura poco. Mia madre si rende subito conto che Daniela è strana: è agitata, nervosa, quasi spaventata tanto da fare spesso la pipì a letto, nonostante sia ormai grande. Quando mio padre, dopo qualche giorno, torna in America, Daniela comincia a manifestare i primi segni di aggressività. Rompe gli oggetti senza motivo, tenta di scappare di casa, alza le mani se non ottiene quello che vuole. È fredda e distaccata perfino con me. Mangia appena, fa una doccia dietro l’altra e si copre anche quando fa caldo, come se volesse nascondersi. Mia madre e mia nonna sono preoccupate e anche io, nonostante sia un’adolescente, mi rendo conto che qualcosa non va, Daniela non sta bene.
A malincuore mia madre decide di rivolgersi agli Assistenti Sociali. Dopo qualche settimana di ricovero forzato in vari Ospedali tra Napoli e Avellino, si libera un posto nella Comunità “Il Piccolo Carro” di Bettona, in provincia di Perugia, e mia madre dà il suo consenso perché Daniela venga trasferita lì. È proprio dalla Comunità che, il 23 ottobre 2003, Daniela scompare senza lasciare traccia, dopo aver tentato di fuggire ben due volte nei giorni precedenti. Da allora non sappiamo più nulla di lei.

Cosa è accaduto il giorno della scomparsa? Come si sono svolte le ricerche?

Non sappiamo di preciso cosa sia accaduto. Ci hanno detto che l’allarme alle Forze dell’Ordine non è stato dato immediatamente e, successivamente, tutti hanno contribuito a cercarla anche nei giorni successivi, ma non è servito a nulla. Spesso ci siamo chiesti cosa è stato fatto realmente per trovarla, ma forse non avremo mai una risposta precisa.


Tu cosa pensi della scomparsa di Daniela? Secondo te cosa le è accaduto?

Ho sempre pensato che Daniela, inizialmente, sia scappata, anche perché non era la prima volta che tentava di farlo. Era così irrequieta, come se avesse sempre paura di qualcosa e so che voleva tornare a casa da me e da mia madre. D’altro canto non è stato trovato nessun corpo, quindi la mia speranza che Daniela sia viva è ancora tanta e vorrei che qualcuno mi aiutasse a cercarla. Era poco più di una bambina quando è scomparsa e non ci si può dimenticare di lei in questo modo.
In questi anni ho avuto occasione di conoscere alcuni ragazzi e ragazze che si trovavano in Comunità con lei e tutti hanno detto che Daniela desiderava andarsene e poter tornare a casa. Alcuni genitori di questi ragazzi, inoltre, si sono lamentati dell’operato dei dipendenti della Comunità, considerandolo non idoneo. E poi ci sono i resti umani ritrovati nei boschi nei dintorni di Perugia nel febbraio 2013. Di chi sono? Perché nessuno degli inquirenti ci ha contattate per farci sapere se sono state fatte delle analisi su quelle ossa e se possiamo escludere che si tratti di Daniela?
Perfino un sensitivo si è interessato del caso di mia sorella, convinto che sia morta per mano della stessa persona che, secondo lui, avrebbe ucciso anche altre donne scomparse nello stesso periodo, ma gli inquirenti non l’hanno mai ritenuta una pista attendibile.
Si è esclusa anche l’ipotesi che Daniela possa essere tornata in America da mio padre, che è stato dichiarato totalmente estraneo alla faccenda. Le domande e le supposizioni sono tante e non nascondo che mi sento sola e confusa.

Qual è stato il momento più difficile in questi anni? Oggi chi vi sta più accanto concretamente e quotidianamente?

Non sono stati in molti ad interessarsi della storia di mia sorella. Ne ha parlato la trasmissione “Chi l’ha visto?”, soprattutto all’inizio, ma poi, senza nuovi elementi, hanno smesso di occuparsene. L’Associazione “Cercando Fabrizio e…” mi ha permesso di conoscere molte persone che mi hanno manifestato la loro solidarietà. Lo scorso 14 giugno ero presente anche io a Roma, assieme a tanti familiari di scomparsi, alla manifestazione “Dove sei?”, indetta per tenere alta l’attenzione su questo fenomeno.

Che ruolo svolgono, o potrebbero svolgere, secondo te, l’opinione pubblica e tutti i mezzi d’informazione di fronte a un caso di scomparsa? A chi vorresti lanciare un appello?

L’opinione pubblica non si interessa abbastanza dei casi di scomparsa e dei familiari che vivono come in un limbo, in attesa di avere notizie sui loro cari. Si potrebbe fare molto di più: la solidarietà di tutti sarebbe importante e non solo tra noi che viviamo questo dramma. Le Forze dell’Ordine devono fare qualcosa di concreto.

Vorrei tanto che si parlasse di più della storia di mia sorella, che si raccontasse di lei e che si facesse qualcosa per cercarla. In pochi, purtroppo, conoscono la vicenda e il volto di Daniela, come, invece, magari, accade con altre bambine e ragazzine scomparse. Chissà come sarà oggi, me lo chiedo spesso. Sarà cambiata? Sarà cresciuta? Spero tanto che prima o poi qualcuno mi aiuti a rispondere a queste domande. Di sicuro io non smetterò mai di cercarla.

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