Mariella Cimò è una donna generosa e
creativa, dal carattere forte e indipendente. Ama gli animali e dedica gran
parte della sua giornata ai suoi cani e gatti, più di cinquanta, coi quali
vive, assieme al marito, Salvatore Di Grazia, in una villa poco distante da San
Gregorio di Catania. Quando si perdono le tracce di Mariella è il 2011, un
caldo 25 agosto. Mariella discute con Salvatore a causa di un autolavaggio di
sua proprietà, nel quale il marito passava molte delle sue giornate e che lei
voleva vendere contro la sua volontà. Dopo questa lite, Salvatore esce e, al
suo ritorno, Mariella è scomparsa. In casa mancano i suoi documenti, della
biancheria e del denaro, così, inizialmente, si pensa a un allontanamento
volontario.
Agli inquirenti occorre oltre un anno per
arrivare all’arresto di Salvatore Di Grazia, con l’accusa di aver ucciso
Mariella e di averne occultato il corpo in modo macabro. Massimo Cicero,
affezionato nipote di Mariella, ha creduto sin da subito che, dietro
all’istrionica personalità di Salvatore Di Grazia e a tutti i suoi inspiegabili
comportamenti, attuati dopo la scomparsa della zia, ci fosse qualcosa di oscuro
e misterioso. Dopo oltre trentacinque udienze, il processo di Primo Grado, iniziato
nel 2013, volge al termine e sta per fare luce su questa intricata vicenda.
Mariella, con la sua indole energica e
l’amore incondizionato per il nipote Massimo e per tutta la sua famiglia, vive
ancora nel ricordo dei suoi cari che hanno fatto della loro strenua ricerca
della verità e della giustizia un tempio dell’anima, nel quale onorare
spiritualmente la memoria della zia, senza perdere la speranza di poterlo fare ben
presto anche in un luogo reale, dove lasciare un fiore.
Chi
era Mariella e quanto spesso pensi a lei?
Quando una persona è straordinaria, è
difficile descriverla nella sua vera essenza. Per me la zia Mariella è stata
come una seconda mamma, giacché la mia è deceduta tantissimi anni fa. È stata
anche una nonna per i miei figli, sempre presente per ogni nostra necessità e
in ogni bella occasione.
Il nostro rapporto, come in tutte le
famiglie, era affettuoso, di reciproco aiuto, ma anche di grande intesa e
complicità. Ci bastava guardarci negli occhi per capirci al volo, come si dice.
La zia Mariella non ha mai avuto figli, nonostante li desiderasse tantissimo, ma
ha dedicato la sua immensa umanità e il suo amore a chiunque ne avesse bisogno.
Adorava gli animali in modo incondizionato: nella sua villa ha avuto fino a
cinquanta cani che erano tutta la sua vita.
È stata una benefattrice per molte Associazioni,
ha perfino adottato a distanza due bimbi dell'Uganda, ai quali voleva
provvedere fino al completamento degli studi. Chiunque abbia avuto la fortuna
di incrociare il suo cammino ne ha avuto benefici. Inoltre era molto devota e
aiutava assiduamente alcune missioni in Africa che si occupavano soprattutto di
bimbi meno fortunati.
La zia Mariella era una donna molto
determinata: niente la spaventava e non esistevano ostacoli di sorta, se
decideva di fare qualcosa.
Da cinque anni a questa parte non ho mai
smesso un solo minuto di pensare a lei con nostalgia e con rimpianto. Mi
sveglio la notte, senza più riuscire a prendere sonno e, a causa di questo
dolore, ho distrutto involontariamente l’armonia della mia famiglia,
coinvolgendo tutti nella mia angoscia e questo non me lo perdonerò mai.
In
questi anni qual è stato il momento più difficile, la situazione più assurda in
cui vi siete trovati?
In questi anni sono stati tutti momenti
difficili per non dire assurdi. Già da subito, con il rifiuto del marito di
farci entrare nella casa della zia, ci siamo resi conto di quanto sarebbe stato
difficile ottenere giustizia in tempi brevi. Il paradosso è che chiunque aveva
accesso alla casa, mentre a noi che conoscevamo l’assoluta riservatezza della
zia, invece, è stato negato, inizialmente, di mettere piede in casa, con scuse
vaghe e incomprensibili, fino ad arrivare, col passare del tempo, perfino alle
denunce. La casa della zia era il suo tempio e noi ne rispettavamo la
riservatezza. La sua giornata scorreva tra l'accudire la sua piccola tribù di pelosetti e prendersi cura della casa e del
marito, non voleva delegati nei suoi compiti. Il comportamento del marito,
lontano anni luce dai valori e dalla moralità della zia, aggrava ancora di più
il nostro timore che il marito sia in qualche modo implicato nella misteriosa
scomparsa della moglie. Cinque anni sono lunghi e dolorosi senza avere nessuna
notizia sulle sorti della zia, ma noi non ci stancheremo mai di cercare la
verità.
A
che punto è il processo? Come si fa a non essere solo arrabbiati per
l’incertezza della giustizia e a continuare a cercare la verità, dopo tanto
tempo?
Il processo è iniziato il 26 marzo del
2013 e, dopo circa trentacinque udienze, il prossimo 10 maggio ci sarà la
requisitoria del Pubblico Ministero. Il 24 maggio, invece, sarà la volta delle
parti. Speriamo, dunque, di essere quasi alla fine del giudizio di Primo Grado.
Nessuno restituirà a noi la vita della zia,
ma conoscerne le sorti e renderle giustizia le ridarà dignità e darà a noi la
forza di iniziare il triste cammino verso la rassegnazione, sperando di trovare
la pace.
Chi
vi è stato più accanto in questo lungo periodo di dolore e che ruolo svolgono o
potrebbero svolgere l’opinione pubblica e tutti i mezzi di informazione in
questi casi così drammatici?
Nel corso di questi anni siamo stati molto
sostenuti dai media e dall’Associazione Penelope, che è stata la prima a
condividere il nostro lungo e doloroso percorso, aiutandoci con le Prefetture
di Catania e di Roma, preposte nella ricerca degli scomparsi, e grazie al loro
aiuto siamo riusciti ad ottenere l’invio di un georadar per ispezionare i
luoghi della villa e aiutarci a organizzare una fiaccolata a pochi mesi dalla
scomparsa, con l’ausilio del Comune di San Gregorio.
Chiaramente i media e l’opinione pubblica
hanno svolto un ruolo determinante, mantenendo viva l’attenzione, e, in un
certo senso, anche di importante collaborazione con la Procura. Ruolo che si è dimostrato
rilevante ai fini indiziari nella fase del dibattimento. Altra linfa vitale ci
è arrivata dai Social Network, in particolare dal gruppo creato su Facebook,
che ci ha molto sostenuto, diventando, così, per noi una famiglia virtuale.
Questi anni ci hanno logorato, ma non hanno spento il nostro desiderio di
Giustizia e Verità: non ci sarà mai rassegnazione finché ciò non accadrà.
È
il ricordo a mantenere vive le persone che non sono più al nostro fianco ogni
giorno. Qual è il tuo ricordo più vivo di zia Mariella?
Ci sono tanti ricordi della zia che
teniamo sempre nel cuore. Il più bello in assoluto è quello della nascita di
nostra figlia Irene, attesa dalla zia con grande gioia. È stata lei la prima a
prendere in braccio la nostra bimba appena nata e la sua gioia, la sua emozione
sono state per noi motivo di grande orgoglio. La chiamava la sua Nenè ed è stata anche madrina di battesimo di nostra figlia,
questo l'ha resa ancora più vicina a noi... eravamo una bella famiglia. Nostra
figlia la adorava, per lei era più di una zia: era sua amica, sua maestra ed è
lei l'unica che in questi lunghi anni è stata sempre al nostro fianco, sempre
pronta ad intraprendere le iniziative che potessero essere utili a far
conoscere nostra zia e a non farla dimenticare, nella ricerca della verità.
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