Aspiranti
Sherlock Holmes nostrani, se credete che per diventare un buon investigatore
privato in Italia vi basti iniziare a fumare la pipa, esclamando elementare Watson, l’intervista che
segue fa proprio al vostro caso. Sarà Alessandro Cascio, investigatore privato
dalla carriera esemplare e oggi titolare della Demetra Group e Segretario
Nazionale dell’APIS, Associazione Professionale del settore, a spiegarci come,
in questo mestiere, non ci sia nulla di elementare.
Quindi posate l’impermeabile nell’armadio e preparatevi a tanto studio e tanta
pratica sul campo, ma solo dopo aver letto attentamente quanto segue…
Quella dell’investigatore
privato è una figura che gode di un fascino particolare, alimentato dal cinema
e dalla letteratura. Ma chi è realmente l’investigatore privato in Italia?
Quali sono i requisiti richiesti e di cosa può occuparsi? Cosa è cambiato dopo
la riforma legislativa del 2010?
La
professione dell’investigatore privato è ricca di significati stereotipati e di
rado si attua con l’espletamento di incarichi rocamboleschi come vorrebbe
l’immaginario collettivo. Oltre ai requisiti previsti dalla norma vigente egli
deve avere, non dimenticatelo, doti imprenditoriali, perché un’agenzia
investigativa è un’impresa commerciale a scopo di lucro. La riforma attuata con
il D.M. 269/2010 prevede che l’aspirante abbia una laurea triennale (a scelta
tra Giurisprudenza, Psicologia a Indirizzo Forense, Sociologia, Scienze Politiche,
Scienze dell’Investigazione o Economia) ed abbia svolto un periodo di tre anni
alle dipendenze di un istituto di investigazioni private (un vero e proprio praticantato svolto presso un
investigatore privato esercente l’attività da almeno cinque anni e con esito
positivo debitamente attestato).
Rispetto a prima le autorizzazioni prefettizie, cosiddette licenze, permettono agli investigatori privati di svolgere la loro attività su tutto il territorio nazionale e di utilizzare sistemi di pedinamento elettronici (GPS). Gli atti atipici denominati “appostamenti” e “pedinamenti” sono stati esplicitamente riconosciuti e autorizzati dal nuovo impianto normativo e si è data, finalmente, una legittimazione anche ai collaboratori e dipendenti, un tempo figura ibrida.
Le attività permesse sono, in estrema sintesi, le indagini in ambito privato, aziendale, commerciale (antitaccheggio), assicurativo, difensivo (sfera penale), ma anche, per esempio, la security nelle discoteche.
La realtà è che le attività prevalenti degli investigatori privati nostrani sono e restano le indagini afferenti il “diritto di famiglia”, con particolare riguardo per la verifica della fedeltà del partner.
Rispetto a prima le autorizzazioni prefettizie, cosiddette licenze, permettono agli investigatori privati di svolgere la loro attività su tutto il territorio nazionale e di utilizzare sistemi di pedinamento elettronici (GPS). Gli atti atipici denominati “appostamenti” e “pedinamenti” sono stati esplicitamente riconosciuti e autorizzati dal nuovo impianto normativo e si è data, finalmente, una legittimazione anche ai collaboratori e dipendenti, un tempo figura ibrida.
Le attività permesse sono, in estrema sintesi, le indagini in ambito privato, aziendale, commerciale (antitaccheggio), assicurativo, difensivo (sfera penale), ma anche, per esempio, la security nelle discoteche.
La realtà è che le attività prevalenti degli investigatori privati nostrani sono e restano le indagini afferenti il “diritto di famiglia”, con particolare riguardo per la verifica della fedeltà del partner.
Sappiamo che all’estero
le cose sono ben diverse, soprattutto nei Paesi che abbracciano un sistema
legislativo di stampo anglosassone: quali sono le principali differenze,
secondo la tua personale esperienza?
In
Europa esistono norme, purtroppo, dissimili che regolamentano la figura
dell’investigatore privato e si sente l’esigenza, più che mai, di uniformarle, in
ossequio, del resto, ad una direttiva in vigore sin dalla fine del 2007 sulle
“professioni regolamentate”. In Inghilterra, per esempio, non esiste alcuna
licenza per emulare Sherlock Holmes, ovvero per cimentarsi nelle investigazioni private ed io
penso che sia la strada più giusta. Liberalizzare le professioni coincide, oltretutto,
con l’orientamento europeista. Per restare nel Regno Unito è prevista, invece,
una licenza specifica per fare la guardia del corpo (close protection), attività da noi assolutamente vietata, e da qui
si comprende come il nostro ordinamento sia, a riguardo, arcaico e obsoleto.
In tanti anni di
professione di cosa ti sei occupato principalmente? Chi sono stati i tuoi maestri e contro quali ostacoli ti sei
imbattuto? Raccontaci un aneddoto o un episodio che è rimasto scolpito nella
tua memoria.
La
mia esperienza investigativa è stata, credo, differente da quella dei miei
colleghi, in quanto ho lavorato prevalentemente per le altre agenzie
investigative e pochissimo per clienti privati, così come testimonia il “registro degli affari” della Demetra
Investigazioni, agenzia di cui sono stato titolare dal 2004 al 2009 prima di
trasferirla all’estero. Questo mi ha permesso di collaudarmi in indagini
particolari e di una certa complessità. Prima di allora il mio praticantato, durato
ben cinque anni, al servizio delle più affermate agenzie investigative del
capoluogo piemontese, mi ha permesso di acquisire i rudimenti. In seguito mi
sono specializzato soprattutto come
autodidatta, spinto e sostenuto dalla passione, dall’ostinazione e
dall’esigenza inesauribile di documentarmi a fondo su ogni aspetto delle
indagini che mi venivano assegnate.
Gli ostacoli
sono rappresentati dalla legge italiana che non concede alcuno strumento al
detective, mettendolo alle strette e, spesso, obbligandolo a commettere
imprudenze, per non dire reati, pur di ottenere le informazioni che gli
occorrono.
Gli aneddoti e i ricordi sono moltissimi. L’intervista che feci a due sorelle ripetutamente violentate rispettivamente dal padre e dallo zio mi rimase molto impressa per la drammaticità dei fatti. Anche un altro caso di pedofilia in cui il soggetto corteggiava le compagne di classe della figlia all’interno di un maneggio rimane tra i miei ricordi più vivi. Storico un pedinamento condotto con due auto e quattro agenti che ci portò dal Piemonte alla Calabria senza mai perdere il soggetto ed evitando che questi si accorgesse di noi. O un rintraccio all’estero risolto con due telefonate. Commovente il ricongiungimento di due fidanzatini in lite dove lei, malata terminale, chiedeva di trascorrere l’ultimo capitolo della sua vita in compagnia del suo innamorato e noi, vestendo le parti del suo medico curante convincemmo il fidanzato ad attuare quello che si potrebbe definire un riavvicinamento terapeutico.
E sono davvero tanti altri gli episodi interessanti, anche divertenti, che vorrei raccontarvi: ancora uno, suvvia! Non riuscivo a fotografare una coppia di giovani amanti a passeggio in una via pedonale affollata, durante una serata estiva afosa. Uscii allo scoperto con tanto di reflex e teleobiettivo. Li misi in posa qualificandomi come un fotografo che stava sperimentando una particolare pellicola e, con la scusa di regalare loro un poster, ottenni anche dati anagrafici, indirizzi, ecc. e delle foto, naturalmente, eccezionali! Quando le consegnai all’agenzia che mi aveva commissionato l’indagine la titolare non volle credere ai propri occhi!
Gli aneddoti e i ricordi sono moltissimi. L’intervista che feci a due sorelle ripetutamente violentate rispettivamente dal padre e dallo zio mi rimase molto impressa per la drammaticità dei fatti. Anche un altro caso di pedofilia in cui il soggetto corteggiava le compagne di classe della figlia all’interno di un maneggio rimane tra i miei ricordi più vivi. Storico un pedinamento condotto con due auto e quattro agenti che ci portò dal Piemonte alla Calabria senza mai perdere il soggetto ed evitando che questi si accorgesse di noi. O un rintraccio all’estero risolto con due telefonate. Commovente il ricongiungimento di due fidanzatini in lite dove lei, malata terminale, chiedeva di trascorrere l’ultimo capitolo della sua vita in compagnia del suo innamorato e noi, vestendo le parti del suo medico curante convincemmo il fidanzato ad attuare quello che si potrebbe definire un riavvicinamento terapeutico.
E sono davvero tanti altri gli episodi interessanti, anche divertenti, che vorrei raccontarvi: ancora uno, suvvia! Non riuscivo a fotografare una coppia di giovani amanti a passeggio in una via pedonale affollata, durante una serata estiva afosa. Uscii allo scoperto con tanto di reflex e teleobiettivo. Li misi in posa qualificandomi come un fotografo che stava sperimentando una particolare pellicola e, con la scusa di regalare loro un poster, ottenni anche dati anagrafici, indirizzi, ecc. e delle foto, naturalmente, eccezionali! Quando le consegnai all’agenzia che mi aveva commissionato l’indagine la titolare non volle credere ai propri occhi!
Sei tra i soci fondatori
dell’APIS, Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza: di cosa vi
occupate principalmente e quali sono i vostri obiettivi futuri? Che ruolo
svolgono queste Associazioni sia nei confronti dei professionisti, che dei
consumatori o degli appassionati?
L’APIS
è la prima, e per ora l’unica, associazione
professionale (da distinguersi dalle associazioni di categoria), che
riunisce e rappresenta professionisti appartenenti al settore delle
investigazioni e della security, nel rispetto della Legge n. 4 del 14/01/’13.
Essa
ha diverse finalità tra cui perseguire rivendicazioni nell’interesse delle
categorie rappresentate, proporre modifiche legislative per migliorare
l’attuale quadro normativo, certificare i nostri associati per validarne la
professionalità e sottoporli ad un aggiornamento costante per valorizzare le
loro competenze.
Rispetto
ai consumatori li orientiamo a scegliere professionisti affidabili e mettiamo a
loro disposizione uno sportello reclami
per dissipare eventuali controversie con i nostri tesserati osservando, così,
anche il Codice del Consumo.
Tra
gli appassionati raccogliamo gli studenti di determinate facoltà quali soci simpatizzanti, affinché maturino
una coscienza adeguata alla complessità dei problemi inerenti queste
professioni, attraverso il confronto e il dibattito con i veterani del settore.
Cosa consiglieresti a un
giovane che oggi, in Italia, volesse realizzare il sogno di diventare
investigatore privato? Quali potrebbero essere le attuali prospettive? Aiutaci
a sfatare qualche mito, ma non
troppo!
L’imprenditoria
nel nostro Paese è in agonia e le agenzie investigative non sono immuni da
questa crisi devastante. Chi volesse intraprendere codesta professione è un
coraggioso perché deve aprirsi una partita iva, non per altre ragioni! Le
prospettive dipendono, in larga misura, dal decisore politico che monopolizza
il nostro ed il vostro futuro. Se proprio non ne potete fare a meno, per
diventare un buon detective tenete conto che occorrono molti anni di umile e attento apprendistato, forgiandosi
con un esperto, e trovarne in giro non è facile! Serve, inoltre, tanta esperienza
pratica evitando, però, di cedere all’improvvisazione e di condurre le indagini
solo applicando il metodo empirico e affidandosi unicamente al proprio intuito.
Buona fortuna!
Buona fortuna!
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