A
Voghera l’autunno è arrivato prima del previsto e una fitta nebbia avvolge la
cittadina e le campagne circostanti. Quando il giornalista Dante Ferrero riceve
la telefonata di un compagno di liceo che non sente da anni, il quale gli
racconta di un misterioso omicidio avvenuto nei dintorni, la sua curiosità si
accende come un fuoco d’artificio e, si sa, in questi casi la prudenza non è il
suo forte. La giovane donna uccisa si chiamava Lourdes e faceva la prostituta. In
apparenza la sua morte sembra il risultato di un incidente, ma, in realtà,
dietro sembra esserci un modus operandi piuttosto
insolito. Ne sono convinti Mercy, la bella fidanzata di Ferrero, e anche Gaeta,
il suo stravagante amico. E inizia a esserne certo lo stesso Dante, quando,
indagando, si rende conto che, solo un mese prima, anche Maria Luz, un’altra
prostituta colombiana, è stata assassinata in circostanze analoghe. Ma chi è
realmente lo spietato assassino che sembra proprio non volersi fermare? È solo
un pazzo sanguinario, o, dietro a questa lucida follia, si cela un disegno ben
preciso, la cui genesi si perde nelle nebbie del tempo?
La
formula dei misteri di provincia torna
a premiare il talento di Pier Emilio
Castoldi che, con “Voghera nebbie
mortali”, Fratelli Frilli Editori,
firma la seconda attesissima indagine del coraggioso giornalista Dante Ferrero.
Col suo stile estremamente ironico e dialogato, Pier Emilio Castoldi si legge,
ancora una volta, tutto d’un fiato, grazie al mosaico di personaggi e luoghi di
provincia così ben delineati, che stanno decretando il successo dei suoi noir.
L’intreccio è solido e lo svolgimento delle indagini credibile, per quanto
atipico. La carta vincente di questi romanzi, infatti, risiede proprio nella
capacità, da parte dell’autore, di coniugare i grandi temi di cronaca di
carattere internazionale, con le piccole vicende della provincia italiana, due
realtà inconciliabili solo all’apparenza.
Una provincia sonnolenta,
una serie di omicidi brutali e un movente che si perde nelle fitte nebbie del tempo:
sono questi gli ingredienti di “Voghera nebbie mortali”, Fratelli Frilli
Editori. Raccontaci la genesi di
questo romanzo: cosa ti ha ispirato durante la stesura?
“Voghera nebbie mortali” è la seconda indagine che vede come protagonisti Dante Ferrero e la sua piccola squadra di scombinati investigatori. Diciamo che rappresenta il seguito, anche se in realtà sono indagini indipendenti, del noir pubblicato l'anno scorso, sempre per Frilli Editori, con il titolo di “Tortona Nove corto”.
Nella prima avventura i
'nostri' erano incappati in una brutta storia di smaltimenti illeciti poi
mutatasi nella scoperta di un traffico d'armi, mentre in questa i temi trattati
sono la prostituzione e un giro internazionale di droga. Tutti argomenti di
stretta attualità, anche se non propriamente originali per il genere che, per definizione,
è solito toccare fatti di cronaca quotidiana e descrivere la realtà che ci
circonda. L'ispirazione, quindi, parte proprio da qui: da avvenimenti letti in
cronaca e poi rielaborati con una buona iniezione di fantasia. Era stato così
per “Tortona nove corto” dopo aver letto notizie su interramenti illegali ed è
stato lo stesso per “Voghera nebbie mortali”, nato in seguito
all’approfondimento di temi sensibili, quali la mercificazione e lo
sfruttamento di giovani ragazze extracomunitarie e lo spaccio di stupefacenti.
Chi è Dante Ferrero, il giornalista protagonista del tuo libro? Come lo definiresti e, in generale, come delineeresti i personaggi dei tuo romanzi?
Dante Ferrero è un investigatore anomalo, fuori dai canoni tradizionali che vedono i libri gialli pullulare di commissari, ispettori o comunque professionisti abituati alle indagini e che frequentano per lavoro ambienti investigativi. Ferrero è un giornalista. Un giornalista di provincia, per la precisione. Con una vita normale anzi, ordinaria. Gira con uno scooter malandato, dopo aver perso in un incendio doloso la sua vecchia Opel Astra, oppure in bicicletta. Fuma Gauloise e veste normalmente. Soffre ogni tanto di una fascite plantare e ama leggere gli scrittori americani. È tifosissimo del Toro (spero di non inimicarmi così potenziali lettori di fede bianconera). I suoi grandi difetti sono di essere troppo curioso e decisamente sprovveduto, ed entrambi sono l'origine e la ragione dei suoi guai. Assieme a Dante Ferrero troviamo altre due importanti figure, oltre ad un corollario di numerosi altri personaggi: Mercedes, la sua eterna compagno e Gaetano 'Gaeta' Monticelli, alias Capitano Ipsilon che sostiene di essere un ex agente Sisde ormai in pensione, ma ho qualche dubbio in proposito.
In tutti i tuoi romanzi i luoghi in cui si snodano le vicende che segnano le vite dei personaggi non fanno semplicemente da sfondo, ma sono in primo piano come veri e propri protagonisti. Cosa ti lega a queste cittadine che arricchiscono le tue trame nere?
Io credo che ogni romanzo leghi, non dico indissolubilmente, ma comunque in modo importante, protagonisti e città e, di conseguenza, autori, attori e luoghi di riferimento. Fatte le debite e opportune distinzioni tra i grandi scrittori e il sottoscritto, posso dire che mi stupirebbe vedere un Bacci Pagano lontano da Genova. E varrebbe anche per decine di altri. Un Montalbano in Piemonte? Un Commissario Ricciardi del formidabile Maurizio De Giovanni senza Napoli?
Ecco, piuttosto, l'idea
che mi ero preposto era di localizzare questo nuovo investigatore fuori dalle
aree metropolitane per collocarlo in provincia, ricordando che spesso quella
stessa provincia è palcoscenico di reali attività criminali e fatti di cronaca
terribili.
Ferrero risiede a
Tortona, la piccola e tranquilla cittadina un po' aristocratica che ritenevo
essere l'ambiente ideale per il 'nostro'. Voghera, teatro di azione della
seconda avventura, è, invece, stata scelta per due motivi: innanzitutto la
vicinanza geografica con Tortona e, in secondo luogo, perchè la conosco bene
quanto l'altra. Mi sarebbe in ogni caso impossibile ambientare una storia
lontano da luoghi che conosco, perciò, supponendo possa nascere una terza
indagine per Dante Ferrero, posso assicurare che si tratterà sempre di
provincia e mai di una sua peripezia in Central Park!
Quando e da dove nasce la tua esigenza di scrivere? Che autore sei: segui l’ispirazione a qualsiasi ora del giorno o hai un metodo collaudato dal quale non puoi prescindere?
Adoro leggere, anzi, come dico spesso: 'divoro leggere'. Considero la lettura la prima e forse l'unica e senza dubbio più importante scuola per chiunque coltivi ambizioni letterarie.
In ogni caso ritengo la
scrittura non necessariamente una conseguenza del leggere.
Scrivo con una certa libertà di tempi, modi e metodi, non essendo questa la mia professione, né la mia fonte di reddito. Scrivo perché amo raccontare cose che definisco, nel mio piccolo: 'le storie da comodino'.
Scrivo con una certa libertà di tempi, modi e metodi, non essendo questa la mia professione, né la mia fonte di reddito. Scrivo perché amo raccontare cose che definisco, nel mio piccolo: 'le storie da comodino'.
Scrivere non lo considero
mai, quindi, un'esigenza, quanto piuttosto un piacere. Un piacere che ogni
tanto mi prende improvvisamente e al quale amabilmente preferisco non
sottrarmi. Vivo comunque la scrittura come un 'divertissement', cullandomi
nella certezza di non dover scrivere libri su commissione e per contratto. Le
ore sono tutte buone. Mannaggia, a volte sono quelle notturne! Di regola lavoro
al mattino, momento d'oro durante il quale i telefoni non squillano.
Metodi collaudati non ne
ho, quindi poche 'scalette' a volte nessuna. Prescindo, prescindo e ancora prescindo,
rivendicando libertà e creatività senza frontiere. Spesso stravolgo i lavori
già scritti, cambio situazioni, finali e quant'altro.
Nemmeno prendo appunti su
cose che durante la giornata possono essermi apparse come fonte di ispirazione.
Semplicemente le catalogo nello scomparto 'memoria', dove si accumulano
disordinatamente. Poi, regolarmente, finisce che me le dimentico tutte, tranne
una. «Ecco» mi dico, «se questa è rimasta vuol dire che è quella giusta». E lì
comincio, su quella lavoro.
Insomma non rappresento
proprio il modello di buon scrittore, immagino.
A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Ho ultimato da circa due anni un romanzo decisamente corposo, molto corale, con decine e decine di personaggi, che reputo decisamente originale nella trama. Continuo a rileggerlo, variarlo, arricchirlo. Non è un noir, ma una storia romantica e di vita ambientata verso la fine degli Anni ‘50.
Il personaggio chiave è
un tizio molto singolare con una particolarità che poi è il fulcro su cui ruota
l'intera vicenda. Si potrebbe scambiarlo erroneamente per matto, ma...
non si può dire di più se non che il romanzo è un 'malloppo' di quasi quattrocento pagine! Fossi Alessandro Manzoni comincerei a preoccuparmi! Tuttora, però, non vede editori disposti a pubblicarlo.
non si può dire di più se non che il romanzo è un 'malloppo' di quasi quattrocento pagine! Fossi Alessandro Manzoni comincerei a preoccuparmi! Tuttora, però, non vede editori disposti a pubblicarlo.
In cantiere ho altri due
lavori: un thriller-horror in stile gotico. Una storiaccia di fantasmi, di
bambini e di bottoni. Un secondo progetto, invece, mi riesce difficile
definirlo. Ci provo. Una comunità umana, in un ipotetico futuro post-bellico e
pure post-nucleare. Un giovane che pone delle domande e un vecchio che non sa
dargli delle risposte. Il tutto condito da parecchi colpi di scena. Spero di
essere stato sufficientemente criptico!
Ma, come dicevo, tutto
ciò è in cantiere. Un giorno di questi riprendo in mano la cazzuola!
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