Le storie sono al centro
di tutto. E quando le storie sono romantiche, divertenti e
imprevedibili come quelle che scrive Tania
Paxia, anche le “strane” logiche della scrittura hanno un senso,
prendendo in prestito uno dei titoli dei suoi romanzi più apprezzati dai lettori, “Le
strane logiche dell’amore”, Newton
Compton.
Saper
mettere al centro dei propri obiettivi di scrittrice semplicemente quello di
essere letta, a prescindere dal supporto, è la filosofia di quest’autrice dallo
stile ironico e graffiante. Dopo essersi cimentata a lungo nel fantasy, Tania
Paxia si è messa alla prova, quasi per gioco, anche con il romance, il genere
che l’ha portata dal selfpublishing a confrontarsi con “nuove” logiche, quelle
del grande mercato editoriale, senza mai perdere il suo spassoso disincanto e
la capacità di far sorridere attraverso gli intrecci che vivono i suoi
personaggi.
Per
quanto, all’apparenza, fantasy e romance siano due generi diametralmente
opposti, l’impronta di Tania è ben chiara in ogni sua storia nella quale spiccano
sempre la forte personalità dei protagonisti e quell’aura magica di un destino inaspettato, in cui tutto ciò che accade
sembra casuale, ma, in fondo, ci piace pensare che sia semplicemente lì ad attenderci. Come quando Cameo, la
protagonista di “Le strane logiche dell’amore”,
si ritrova dalle mani quel libro misterioso dal quale avranno inizio tutte le
sue avventure. O quando May, la protagonista di “Ti amo già da un po’” e “Ti
amo ma non lo sai”, decide di tornare nella sua cittadina d’origine e
inizia a fare i conti con un amore non ancora dimenticato che ha ignorato per
troppo tempo, nonostante abbia segnato la sua adolescenza. Sono solo attimi di
vita quotidiana, apparentemente come tanti altri e simili a quelli vissuti da
ciascuno di noi, ma che, nelle storie di Tania cambiano la vita di due eroine degne di popolare l’inarrestabile
fantasia di noi lettori, già in attesa della prossima avventura…
Romantici equivoci, sogni
da realizzare e un imprevedibile destino sempre pronto a metterci lo zampino:
questi sono solo alcuni degli ingredienti dei tuoi romanzi, storie di vita
quotidiana, ma con protagonisti eccezionalmente vividi. Da cosa nasce la tua
esigenza di scrivere? Che scrittrice sei: segui l’ispirazione in qualunque
momento della giornata o hai un metodo collaudato al quale non puoi rinunciare?
La
scrittura per me è sempre stata una necessità senza la quale non avrei mai
avuto l’opportunità di sfogare tutte le mie ansie quotidiane; questa esigenza
nasce quindi dal bisogno di trovare un metodo antistress per evadere – anche se
per mezz’ora o, nei casi più fortunati, poche ore – dalla realtà.
Dunque…
per quanto riguarda l’ispirazione, dipende. Sono sempre stata abituata a
scrivere ovunque e a qualunque ora del giorno – porto sempre con me il mio
fedelissimo portatile – per cui a volte scrivo tutto quello che mi passa per la
testa, di getto, e poi lo correggo con calma nel tempo libero o, se proprio non
sono convinta, durante la prima rilettura del capitolo. Quando mi capita di
scrivere nel weekend o di notte me la prendo comoda e mi posso “permettere” un
attimo di riflessione in più. E allora sì che incominciano i dubbi e i dilemmi
della serie: “L’avrò scritta giusta questa frase?” oppure “Si capisce cosa
intendo oppure ho ancora scritto in
taniesco e riesco a decifrarlo solo io?”. Mi capita di trovare nel testo
riflessioni della “me passata” che consiglia la “me presente” per eventuali
modifiche. Sono un po’ confusionaria, lo so, ma alla fine tutto prende forma e
trova il posto giusto.
May e Cameo: ragazze
apparentemente molto diverse tra loro, ma protagoniste ugualmente
indimenticabili delle tue storie. Come le definiresti? In generale, come delinei
i personaggi dei tuoi romanzi e le vicende che li coinvolgono?
Sì,
May e Cameo sono due ragazze diverse, ma hanno in comune qualche lato del
carattere, come per esempio l’inclinazione a volerci vedere chiaro in
determinate situazioni, la caparbietà e anche l’istinto (o il fiuto
investigativo, in entrambi i casi). Un’altra cosa che le accumuna è l’ironia,
ma questo perché io sono ironica per natura, quindi riverso qualche pizzico di
me in ogni personaggio, anche secondario! In ogni libro ho lasciato un
pezzettino del mio carattere o qualcosa che mi è davvero capitato nella vita.
Per lo più prendo spunto dai sogni, ma anche da piccoli avvenimenti che mi sono
davvero successi, come per esempio aver ricevuto un certo libro in anteprima. Cameo Pink è nata nel preciso istante in
cui mi sono ritrovata tra le mani quel romanzo
in particolare…
Per saper scrivere bene,
occorre, certamente, leggere tanto. Quali sono le tue autrici e i tuoi autori
di riferimento? Come mai hai deciso di dedicarti a un genere così amato come il
rosa e cosa caratterizza il suo stile in questo senso?
Sembra
strano, ma non ho mai amato particolarmente il genere rosa come lettrice;
questo perché, fino a qualche anno fa, non mi ero mai avvicinata sul serio al
romance, nel senso che le uniche autrici di cui io abbia mai letto qualcosa – moderno
e non di base classica – per quanto riguarda il genere rosa sono state Sophie
Kinsella e Lauren Weisberger col mitico “Il diavolo veste Prada”. Tutto il
resto per me era un mistero. A scuola sono stata indirizzata verso un certo
tipo di lettura definita dai più “letteratura impegnata” (dai classici, alla
narrativa moderna). Forse è per questo che a un certo punto ho sentito la
necessità di evadere e dedicarmi ad altro, come per esempio al fantasy. Anche
quella è letteratura impegnata, per chi non lo sapesse. Solo perché in alcuni
testi vengono citate creature immaginarie o fatti non appartenenti a questo
mondo non vuol dire che abbiano minore importanza dal punto di vista psico-filosofico.
Molti fantasy hanno una base filosofica e svariati richiami alla psiche, alle
religioni o alla mitologia. Forse a confondere è la parola usata per definire un
genere così vasto che va dai mondi alternativi, passa attraverso la magia e
rivive anche nei “sogni”. I miei primi lavori sono stati dei romanzi in cui la
magia è l’elemento centrale, ma mi sono ispirata anche ai miti e alle leggende.
E dato che ho tanta fantasia le mie amiche hanno visto bene di lanciarmi una
sorta di sfida: “Basta con questi fantasy, scrivi un rosa se ne sei capace!”.
Sono una persona cocciuta – una testona! – e pur di non perdere la scommessa ho
scritto la mia prima commedia a tinte rosa (Sono io Taylor Jordan!). E mi sono
divertita un sacco! Ma proprio tantissimo! Così ho continuato per quella strada,
perché sorridere mentre scrivi è una delle cose più belle del mondo.
Dal successo sul Web, a
una collaborazione collaudata con un grande editore: facciamo un bilancio del
tuo percorso d’autrice tra difficoltà e obiettivi raggiunti. Che consigli
daresti a un giovane aspirante esordiente?
Il
vero obiettivo è far leggere quello che scrivo. Il canale attraverso il quale
avviene per me è indifferente, purché sia lecito e non a pagamento. Si è
scrittori a prescindere dal marchio o non marchio in copertina. Le storie sono
al centro di tutto. Nel mercato editoriale non funziona così, lo so bene, ma il
mio pensiero è e resta questo. Ho sempre scritto per passione e per far
divertire gli altri con le storie che mi saltano in testa. Non ho mai pensato (e
non lo penso tuttora) di essere all’altezza della situazione. Cioè, è sempre
stato un sogno irraggiungibile quello di avere un mio romanzo esposto nelle
librerie. È il sogno di qualsiasi racconta-storie; passare dal digitale e dalla
stampa ondemand agli scaffali è stato un salto nel buio ma non è sicuramente la
fine di tutto il percorso. Da quanto ne so, certe occasioni capitano poche
volte nella vita e bisogna imparare a riconoscere le buone possibilità dalle
false speranze, perché il “fitto bosco”, Cappuccetto Rosso ci insegna, “è
sempre pieno di insidie”. Per adesso sono stata fortunata, sarà che ho fiuto come May e Cameo! Ma anche qui ci
vado con i piedi di piombo.
Per
quanto riguarda i consigli, non so se sono in grado di elargire suggerimenti,
ma alcune cose le ho imparate con l’esperienza (vedi “a forza di capocciate”): rimanere
con in piedi per terra sempre e comunque perché non si è mai “arrivati”. E non
fermarsi mai ai “no” o “Il tuo lavoro non è nelle nostre corde”. Le corde di
cosa, non l’ho mai capito (che abbia contattato delle filarmoniche e non degli
editori?), ma l’importante è non arrendersi mai e poi mai nell’inseguire i propri
sogni. Basta avere tanta, tantissima, pazienza. “Che poi”, mi sono sentita
dire, “se lo hai scritto non vuol dire che qualcuno debba pubblicarlo”. Faccio
da sola, non ti preoccupare! Grazie al selfpublishing sono riuscita a
raggiungere tante persone che mi hanno scaldato il cuore e che altrimenti non
avrei mai avuto il piacere di conoscere attraverso i loro messaggi, le piccole
recensioni e anche attraverso le critiche, che non fanno mai male.
A cosa stai lavorando
attualmente? Svelaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Adesso
sto ultimando l’ultimo libro di una serie che è stata già acquisita in parte
dalla Newton Compton. Sto scrivendo anche il seguito di uno dei miei romanzi
self, ma preferisco mantenere ancora un alone di mistero, perché non sono sicura
se il tutto andrà a buon fine o meno! Ho anche dei fantasy in sospeso, ma
purtroppo non riesco a trovare il tempo per ultimarli ed editarli come vorrei.
Colpa anche della vista che in questo periodo non mi aiuta a stare davanti a
uno schermo. La me talpina soffre. Ma
continuo anche con gli occhi incrociati!
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