Nella torrida estate del 2014 a
Perinaldo, in provincia di Imperia, accade un fatto inquietante. Il cadavere di
uno sconosciuto, in avanzato stato di decomposizione, viene ritrovato poco
lontano dal paese, seviziato a sfigurato a tal punto, da renderne impossibile
il riconoscimento. Il Maresciallo Calì si rende subito conto che ciò che ha di
fronte è solo l’inizio di un’indagine che si prospetta più complessa del previsto,
visto che la soluzione dell’enigma sembra trovarsi tra le pieghe di un passato
apparentemente sepolto. In un continuo avvicendarsi tra passato e presente, la
storia ci guida in un viaggio nella vita di un manipolo di loschi individui in
cerca di redenzione e riscatto, tra i quali spiccheranno i tre protagonisti
della vicenda, tutti arruolati, per motivi molto diversi, nella Legione
Straniera. Più di trent’anni dopo l’addestramento e la convivenza forzata tra i
legionari, in condizioni di vita molto dure, i protagonisti della vicenda si
ritroveranno ad affrontare le conseguenze di un tradimento che hanno cercato
invano di cancellare dalla loro memoria.
“Il
mistero del cadavere senza nome”, Fratelli Frilli Editori, è il nuovo romanzo di Roberto Negro che è riuscito a fare, ancora una volta, della sua
profonda conoscenza dell’animo umano e delle dinamiche criminali la carta
vincente per la costruzione di un giallo dalla struttura praticamente perfetta.
Tutti, prima o poi, devono fare i conti col proprio passato e i personaggi di
questo romanzo, sperimenteranno sulla loro pelle come le colpe di gioventù si
paghino duramente, anche quando meno ce lo aspettiamo. Roberto Negro controlla
lo scorrere del tempo, in un alternarsi tra passato e presente, come un
demiurgo onnisciente che guida il lettore verso la soluzione di un mistero che
affonda le proprie radici nel disagio sociale e nella solitudine.
Un
cadavere misterioso, tre protagonisti dalla personalità fragile e un continuo
alternarsi tra passato e presente: sono questi gli elementi de “Il mistero del
cadavere senza nome”, Fratelli Frilli Editori. Raccontaci la genesi di questo romanzo: cosa ti ha
ispirato durante la stesura?
Dopo quattordici romanzi, nove dei
quali hanno come protagonista un commissario, ho sentito l'esigenza di scrivere
una storia diversa rispetto al passato. Qualcosa che mi consentisse di uscire
dagli schemi ai quali mi sono legato raccontando le vicende di un personaggio seriale.
Era tempo che mi frullava nella testa
l'idea di elaborare un testo che parlasse dei disagi umani, dei sensi di
inadeguatezza che viviamo rispetto alla realtà. La vita, molto spesso, ci
insegna che le scelte di oggi non saranno valide domani e che la nostra
esistenza, per fortuna o per sfortuna, dipende dai punti di vista soggettivi ed
è in continua evoluzione.
I protagonisti del mio romanzo, per
scelta spontanea o indotta, saranno costretti a mutare costantemente la loro
vita, facendo scelte caratterizzate soprattutto dal tradimento ideologico.
Da
dove e quando nasce la tua esigenza di scrivere? Che autore sei: segui
l’ispirazione in qualunque momento della giornata o hai un metodo collaudato al
quale non puoi rinunciare?
Come dico nel corso delle
presentazioni, scrivere nasce dall'esigenza di raccontare il vissuto,
l'interiorità che spesso mi porto appresso e che solo attraverso il racconto
prende forma. Scrivere, per me, è un atto di grande coraggio, una condivisione
con i lettori dei miei pensieri.
Scrivere è una forma esasperata di
narcisismo, una sorta di autocompiacimento delle idee che ho dentro.
Gli spunti nascono all'improvviso,
magari osservando le persone che passano mentre sto seduto al tavolo di un bar.
Di loro osservo l'atteggiamento, il modo di camminare, di vestire e penso alla
moltitudine di storie che mi passano davanti agli occhi e che non riesco a
cogliere. Il metodo che seguo è quello del fotografo che, con l'obiettivo,
cattura e cristallizza attimi. In fondo, uno scrittore è un fotografo che,
armato di penna, trasferisce ai lettori immagini.
Come
si struttura il “giallo perfetto”? Quanto contano un buon incipit e un’efficace
scansione dei capitoli? Svelaci i tuoi segreti…
Non so se esista il giallo perfetto.
Sicuramente esistono vicende umane che possono diventare incredibili e trasformarsi
in veri e propri gialli. Quando scrivo penso alla realtà che voglio far vivere
ai miei protagonisti, cercando di renderla più concreta possibile.
Di solito, quando elaboro i miei
racconti, inizio sempre dal finale. Io so già dove voglio arrivare e, intorno a
quell'obbiettivo, costruisco la storia. I capitoli si susseguono in fretta,
arricchendosi di personaggi che caratterizzo per renderli “visibili” ai
lettori.
Scrivere
ciò che si conosce aiuta a coinvolgere i lettori: quanto la tua esperienza di
vita e oltre trent’anni di carriera nelle forze dell’ordine influenzano la
stesura dei tuoi romanzi?
L'influenza della mia carriera esiste
per quel che riguarda la parte più tecnica dello scritto. Quando si parla di
investigazioni, la mia esperienza professionale mi consente di essere certo di
ciò che scrivo. Per quanto riguarda il racconto, come dicevo, prendo spunto
dalla realtà che vivo in quel momento, dalle sensazioni che provo osservando le
persone.
A
cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il
futuro.
Sto scrivendo la nuova avventura
investigativa del mio commissario. Dopo una pausa di un romanzo, racconterò di
una sua indagine che metterà in risalto il provincialismo che regna nella
nostra società. Non credo alle affermazioni degli abitanti di alcune regioni o
città che si attribuiscono una mentalità “provinciale”. In tutte le realtà
italiane esiste questa sorta di caratteristica negativa che emerge
prepotentemente quando ci sono in ballo interessi sociali o economici. Anche la
Liguria di Ponente non sfugge a questa regola. In una Ventimiglia, le cui ombre
sono annientate dal sole torrido di un'estate che profuma di mare, vive uno
spietato assassino che si nasconde in un branco di iene.
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