Col
suo saggio “Droghe da stupro e nuove
sostanze psicoattive”, Falco Editore,
la Criminologa Monica Capizzano ha
affrontato un argomento di grande interesse, colmando una lacuna nella
manualistica scientifico-divulgativa del nostro Paese e centrando l’obiettivo
di chiarire dubbi e sfatare luoghi comuni in una materia in continua evoluzione.
Accanto alla dettagliata spiegazione scientifica sulla nascita e sulla natura di
queste sostanze di origine sintetica, sempre più diffuse in Europa, Monica
Capizzano analizza le dinamiche che accompagnano la somministrazione di queste
droghe da parte dei cosiddetti sex
offender, descrivendone i vari profili. Tra questi è dato largo spazio ai casi
in cui il carnefice ricerchi le proprie vittime all’interno dello stesso nucleo
familiare, attuando dei meccanismi particolari per carpirne la fiducia, i quali
vedono, nell’utilizzo delle droghe, solo l’apice di un disegno criminoso molto
complesso. L’autrice approfondisce, inoltre, in modo particolare, quali siano
le conseguenze fisiche e psichiche che queste sostanze hanno sulle vittime e
quali siano le terapie riabilitative che possano giovare in seguito a una
violenza subita sotto l’effetto di tali droghe.
Il
coraggio e la perseveranza di Monica Capizzano nel presentare il suo libro
nelle scuole e in numerosi eventi divulgativi dimostrano come scrivere un libro
vada ben oltre la ricerca e la stesura di ciò che rimane impresso sulla carta.
Per un professionista un saggio è un progetto di vita, oltre che di lavoro, soprattutto
quando abbraccia temi che potrebbero fare la differenza per tante giovani menti
non del tutto consapevoli delle conseguenze di ciò che accade loro. In questo
modo Monica Capizzano sta facendo della cultura e della prevenzione la vera cura e non soltanto il palliativo per
una piaga sempre più dolorosa, restituendo ai suoi studi criminologici il più genuino
valore sociale che li contraddistingue, a cominciare dalla Calabria, la sua
terra d’origine.
Dopo la laurea in Scienze
Politiche, hai approfondito lo studio della Criminologia, specializzandoti in
diversi settori, come il criminal
profilig, anche all’estero. Come mai hai scelto di intraprendere questo
percorso?
Sono
stata cresciuta a pane, “Signora in giallo” e “Tenente Colombo”. Mia nonna ed
io ci divertivamo così. Sono sempre stata una bambina “particolare”, che non si
accontentava del no o del sì assoluti. C’era sempre qualcos’altro
da spiegare. Sono stata la voce fuori dal coro, quella che non aveva paura di
dire la sua. Leggevo Baudelaire e Poe e ascoltavo musica francese. Ero difficile da gestire, questo mi diceva
mia madre. L’unica al mondo che aveva le “istruzioni per l’uso” era mia nonna.
A
undici anni feci un brutto incidente in bici. A maggio di quell’anno avevano
assassinato il giudice Falcone e, mentre mi trovavo ricoverata a Bari, uccisero
anche il giudice Borsellino. Li ho sempre considerati delle persone speciali,
molto più che degli esempi da seguire. E da quegli eventi drammatici capii che
la mia vita “da ribelle” doveva avere un significato. Che il mio senso di
giustizia e di verità doveva essere canalizzato in qualcosa d’importante. Ecco,
come è nato il desiderio di studiare Criminologia. Facendo tre lavori contemporaneamente
riuscii a finire gli studi in Calabria e poi intrapresi quelli che mi portarono
a Padova e negli States.
La
Criminologia è una scienza per cui, assieme allo studio del comportamento
umano, ho molto rispetto e credo che lo meriti anche a livello istituzionale. Fino
a quando porteremo “in scena” i delitti come spettacolarizzazione del macabro,
la Criminologia non avrà mai la considerazione che merita.
Nel tuo ultimo saggio,
“Droghe da stupro e nuove sostanze psicoattive”, Falco Editore, affronti, in
modo scientifico ed efficace, un tema troppo spesso sottovalutato nel nostro
Paese. Cosa ti ha spinto a occuparti di questo argomento così complesso?
Nel
mio primo viaggio studio in America ho avuto modo di approfondire la tematica
delle droghe. In laboratorio abbiamo lavorato sul riconoscimento delle stesse e
sul loro studio. Rientrata in Italia ho approfondito gli studi. Grazie al mio
curriculum è stato possibile mettermi in contatto con il Dipartimento di
Giustizia degli Stati Uniti. Da qui in poi, il mio interesse maggiore è stato
per le droghe da stupro: fenomeno sottaciuto in Italia ed anche nel mondo. Ho
partecipato anche alla conferenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri
del Dipartimento Politiche Antidroga nel giugno 2014 e, in quell’occasione, si
è accennato alle droghe da stupro. Allora mi sono detta che sarebbe stato utile
scrivere un saggio scientifico e criminologico su questo tema. Ho raccolto
tutte le mie conoscenze ed esperienze, oltre ai dati scientifici e mi sono
avvalsa anche della preziosa collaborazione della massima esperta al mondo
sulle droghe da stupro, la Prof.ssa Ashraf Mozayani, che ha curato la
prefazione del mio libro. Il patrocinio della Polizia di Stato è stato un
riconoscimento immenso che ha permesso la rapida diffusione del manuale. Sono
seguite numerose presentazioni alle quali hanno partecipato tante persone che
volevano saperne di più e, con mia grande soddisfazione sono arrivati anche
premi nazionali e internazionali. Ancora oggi il mio libro resta il primo
manuale in Europa a trattare le droghe da stupro e le nuove sostanze
psicoattive.
Tra seminari, convegni e
presentazioni, stai girando l’Italia per dimostrare che, per prevenire
determinati crimini, la divulgazione è molto importante. Raccontaci un
episodio, un aneddoto, una storia di cui sei venuta a conoscenza grazie alla
tua attività di docente e che è rimasta scolpita nella tua memoria di studiosa
e nel tuo cuore di donna.
Sono
tra i pochi, e lo dico con orgoglio, che ha attuato un piano di prevenzione a trecentosessanta
gradi nelle scuole. Parlare di un caso a posteriori è più semplice, rispetto ad
assumersi la responsabilità di educare i giovani a volersi bene e rispettare
gli altri, ma questo non mi ha mai spaventata. Gli argomenti che tratto nelle
scuole, oltre alle droghe da stupro, sono i pericoli in rete, lo sport, il
bullismo e il cyber bullismo.
Spesso
mi reco in Istituti che si trovano in zone difficili o dove studiano ragazzi
che hanno situazioni familiari drammatiche. Mi è capitato, mentre parlavo alla
platea, di osservare i ragazzi in sala che si commuovevano e si emozionavano. Ho
un modo molto diretto di approcciarmi ai giovani e questo crea spesso dei
legami forti. Alla fine degli incontri molti ragazzi si avvicinano per
ringraziarmi. Una ragazza, in particolare, una volta, mi ha stretto le braccia
al collo e piangendo mi ha detto: “Grazie, sei un esempio di vita! Da oggi
vorrò essere una persona migliore grazie alla tua visita a scuola”. Ecco, è
questo il motivo per cui dedico la mia vita e il mio lavoro alla prevenzione.
Se anche solo un ragazzo in mezzo a mille torna a casa e, ripensando
all’incontro, decide di cambiare la sua vita, allora io ho vinto!
Nonostante il lavoro ti
porti a viaggiare spesso, il legame con la tua terra, la Calabria, è molto
forte. Se per partire ci vuole coraggio, cosa occorre per rimanere nel nostro
Paese a costruire qualcosa di importante?
Io
credo che per restare ci voglia coraggio! Ho fatto entrambe le cose. Sono
partita e sono tornata per restare. Rimanere in una terra difficile come la
Calabria è una delle forme di coraggio più incosciente che conosca. Se, poi, ti
sei messa in testa di cambiare le cose in questa terra difficile, allora sei un
po’ stupida, più che coraggiosa! A parte gli scherzi, quello che voglio dire è
questo: non voglio andar via da casa mia e, soprattutto, non voglio che la mia
terra resti in mano a chi finora l’ha soltanto massacrata. I giovani possono
formarsi anche all’estero, ma devono ritornare e rendere grande la Calabria
perché la Calabria è grande! Io sono Calabrese fino al midollo e sono fiera di
esserlo. Molte volte mi domando se tutto ciò che sto facendo serva davvero a
qualcosa, ma poi a questo pensiero ne sopraggiungono altri e non mi scoraggio
mai.
A cosa stai lavorando
attualmente? Svelaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.
Ho
fondato due Associazioni con persone straordinarie. La prima, in ordine di
tempo, è la Fenix Club Asd, nella quale mi occupo del progetto Sport e
Legalità. Avviciniamo i giovani allo sport per allontanarli dai pericoli della
strada e far conoscere loro valori come il rispetto per sé e per gli altri. La
seconda è Brutia Libera, un’Associazione socio culturale che ha come cuore
pulsante la prevenzione. Inoltre sto lavorando al mio prossimo libro. Ma di
questo non posso svelare ancora nulla, dovrete pazientare un altro po’. Una
cosa la posso dire. Sto lavorando per avere un futuro per me e per quella che
un giorno sarà la mia famiglia.
Nessun commento:
Posta un commento