Mogli e buoi dei paesi
tuoi? Sarà solo un detto popolare, non troppo consono alle
persone di origini illustri, ma la nobile Catriona deve averlo pensato di certo quando ha
diseredato sua figlia per aver sposato e messo su famiglia con un uomo
qualunque. Tuttavia il sangue non è acqua
e, magari, sarà stata proprio questa convinzione ad averla spinta, in punto di morte,
a dare una possibilità a Jemma, la maldestra nipote a lei praticamente
sconosciuta. Jemma è una ragazza come tante, spontanea e stravagante. Vive a
Londra in un piccolo seminterrato, fa la truccatrice e fa i salti mortali per
tirare avanti, cercando di tenere insieme i pezzi di una vita decisamente
caotica e disordinata. Quando il suo avvocato le annuncia che è l’unica erede
legittima della famigerata e ricchissima nonna Catriona, non può credere alle
sue orecchie. Ma ciò che la sconvolge maggiormente è l’unica condizione posta
dalla nonna per entrare in possesso di tutta la sua fortuna. Jemma deve sposare
un uomo di nobili origini. Proprio lei che, in amore, prende una cantonata dopo
l’altra dietro a personaggi che farebbero accapponare la pelle alla nonna
schizzinosa. Ma la vegliarda ha proprio deciso di prendersi la sua rivincita
dall’aldilà e non c’è scappatoia legale che tenga. Come fare, dunque, per non
rinunciare a quella fortuna piovuta dal cielo? Il destino vuole che un cliente
dell’avvocato di Jemma versi in condizioni economicamente altrettanto
disastrose. Si tratta di Ashford, dodicesimo duca di Burlingham, un giovane
bello, brillante, spregiudicato e così in rosso, da rischiare di perdere beni e
titolo. L’accordo è presto fatto: a Jemma serve un titolo, ad Ashford un bel po’
di soldi. Non resta, dunque, altro da fare che organizzare un bel matrimonio di
convenienza e ognuno avrà quello che desidera. A meno che l’amore non ci metta
lo zampino…
Tra
forma e sostanza, ricevimenti e imprevisti, Felicia Kingsley ha firmato un romanzo che fa emozionare e
sorridere dalla prima all’ultima pagina. “Matrimonio
di convenienza”, infatti, si avvia ad essere la nuova rivelazione nata dal
passaparola sul Web e scoperta e pubblicata da Newton Compton a beneficio del grande pubblico di lettori. Una
storia frizzante sull’importanza delle scelte coraggiose e sull’intramontabilità
di valori universali come l’amore e l’amicizia, che non conoscono né contratti,
né convenzioni, ma solo la sensibilità dell’empatia e della naturalezza.
Un testamento
inaspettato, un antico titolo nobiliare e… un matrimonio in quattro e quattr’otto! Sono questi gli ingredienti di
“Matrimonio di convenienza”, Newton Compton, una commedia romantica che è
destinata a lasciare il segno. Raccontaci la genesi di questo romanzo: cosa ti
ha ispirato durante la stesura?
Prima
ancora della trama, credo di aver pensato ai personaggi. Continuavo ad avere in
testa questa Jemma, pasticciona ma tosta con un animo romantico, poi, insieme,
sono arrivati Ashford e Harring. Questi personaggi hanno iniziato a convivere
nella mia fantasia e in poco tempo si sono creati i legami di
odio-amore-amicizia-rivalità che tengono in piedi la trama. Il matrimonio è
stato un diversivo per fare incontrare i mondi opposti di Ashford e Jemma che,
altrimenti, non sarebbero mai stati destinati a incrociarsi. Ho cercato di
divertirmi durante la scrittura. Pur apprezzando i thriller, i romanzi a sfondo
storico e le biografie, nella mia biblioteca i rosa non mancano mai. Sono come
la cioccolata nella credenza. Quindi, se dovessi dire cosa mi ha ispirato nella
stesura ti risponderei proprio: la cioccolata. Volevo che “Matrimonio di
convenienza” fosse l’equivalente di quel quadretto di fondente (o al latte, o
bianco, o come piace) che, dopo averlo morso, ti fa sentire bene, ti fa
“staccare” dalla cruda e fredda realtà per un po’. Il guilty pleasure della giornata. Non so se ci sono riuscita, ma
l’intento era quello.
Quando e da dove nasce la
tua esigenza di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione in qualunque
momento della giornata o hai un metodo collaudato al quale non puoi rinunciare?
Io
e la scrittura ci siamo incontrate quando avevo dodici anni e ci siamo piaciute
subito. È stata una mia fedele “compagna di giochi”. Fin da piccola ho sempre
avuto la tendenza a fantasticare, a perdermi in un mondo tutto mio e a
inventare storie. L’esigenza di scrivere ha preso il sopravvento quando queste
storie stavano diventando troppe e i personaggi si stavano affollando nella mia
testa. Scrivere è stato un modo per fare ordine e liberare spazio. Un po’ come
fa Albus Silente con il suo pensatoio. Vorrei essere abbastanza veloce a
scrivere per stare al passo con la mia fantasia, ma non sempre ho il tempo o la
voglia. Qui veniamo al tipo di autrice che sono: indisciplinata. So di autrici
che tutti i giorni si danno delle soglie temporali o numero di parole da
raggiungere, ma per quanto mi riguarda non funziona. Vita e lavoro permettendo,
ci sono giorni in cui resto a fissare il monitor scrivendo e cancellando in
continuazione, altri giorni ho l’ispirazione, tutto chiaro in testa al
dettaglio, ma sto guidando in autostrada e nel tempo di rincasare, l’attimo
magico è svanito. Per arrivare a mettere il punto devo fare leva su tutta la
mia forza mentale e concentrazione. Scrivo quando posso, mattino, pomeriggio o
sera, non fa differenza, quello che non deve mancare però è la musica.
Sottofondo obbligatorio.
Come definiresti Jemma e
Ashford, gli irresistibili protagonisti della tua storia? In generale come
delinei i personaggi dei tuoi romanzi e le loro avventure?
Jemma
è incasinata, istintiva, senza filtri, un po’ tamarra ma buona come il pane. È
il prodotto del contesto in cui è cresciuta. La sua cocciutaggine è
predominante fino a metà della storia, il ché può risultare irritante, ma chi
non combatterebbe un po’ nel trovarsi con una vita in stand-by, costantemente giudicato da tutti? Ho voluto una
protagonista combattiva, perché trovo che ultimamente i personaggi femminili
dei romanzi siano un po’ troppo remissivi. Anche Ashford è figlio del suo
ambiente, ma rispetto a Jemma è un po’ più sottile, moderato, ha un suo
equilibrio. Per far venire fuori il suo carattere, Harring è fondamentale.
In
generale mi piace dare ai miei personaggi una vita, non solo l’amore. Questo
può essere ritenuto un dilungamento inutile per le fan del “bacio subito”, ma
tutte abbiamo una vita, è un dato di fatto, e questa plasma tutte le nostre
decisioni. L’instant love, l’incontro
con l’anima gemella alla prima pagina, almeno per ora, non è nelle mie corde.
Tra Tv, cinema e
letteratura, il matrimonio sembra davvero tornato di moda, tanto che sta
ispirando molti autori i quali, proprio come te, lo prendono a pretesto per
raccontare le loro storie. E tu come immagini il tuo? Prova a fare un volo di
fantasia…
Da
bambina ero ossessionata dal matrimonio! Collezionavo riviste da sposa, ma solo
per il gusto di fantasticare sugli abiti. Lo sposo era marginale quanto gli
addobbi floreali in chiesa.
Con
il tempo, ho ridimensionato il mito, complice il fatto che ho dieci cugini
molto più grandi di me e, dopo aver assistito a tutte le loro nozze, mi sono
levata la voglia.
Detto
questo, mi sono guardata la diretta del Royal Wedding comodamente seduta sul
divano, vestita elegante, con una tazza di Earl Grey.
Oggi,
credo di essere più un tipo da matrimonio a Las Vegas: vestito di organza fuxia
a balze, sposo in giacca di pelle e prete vestito da Elvis.
A cosa stai lavorando
attualmente? Svelaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.
Sto
ultimando un romanzo, sempre rosa, ma dalle venature più “cattive”, guidato dal
fil rouge della vendetta. Ma prima
che veda la luce, c’è già pronto qualcos’altro. Stavolta, però, niente
matrimoni, solo… bugie.
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