mercoledì 5 aprile 2017

Matteo Strukul: i Medici come non li avete mai letti


Da Cosimo e Lorenzo, fino a Caterina, i Medici sono una tra le famiglie del Rinascimento Italiano che ha segnato maggiormente la Storia dell’intera Europa del tempo, fra battaglie per la supremazia e faide per il potere, coniugate ad amori e intrighi di palazzo, oltre che a una passione per le arti a tutto tondo. Tra saggi e monografie, tanto è stato scritto su questi personaggi così illustri, ma nessuno è riuscito a farli entrare nell’immaginario comune, annullando quasi tutti i secoli di Storia che ci separano da loro, come Matteo Strukul grazie alla sua trilogia a loro dedicata, edita da Newton Compton, che da mesi è ai primi posti delle classifiche di vendita e nelle vetrine delle nostre librerie.
Questa trilogia si divide in “I Medici. Una dinastia al potere” che ripercorre l’ascesa per il controllo della città di Firenze dei due fratelli Cosimo e Lorenzo, dopo la morte del patriarca Giovanni; “I Medici. Un uomo al potere” che racconta la vita ricca di colpi di scena di Lorenzo il Magnifico, tra donne appassionate e avversari imprevedibili e “I Medici. Una regina al potere” che narra la tenacia e la risolutezza di Caterina e il suo difficile percorso verso il riscatto della maternità grazie al misterioso Nostradamus.
Attraverso un linguaggio narrativo forte e vibrante, Matteo Strukul ci restituisce protagonisti che sembra quasi di toccare e conoscere, tanto balzano fuori dalla pagina, grazie al suo stile scorrevole e incalzante. Il ritmo serrato della narrazione, che alterna continuamente febbrili sequenze dialogiche a descrizioni ricche e curate, rende la lettura dinamica e coinvolgente. Immagini delle battaglie, dei duelli e delle sale di palazzo scorrono davanti agli occhi del lettore assieme a tanti piccoli dettagli che, come pennellate di colore, dipingono una sorprendente Firenze senza tempo, regina delle arti e del commercio.
Una lettura imperdibile per tutti coloro che amano le atmosfere uniche del romanzo storico, senza rinunciare all’adrenalina e alla passione. 

Tra cinema, televisione e letteratura, l’Italia sta riscoprendo l’immenso valore del proprio Rinascimento e della famiglia che più di tutte ha contribuito a renderlo unico: i Medici. Raccontaci la genesi della tua trilogia composta da “I Medici. Una dinastia al potere”, “I Medici. Un uomo al potere” e “I Medici. Una regina al potere”, Newton Compton: cosa ti ha ispirato durante la stesura e cosa vuoi comunicare?

Essendo un grande lettore, oltre che uno scrittore, ho la fortuna di potermi calare in entrambi i ruoli e di scrivere, quindi, le storie che vorrei leggere. Sulla famiglia dei Medici, ad esempio, sono convinto che mancassero delle opere di narrativa, soprattutto per quanto riguarda figure come Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, ma anche su Caterina. Di sicuro c’erano molti saggi e biografie in materia, ma pochi romanzi letti e conosciuti dal grande pubblico, almeno fino a qualche mese fa.
È proprio da questa convinzione che ho iniziato a scrivere questa trilogia, ormai quasi quattro anni fa. Prima dell’uscita del primo libro, infatti, ho dedicato un paio d’anni allo studio dei documenti e delle testimonianze storiche, mentre per la stesura di tutti e tre i romanzi ho impiegato circa un anno e mezzo: un lavoro lungo, ma che adesso mi sta dando grandissime soddisfazioni. Ho raccolto tutto il materiale possibile riempiendo pagine e pagine di appunti sui fatti storici e su tante indicazioni sul contesto, dai tessuti usati, alla moda del tempo, passando per la dieta, le tecniche di combattimento con le armi rinascimentali, la geopolitica del periodo e tutto ciò che poteva aiutarmi a ricostruire quel mondo così lontano da noi.
Mi fa sorridere ripensare a quando, nel 2013, ho iniziato a studiare le storie fiorentine. Ricordo di aver appreso quasi subito che Cosimo aveva trascorso un periodo in esilio a Padova, che è la mia città, e questo mi è sembrato quasi un segno del destino che mi ha dato la spinta per continuare a costruire questo progetto e portarlo a compimento, proponendolo a un grande editore come Newton Compton, col quale desideravo collaborare già da tempo e che leggo con piacere sin dalle serie dei Tascabili Economici 100 pagine, 1000 Lire e dei Mammut. Ammiro, infatti la capacità di divulgazione e diffusione di queste edizioni a un pubblico sempre più vasto e variegato e anche l’attenzione verso gli autori, seguiti e supportati, oltre a una tradizione di saggistica dedicata ai Medici che meritava un filo di continuità con questa mia saga popolare, il cui successo è stato amplificato anche dalla contemporanea uscita della fiction Tv targata Rai, che, però, non è tratta dai miei testi.

Come sei riuscito a coniugare adrenalina e credibilità storica e come hai gestito l’interazione tra personaggi inventati e realmente esistiti? Per far sì che i lettori si appassionino ai tuoi romanzi, come bilanci attualizzazione e ricerca?

Come dicevo, la ricerca storica è indispensabile, sia per la credibilità di fatti e personaggi, sia per il ritmo che si vuole imprimere alla narrazione.  Quando mi sono dedicato a questo progetto mi sono reso conto che dovevo fare una scelta che, leggendo le recensioni dei lettori, anche all’estero, credo sia stata apprezzata dai più. Non potevo raccontare tutto, altrimenti non sarebbero bastati certo tre volumi e milleduecento pagine di storia. Quindi ho deciso di dividere la narrazione per quadri, suddividendola in mesi e anni, saltando da un evento a un altro e raccontando solo i fatti che per me erano più significativi ai fini della valorizzazione dei personaggi. Agli eventi storici ho intrecciato, così, gli archi narrativi che mi hanno permesso di mantenere un ritmo il più serrato possibile. Il taglio che ho dato alla narrazione è appositamente action, poiché volevo una storia che potesse essere apprezzata sia dal lettore appassionato di romanzo storico che vuole fedeltà rispetto ai fatti storicamente accaduti, sia al lettore di oggi che magari predilige l’aspetto narrativo scorrevole e veloce più strettamente legato all’azione, il quale è evidente in alcune sequenze specifiche collegate alle battaglie, come la Congiura dei Pazzi o la notte di San Bartolomeo e si adatta a fruitori di tutte le età. Ho notato con grande piacere che molti ragazzi hanno letto questa saga, accostandosi così alla Storia. Spesso alle presentazioni che ancora sto facendo in giro per l’Italia mi capita di veder partecipare, ad esempio, la ragazzina di 15 anni che viene accompagnata dalla mamma che ne ha 45 che, a sua volta, accompagna la mamma che ne ha 70 e così via, e questo mi dà grande soddisfazione. Il lettore è paracadutato direttamente nel vivo della storia e ne apprezza la ricostruzione dai dettagli e dai dialoghi, senza bisogno di particolari note introduttive. Probabilmente sarà questo stile estremamente attuale che rende questa trilogia così trasversale.

Nella tua carriera di autore ti sei cimentato in vari generi diversi, creando, tra l’altro alcune trilogie, tra cui quella dedicata ai Medici, appena pubblicata. Come ci si barcamena tra thriller, fantasy e storico? E quali sono le regole per strutturare una perfetta trilogia? Svelaci i tuoi segreti…

Questa sui Medici è la seconda trilogia che scrivo e mi ha fatto molto riflettere il modo così diverso in cui sono nate. La prima che ha per protagonista Mila Zago, edita da E/O, vede il mio esordio e nasce da un singolo romanzo che ha avuto un discreto successo, tanto che è stato tradotto anche all’estero e ha dato origine a una serie a fumetti. Grazie al finale aperto del primo libro ho potuto costruire un seguito e, successivamente, un terzo volume, dando vita, così, a una vera e propria trilogia, cosa che, all’inizio, non avrei mai immaginato. Non ci sono trucchi, né segreti. È stato solo grazie al successo del primo romanzo che l’editore mi ha proposto di scrivere gli altri due e io ero entusiasta all’idea.
Per la trilogia dei Medici, invece, la scelta di creare una trilogia è stata, in un certo senso obbligata fin dall’inizio ed è derivata dalla voglia di esplorare il più possibile le generazioni e i personaggi che hanno caratterizzato questa grande famiglia. E questa scelta è stata proposta all’editore giusto, che l’ha sposata e condivisa immediatamente.
Per il tipo di scrittore che mi sento di essere sono convinto che siano i personaggi a fare i libri. Sono i personaggi a guidarmi e suggerirmi quanto spazio dedicare a ciascuno di loro. Io posso costruire trama, intreccio e unire i vari punti di vista, ma, alla fine, sono loro a prendere il sopravvento, perché i personaggi devono essere memorabili e restare nel cuore e nella testa del lettore più della storia stessa. E devo dire che quando hai a che fare con personaggi come Cosimo, Lorenzo, Caterina e poi Brunelleschi, Nostradamus e Leonardo è facile rimanere stregati sin dalle prime parole! Ma anche quando ho ideato io stesso dei personaggi originali, come Mila, ho cercato di caratterizzarli il più possibile attraverso molti dettagli che colpissero l’attenzione del lettore.

È ancora possibile oggi, secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Cosa significa collaborare con un grande editore? Dai un consiglio a un esordiente che volesse seguire le tue orme.

Se dovessi dare un suggerimento a un esordiente, gli direi di avere grande determinazione e anche coraggio, perché, secondo me, soprattutto quando si scrive il primo romanzo, è inutile fare troppi calcoli per cercare di intercettare il progetto che possa avere successo a tavolino. Uno scrittore dovrebbe iniziare scrivendo il tipo di storie che conosce meglio in base alle letture che ha fatto per riuscire a esaltare il proprio talento. Personalmente, inoltre, privilegerei le ambientazioni italiane rispetto a quelle estere che possono risultare meno credibili. Un aspirante scrittore deve cercare di rimanere il più possibile integro e fedele a se stesso, alla sua storia e ai suoi personaggi per arrivare a colpire i lettori.
Una volta trovato un editore che creda in lui, lo scrittore può lasciarsi influenzare anche da altre logiche. Io stesso, prima di arrivare a vivere della mia scrittura ho intrapreso un lungo percorso con vari editori che, di volta in volta, hanno creduto nella forza narrativa delle mie idee e dei miei personaggi e mi hanno valorizzato al meglio anche in base ai loro interessi. Quella di pubblicare sempre con lo stesso editore è una prassi molto italiana, spesso imposta per esigenze di mercato e che di fatto a volte penalizza la vena creativa degli autori professionisti che non hanno la possibilità di sperimentare generi diversi, mentre io sono convinto che ogni singolo progetto vada pensato e confezionato per l’editore giusto che non dovrebbe essere sempre lo stesso.
Un autore emergente dovrebbe avere anche l’umiltà di accettare dei no, a patto di renderli uno stimolo per migliorare ciò che ancora non è abbastanza maturo nel suo lavoro, per arrivare ad essere un professionista e pian piano avere un confronto sempre maggiore con gli editori, per capire quali progetti possano funzionare per la crescita di entrambi in termini di riscontro con il pubblico, acquisendo così una sensibilità nuova.

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.

Ho molti progetti per il futuro. Quello più concreto, al momento, che sarà disponibile tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, è un romanzo dedicato alla figura di Giacomo Casanova che uscirà con Mondadori. Sarà un romanzo storico avventuroso che darà anche una rilettura in chiave romantica del personaggio di Casanova, conosciuto per la sua misoginia. Casanova era un uomo vanitoso che, a causa di questo suo difetto, sminuiva altri aspetti inediti della sua personalità che io, col mio romanzo, cerco di far rivivere, esaltandone la generosità dell’indole, il tutto incorniciato dalle meraviglie del Barocco Veneziano.
La trilogia dedicata ai Medici è in corso di uscita in molti Paesi ed è stata selezionata come finalista del Premio Selezione Bancarella di quest’anno, cosa che mi ha dato un’immensa soddisfazione, visto che si tratta di un premio che viene dato agli autori da una giuria di librerie indipendenti che, quindi, sono fuori dalle logiche dei grandi circuiti di catena o dalle recensioni dei critici e riescono meglio a intercettare i gusti più genuini del pubblico dei lettori. Le librerie indipendenti, infatti, sono importantissime sia per i lettori, sia per gli scrittori che devono molto a questi professionisti della pagina stampata per la loro formazione e crescita. 

www.matteostrukul.com




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