Clelia è una disoccupata cronica, Clarissa un’impiegata
modello e Nicoletta una giornalista determinata e indipendente. Goffa la prima,
timida la seconda, testarda e senza peli sulla lingua la terza. Tre donne e tre
storie apparentemente agli antipodi, ma in realtà una sola, visto che si tratta di tre tra i più riusciti personaggi
nati dalla penna e dall’estro creativo di Alessandra
Paoloni in questi suoi primi dieci
anni da autrice molto amata da un pubblico di lettori sempre più vasto e
variegato, vista la versatilità di questa scrittrice appassionata.
Clelia, Clarissa e Nicoletta, infatti, rappresentano tutte
un lato del carattere di Alessandra, sfaccettature brillanti di un’autrice che
è riuscita a fare del proprio talento una professione e che non fa mistero di
scrivere ciò che vorrebbe leggere, ovvero ciò che ama e ciò che conosce: una
confessione sentita e coraggiosa in un mondo dell’editoria dove il successo,
spesso, si costruisce a tavolino.
La passione per la scrittura di Alessandra, invece, risale
all’infanzia, come capita a molti, e inizia dalla poesia. Passando attraverso
generi apparentemente molto diversi, questa esigenza di scrivere è cresciuta
con lei, diventando una compagna di vita e di lavoro, soprattutto in seguito al
fortunato incontro con Newton Compton
che l’ha scoperta e selezionata tra i tanti autori che si autopubblicano sul
Web e, in seguito, ha pubblicato alcune tra le sue storie più belle, a cominciare da "Le infinite probabilità dell'amore", fino a "Hai conquistato ogni parte di me", appena uscita.
Dal romance, all’erotico, che l’hanno fatta conoscere e
apprezzare dal grande pubblico, Alessandra Paoloni non ha mai lasciato da parte
il fantasy, un genere che ama profondamente e che le permette di mostrare
aspetti inediti della sua personalità di scrittrice sensibile e piena di
fantasia, sempre pronta a creare e scoprire nuovi mondi.
Foto di Pietro Lenci - Tutti i diritti riservati |
Dalla
poesia, alla narrativa rosa, passando attraverso il fantasy e il racconto: la
tua passione per la scrittura affonda le proprie radici nella tua adolescenza.
Da cosa nasce la tua esigenza di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione
a qualunque ora del giorno o hai un metodo collaudato al quale non puoi
rinunciare?
Ciao Alessandra. Per prima cosa ti ringrazio per questa
intervista e per la possibilità che mi dai di raccontarmi ai tuoi lettori. Come
tu stessa hai detto, la mia passione per la scrittura nasce da ragazzina. Io
adoravo leggere, quando ero bambina, e ho sentito l'esigenza di iniziare a
raccontare io stessa delle storie che fossero tutta farina del mio sacco. Avevo voglia e desiderio di mettere
sulla carta i mondi e i personaggi che creavo nella mia testa, di nascosto
quasi. Scrivere, con il tempo, mi ha aiutato ad affermarmi come persona, per
prima cosa. Mi ha aiutato a svelarmi, a mettermi in gioco. Sono una persona
molto riservata e la scrittura è una delle poche cose che mi ha aiutato a
rivelarmi agli altri. Inoltre la
scrittura è un'amica che mi consola e mi aiuta nei momenti difficili. È
un'amica, però, piuttosto birichina, perché arriva quando vuole e nei momenti
più impensabili! A volte credo che le storie siano già tutte lì, davanti ai
miei occhi o nella mia testa, in attesa di essere colte. Non ho proprio un metodo,
a dir la verità. Capita che passo settimane senza scrivere. Altre volte, invece,
per mesi interi non mi stacco dal pc. Non riesco a scrivere la notte a causa
della mia miopia. Se lo faccio, il giorno dopo mi sveglio con un grande mal di
testa. Cerco quindi di sfruttare le ore del mattino e del pomeriggio, quando
posso. Comunque le storie mi aspettano. Sono pazienti quanto me.
Clelia,
Clarissa, Nicoletta: donne apparentemente molto diverse tra loro, ma
protagoniste ugualmente indimenticabili delle tue storie. Come le definiresti?
In generale, come delinei i personaggi dei tuoi romanzi e le vicende che li
coinvolgono?
Hai ragione a dire che queste tre donne sono diverse. In
sostanza rappresentano alcuni aspetti di me che già posseggo o che vorrei
possedere. Sono buffa e maldestra come Clelia, remissiva, a volte, come
Clarissa e tenace come Nicoletta, quando si tratta di difendere le cose o le
persone che amo. Loro sono me, o almeno una parte. Mi piace fare il gioco dei
ruoli, quando creo un personaggio. Cucirgli addosso una maschera e poi
strappargliela durante la narrazione. Mi piace anche ribaltare i ruoli che ho
assegnato, un po' come se stessi facendo recitare i miei personaggi su un
palcoscenico. In genere parto da un'idea generale del personaggio che si
costruisce mano a mano, volta per volta, durante la stesura del romanzo. Così
come per le storie, penso che anche i personaggi siano lì nella mia testa in
attesa di essere "partoriti".
Poi diventano i miei amici di carta e, se sono fortunata, gli amici di
carta di qualche lettore.
Che
consiglio daresti a un giovane scrittore esordiente? È ancora possibile oggi, secondo
te, fare della scrittura un mestiere a tempo pieno? Come si collabora con un
grande editore?
I consigli che do sono sempre gli stessi e sembrano
scontati: avere molta pazienza, essere umili, non pretendere di ottenere
risultati nell'arco di qualche settimana. Siamo noi a essere al servizio della
scrittura, non il contrario. Dico questo perché fare della scrittura un
mestiere è davvero molto difficile. La concorrenza è molta, anche se siamo più
o meno tutti sulla stessa barca. Bisogna lavorare sodo, scrivere molto e
cercare di arrivare al lettore non soltanto per vendere, ma, prima di tutti,
per farsi leggere. Saranno poi i lettori onesti e sinceri a cercare uno
scrittore. A volte capita poi, come nel mio fortunato caso, che sia un grande
editore a cercare uno scrittore sconosciuto. Ma attenzione: io non mi sono
adagiata sugli allori, anzi. Il mondo della grande editoria è una giungla fitta
dove ci si può perdere. Bisogna sempre tenere a mente i propri obiettivi e non
farsi mai false illusioni.
Per saper
scrivere bene, occorre, senza dubbio, leggere tanto: che libri ci sono sul tuo
comodino? Se avessi una macchina del
tempo, quali autori del passato vorresti conoscere?
Attualmente sto leggendo "Non mi uccidere" di
Chiara Palazzolo. Avevo bisogno di tornare all'atmosfera dell'urban fantasy. Ma adoro i classici, come
i libri delle sorelle Bronte. E se potessi tornare indietro, vorrei proprio
conoscere Emily Bronte o Emily Dickinson. Due figure femminili che fin da
ragazzina mi hanno sempre affascinato. Oppure vorrei scambiare due parole con
Jane Austen e chiederle qualche dritta su come scrivere un buon regency, perché rientra nei miei
progetti futuri.
A cosa stai
lavorando attualmente? Svelaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.
Devo assolutamente consegnare ai lettori, che lo aspettano
con infinita pazienza, il seguito della discendente
di Tiepole. Tornare poi all'urban fantasy sta diventando quasi un’esigenza
fisica. Nel 2018 saranno dieci anni che pubblico storie. Spero quindi di
regalare racconti e nuovi romanzi. Per me è un bel traguardo. Mi sembra ieri,
quando ho ricevuto la prima proposta di pubblicazione e invece ne è passata di
acqua sotto i ponti! Di esperienze, belle e brutte, ne ho fatte. Ma sento che
la mia strada è ancora lunga e io sono entusiasta di continuare a percorrerla.
Grazie mille per questa intervista!! È stato un vero piacere :)
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