La
prima cosa che si impara a scuola, quando ci si approccia allo studio della
Storia, è la differenza tra la Storia dell’Uomo, quella con la esse maiuscola, per intenderci, tra
epoche e dati inconfutabili, e la storia del singolo individuo, quella che si
distacca dal procedimento scientifico di conoscenza indiscutibile e si perde
nella testimonianza diretta e nel racconto. Per quanto profondamente diverse,
queste discipline si uniscono, in
campo letterario, in quello che si definisce romanzo storico, lo sposalizio per eccellenza tra la realtà di
un’epoca storica, che l’autore cerca di far rivivere più realisticamente
possibile, e la storia di personaggi inventati, che per un lettore vorace
diventano vivi e vividi tanto quanto quelli storici realmente esistiti. Ogni
scrittore che si sia cimentato nella stesura di un romanzo storico ha la
propria tecnica e il proprio stile: c’è chi si inserisce tra fenditure
inesplorate, che, per lo storico, rimangono lacune irrisolte, intrecciandovi
vicende e personaggi che abbiano buona credibilità, e chi, invece, intesse
trame inventate in modo parallelo a quanto di storico è avvenuto realmente,
lasciando che i personaggi di fantasia interagiscano anche con quelli storici.
Lasciando
da parte gli autori che utilizzano la Storia solo come un pretesto, uno sfondo
per dedicarsi ad altri generi, tra le scrittrici italiane che si occupano di
romanzo storico, dedicandosi, in particolare, alle intricate vicende della Roma
Antica, Emma Pomilio spicca per
l’accuratezza dei suoi romanzi, così vibranti e intensi, ma allo stesso tempo
scorrevoli e puliti, da farci avere l’impressione di stare viaggiando su una
macchina del tempo. La passione di Emma Pomilio per la scrittura e, in
particolare, per la Storia di Roma è di matrice antica, nasce da letture
specifiche e da una propensione alla narrazione di storie oltre la Storia che si perde nella sua infanzia, come solo i
talenti più radicati, e conferma quell’intima certezza di ogni lettore
entusiasta che la Storia non sia solo una materia da sussidiario, ma qualcosa
di vivo che, tra battaglie e dinastie, intreccia la vita di tutti noi,
influenzandoci più di quel che crediamo. Nei romanzi di Emma Pomilio, tutti
editi da Mondadori, la vera
protagonista è Roma, col suo brulicare incessante di personaggi indimenticabili,
questioni sociali ancora attuali e vicende le cui conseguenze storiche hanno
costruito la cultura e le tradizioni dell’intera Europa di oggi. Romanzi destinati
a travolgere e coinvolgere lettori di tutte le età, portandoli a viaggiare nel
tempo e nello spazio.
Avventura, intrighi e
misteri in una Roma che si perde nei secoli passati: sono questi gli
irresistibili ingredienti che caratterizzano i tuoi romanzi. Ti definisci una narratrice: quando ti sei resa conto che
questa passione sarebbe potuta diventare una professione. Come e da dove nasce
la tua esigenza di scrivere?
Vengo
da una famiglia di scrittori, ma non ho cominciato a scrivere presto, perché
volevo cambiare, affrontare cose nuove. Questa svolta si è rivelata una
forzatura, così sono tornata alle origini e ho cominciato a fare quello che so
fare meglio, inventare storie e raccontarle. Dunque ho cominciato a scrivere
per una scelta ragionata, ma non perché io mi aspetti grandi cose da questa
professione, solo perché mi piace. L’esigenza di scrivere deriva da una mia
forte predisposizione, come l’amore per la lettura, che mi ha accompagnato
tutta la vita, infatti credo che la
lettura sia stata la mia vera educazione, più di quella scolastica.
Come si struttura il romanzo storico perfetto? Quanto contano
una ricerca approfondita, un’efficace scansione dei capitoli e dei personaggi
credibili per il periodo storico trattato? Svelaci i tuoi segreti…
Il romanzo storico
perfetto non esiste, ogni romanzo risente dell’epoca in cui è scritto,
l’autore non riesce mai ad annullarsi abbastanza e riporta nel romanzo le idee
sue e del tempo in cui vive, quindi, anche se ha studiato a fondo la società e
l’epoca che descrive, commette comunque degli errori. Certo ci sono romanzi
storici fatti più o meno bene, ma lo scrittore non deve credere che basti
studiare case, vestiti, armi... la cosa più importante è la mentalità. Le
manchevolezze nella preparazione si evidenziano soprattutto nei dialoghi, parte
molto difficile. Spesso i dialoghi dei romanzi storici sono del tutto
anacronistici e rivelano spietatamente l’epoca in cui vive lo scrittore.
Solo
quando si saranno comprese a fondo la mentalità e le usanze del periodo che si
vuole narrare, allora si potranno creare dei personaggi credibili e delle
storie credibili. È per questo che io sono molto scettica verso gli scrittori
di romanzi storici che cambiano spesso epoca, perché già è molto difficile
immedesimarsi in una sola.
È ancora possibile oggi,
secondo te, fare della scrittura un mestiere a tempo pieno? Cosa significa
collaborare con un grande editore? Dai un suggerimento a un giovane che volesse
seguire le tue orme.
Fare della scrittura un
mestiere a tempo pieno è il sogno degli scrittori, ma si avvera per pochi, sono
pochi gli scrittori che vivono di scrittura e pochissimi
nella nostra piccola Italia, (piccola come mercato) in cui si vendono pochi
libri: è un sogno che si può avverare nei paesi anglofoni, dove c’è la
possibilità di vendere molte copie proprio perché c’è un più vasto mercato.
Inoltre per gli scrittori italiani è anche molto difficile farsi tradurre
all’estero. Credo sia per questo che solitamente gli scrittori italiani hanno
un doppio lavoro.
Il
grande editore ha una grossa distribuzione e questa è una cosa molto
importante, ma ha di solito anche ottimi redattori, che sanno contribuire ai
giusti miglioramenti del libro. Lavorare con un grande editore è una cosa buona
proprio per questo, perché si ha a che fare di solito con persone preparate. In
particolare io scrivo romanzi ambientati nell’Antica Roma e la persona
preparatissima che fa l’editing dei miei libri è una grande conoscitrice del
mondo classico. Non è facile ottenere queste cose e io mi sento fortunata ad
aver pubblicato con Mondadori.
A
un giovane che vuole fare il romanziere suggerisco di leggere tanto per
formarsi, ma di non imitare mai nessuno, di avere il coraggio di seguire il suo
istinto, di dare spazio alle sue intuizioni e scrivere di quello che conosce
meglio, solo col suo entusiasmo potrà entusiasmare qualcuno. Direi: “Giovane scrittore, cerca il tuo stile, solo
se sarai autentico riuscirai”. Da epigoni può sembrare più facile
all’inizio, ma poi... è il nulla.
Roma è indiscussa
protagonista di tutti i tuoi romanzi: cosa ti lega a questa città dalla storia
intricata e complessa? Quali opere e quali autori ti hanno ispirato
maggiormente nel tuo percorso di autrice?
Di
Roma mi affascina proprio la lunga storia intricata e complessa: su Roma non si
finisce mai di imparare, perché è stata grande e ha cambiato le sorti di tanti
popoli. La sua storia è la storia dei suoi rapporti con i popoli diversi e agguerriti
con cui si è scontrata e dai quali ha sempre preso il meglio, non solo bottino
e tasse, ma anche cultura. L’apertura mentale dei Romani antichi è
ineguagliabile. Scrivendo su Roma ho potuto ampliare le mie conoscenze dei
Celti, dei Germani, degli Etruschi. Su Roma si scoprono di continuo cose nuove.
Roma non è qualcosa di morto in libri polverosi o in epigrafi spezzate, come
pensa tanta gente, Roma è dentro di noi perché parte fondante della nostra
cultura. Oggi l’archeologia, che si serve di sistemi sofisticati, ci offre
nuove interpretazioni della storia di Roma. Stanno diventando credibili cose
ritenute mitiche. Questo ha aperto nuove prospettive anche per il romanziere,
che può considerare alcune pagine di storia da un diverso punto di vista.
Cara
Alessandra, mi chiedi se ci sono autori che mi hanno ispirato per scrivere i
miei romanzi. Ho sempre letto tanto, ma, finita l’adolescenza, nulla ha più
avuto su di me un’influenza significativa. Già allora avevo maturato il mio
gusto. Avevo letto Salgari, Twain, Alcott, Verne, Hugo, Dumas, Manzoni,
Melville, e già c’era tutto quello che avrei scritto: azione, avventura e
mistero, con in più la mia particolare predisposizione a sondare i problemi
sociali. Uno strano mix in cui oggi mi riconosco e che si è creato con le
letture fatte da giovanissima. Almeno credo, o forse avevo fatto queste letture
perché ero predisposta?
Sto
lavorando a un romanzo sulla Roma dei Tarquini e su un personaggio
particolarmente enigmatico, Mastarna – Servio Tullio. Parliamo della Roma
arcaica. Non abbiamo molti documenti, non abbiamo certezze e le società
arcaiche sono difficili da capire e da narrare, proprio come è difficile da
comprendere per noi il pensiero arcaico, in cui il soprannaturale, il sacro, è
tanto mescolato all’umano, che non c’è una netta divisione tra i due ambiti. Si
tratta di una sfida e io mi metto in gioco.
Grazie
Alessandra dello spazio che mi hai offerto e un caro saluto ai tuoi lettori.
Nessun commento:
Posta un commento