Le
regole sono poche e semplici, ma la più importante è mantenere il segreto. Il
quaderno di Eva non è un quaderno qualsiasi. Non è un diario al quale
raccontare qualcosa che ci è accaduto, ma una molla che ci spinge a prendere
una decisione. Ad agire. A essere artefici del nostro destino, come, in un
certo senso, fu Eva, la prima donna a ribellarsi a una sorte già scritta. Sul
quaderno di Eva ogni donna riscrive e racconta un capitolo importante della
propria esistenza. Il primo o l’ultimo, poco importa. Tra amore, amicizia,
violenza e frustrazione, sono tante le donne che si raccontano sul quaderno di
Eva, in un susseguirsi di storie di vita e di riscatto sempre nuove, visto che
il quaderno passa di mano in mano. A venire pubblicato da un editore
coraggioso, infatti, è solo uno dei tanti quaderni che contiene una piccola
testimonianza di come alcune donne hanno preso in mano la propria vita senza
paura, senza vergogna e senza riserve.
“Il quaderno di Eva”,
Parallelo 45 Edizioni, di Elena Magnani, è molto più di un
romanzo originale e sopra le righe. Quando si inizia la lettura tutto sembra vero, quasi come in quelle
pellicole che iniziano con “tratto da una storia vera”. In realtà nulla è vero, nel senso più autentico del
termine, ma tutto potrebbe esserlo e molte lettrici si riconosceranno in una Eva o nell’altra. Nel romanzo Elena,
l’ultima donna a raccontare la propria storia sul quaderno, invia queste pagine
a un editore pregandolo di pubblicarle. Il quaderno di Eva, infatti, non è solo
una leggenda metropolitana, illustra Elena. Nelle prime pagine è spiegato
tutto: ogni donna che riceve il quaderno deve raccontarvi la propria storia e
il modo in cui ha deciso di dare una svolta alla propria esistenza, firmandosi
semplicemente come “Eva” e facendo in modo che nessuna delle persone di cui
parla venga riconosciuta. Una volta finito deve fare sì che un’altra donna, a
lei sconosciuta, venga in possesso del quaderno e così via. All’interno di
queste pagine scottanti, talvolta crude, talaltra malinconiche, si raccontano
storie di vita quotidiana, in cui le donne protagoniste sono vittime e
carnefici allo stesso tempo, tutte in cerca del proprio posto e del proprio
riscatto, per avere giustizia a ogni costo.
La
donna di oggi, infatti, non vive una vita più semplice o più libera delle donne
di epoche passate. Pregiudizi e aspettative costellano anche la vita delle donne
del duemila, più indipendenti, ma ugualmente fragili. Elena Magnani ha trovato
un modo innovativo di raccontare le donne toccando tanti temi di grande
attualità: dal lavoro, all’amicizia, passando per la violenza, fisica o
psicologica, la maternità e tanto altro, tutto con realismo e delicatezza allo
stesso tempo, adattando di volta in volta il proprio stile alla personalità
della protagonista. Un caleidoscopio di storie che hanno i colori vivaci della
modernità, della giustizia e della solidarietà.
Un misterioso quaderno
che passa di mano in mano e sembra raccogliere alcuni tra i segreti più
inconfessabili mai scritti che hanno un denominatore comune: le protagoniste
sono sempre le donne, vittime e carnefici nello stesso tempo, ma sempre in
cerca di riscatto e giustizia. Raccontaci la genesi di “Il quaderno di Eva”,
Parallelo 45 Edizioni, un libro originale e toccante: cosa ti ha ispirato
durante la stesura? E cosa volevi comunicare?
Ciao
Alessandra, grazie per questa intervista. “Il quaderno di Eva” è nato per caso.
Avevo avuto una settimana bruttissima, alcune persone si erano comportate male
ed ero disgustata e delusa. La storia è nata dalla rabbia. Sono una persona
buona per natura e ogni persona buona, arrivata al limite, esplode. Io l’ho
fatto scrivendo. Alcuni fatti sono ispirati a storie vere, ad esempio tanti
anni fa una mia ex compagnia di scuola mi rubò veramente il lavoro per
l’estate, come nell’episodio di Eva-babysitter. Avevo solo il desiderio di
tirare fuori alcuni sassolini che dolevano da molto nella scarpa. All’inizio
erano mini-racconti legati tra loro da un filo sottile. Poi lessi l’articolo di
una piccola/media casa editrice e pensai che potesse essere quella giusta per
la mia idea. Senza riflettere inviai una mail al direttore editoriale
proponendogli la pubblicazione di questo quaderno come se fosse reale e che
davvero lo avessi trovato. Solo alla fine aggiunsi che quello era l’inizio del
romanzo. Nel giro di un paio di settimane mi risposero chiedendomi di inviargli
il manoscritto. A quel punto fu panico totale: avevo solo poche pagine buttate
giù a penna. Nei successivi dieci giorni lavorai al testo incessantemente e
glielo inviai. Mentre facevo le dovute modifiche, aggiunsi l’ultima parte, la
mia. Il mio intento era dare speranza. Allungare una mano ad altre donne e
sussurrare, come in un sogno, che dentro siamo forti e belle, che nessuno ci
può piegare se non siamo noi a permetterlo. Che dobbiamo combattere per la
nostra serenità.
Amore, amicizia,
violenza, frustrazione, ma anche tante piccole vicende di vita quotidiana: come
e perché hai scelto di trattare questi temi nel tuo libro in modo innovativo e
originale?
La
felicità e l’infelicità nascono e vivono nella quotidianità delle nostre giornate.
Noi donne conviviamo con emozioni contrastanti e ricopriamo i ruoli più
disparati all’interno di una famiglia. Siamo quelle più soggette a sentirci in
colpa se tutto non fila liscio come gli altri vorrebbero e a subire le critiche
per non essere quel “abbastanza” che la società ci impone di essere. Basta
andare in un negozio di giocattoli e guardare quelli nel reparto femminile. Già
dalla primissima età siamo addestrate per diventare mamme e mogli perfette. Ho
solo dato voce a chi voce non ne ha, a chi vorrebbe urlare basta e non può. Nel romanzo ho portato agli estremi le reazioni di
queste donne, ma ciò che le rende frustrate, insoddisfatte e tristi, sono
motivazioni che potrebbero toccare ognuna di noi. L’espediente del quaderno mi
ha dato la possibilità di raccontare tante situazioni in modo semplice, senza
appesantire la storia con troppe protagoniste.
In fondo siamo tutte un po’ Eva, sarà per questo
che è proprio così che si chiamano tra loro le varie protagoniste che
raccontano le loro esperienze su questo quaderno e sono profondamente legate a
questa figura metaforica di prima donna.
Chi è per te Eva?
Eva
è colei che ha offerto la mela ad Adamo, colei che ha disubbidito. Per questo
ho scelto il nome Eva. Perché queste donne scelgono di staccare la mela
dall’albero proibito e di mangiarla. È anche vero che ognuna di noi può essere
Eva, perché possiamo rispecchiarci nelle protagoniste.
Per
me la vera Eva è l’ultima del
romanzo, quella che sceglie liberamente. Che dice basta e rompe la catena. Ritengo
che siamo noi le artefici del nostro destino. Siamo noi che dobbiamo decidere
che gli altri ci devono rispetto. Dobbiamo essere noi, senza imposizioni date dalla
società o dalla cultura, a scegliere ciò che vogliamo essere.
Da dove nasce la tua esigenza
di scrivere? Che autrice sei: segui l’ispirazione in qualsiasi momento della
giornata o hai un metodo ben preciso al quale non puoi rinunciare?
Ho
sempre sognato a occhi aperti, inventando storie e ambientazioni, l’ispirazione
può arrivare da tutto. A volte parto da una frase che mi suona bene per
costruire la storia. Non ho un metodo preciso, né un momento più propizio.
Visualizzo le scene e i dialoghi e poi li scrivo. Con il romanzo su cui sto
lavorando ora, ho provato la tecnica della scaletta. Può essere utile, anche se
sono sicura che non la seguirò alla lettera, ma l’imprevisto è il bello della
scrittura. A chi mi chiede perché scrivo, di solito propino una risposta
confezionata, incartata e infiocchettata, la verità è che non lo so. Mi piace,
mi libera la mente. Mi dà pace. E inventare storie per me è come respirare.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.
Ho
finito da poco un romanzo ambientato nel ’44 in Garfagnana, dove vivo, e che ora
è in lettura presso due editor importanti. Ho appena aperto un blog per
raccontare alcune mie esperienze, ma soprattutto per aiutare gli scrittori e
gli aspiranti, a vivere felicemente questa esperienza, usando anche tecniche di
PNL, comunicazione e scrittura persuasiva. Sto scrivendo un nuovo romanzo, dalla
piega che ha preso potrebbe diventare un noir, e ho un’altra storia che da
qualche giorno mi sfarfalla nella testa. L’anno scorso ho seguito un corso di
scrittura per migliorarmi e probabilmente ne seguirò un altro e mi piacerebbe
seguire anche un corso di editing. Credo che in questo campo cercare di
ottenere di più da se stessi per dare storie migliori ai lettori, sia
fondamentale.
Grazie
ancora, Alessandra, per questa straordinaria possibilità e soprattutto per
avermi stimolato a raccontarmi con le tue domande interessanti e puntuali.
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