Da
Cosimo e Lorenzo, fino a Caterina, i Medici sono una tra le famiglie del
Rinascimento Italiano che ha segnato maggiormente la Storia dell’intera Europa
del tempo, fra battaglie per la supremazia e faide per il potere, coniugate ad
amori e intrighi di palazzo, oltre che a una passione per le arti a tutto
tondo. Tra saggi e monografie, tanto è stato scritto su questi personaggi così
illustri, ma nessuno è riuscito a farli entrare nell’immaginario comune,
annullando quasi tutti i secoli di Storia che ci separano da loro, come Matteo Strukul grazie alla sua trilogia a loro dedicata, edita da Newton Compton, che da mesi è ai primi
posti delle classifiche di vendita e nelle vetrine delle nostre librerie.
Questa
trilogia si divide in “I Medici. Una
dinastia al potere” che ripercorre l’ascesa per il controllo della città di
Firenze dei due fratelli Cosimo e Lorenzo, dopo la morte del patriarca
Giovanni; “I Medici. Un uomo al potere”
che racconta la vita ricca di colpi di scena di Lorenzo il Magnifico, tra donne
appassionate e avversari imprevedibili e “I
Medici. Una regina al potere” che narra la tenacia e la risolutezza di
Caterina e il suo difficile percorso verso il riscatto della maternità grazie
al misterioso Nostradamus.
Attraverso
un linguaggio narrativo forte e vibrante, Matteo Strukul ci restituisce
protagonisti che sembra quasi di toccare e conoscere, tanto balzano fuori dalla
pagina, grazie al suo stile scorrevole e incalzante. Il ritmo serrato della
narrazione, che alterna continuamente febbrili sequenze dialogiche a
descrizioni ricche e curate, rende la lettura dinamica e coinvolgente. Immagini
delle battaglie, dei duelli e delle sale di palazzo scorrono davanti agli occhi
del lettore assieme a tanti piccoli dettagli che, come pennellate di colore,
dipingono una sorprendente Firenze senza tempo, regina delle arti e del
commercio.
Una
lettura imperdibile per tutti coloro che amano le atmosfere uniche del romanzo
storico, senza rinunciare all’adrenalina e alla passione.
Tra cinema, televisione e
letteratura, l’Italia sta riscoprendo l’immenso valore del proprio Rinascimento
e della famiglia che più di tutte ha contribuito a renderlo unico: i Medici. Raccontaci
la genesi della tua trilogia composta
da “I Medici. Una dinastia al potere”, “I Medici. Un uomo al potere” e “I
Medici. Una regina al potere”, Newton Compton: cosa ti ha ispirato durante la
stesura e cosa vuoi comunicare?
Essendo
un grande lettore, oltre che uno scrittore, ho la fortuna di potermi calare in
entrambi i ruoli e di scrivere, quindi, le storie che vorrei leggere. Sulla
famiglia dei Medici, ad esempio, sono convinto che mancassero delle opere di
narrativa, soprattutto per quanto riguarda figure come Cosimo il Vecchio e
Lorenzo il Magnifico, ma anche su Caterina. Di sicuro c’erano molti saggi e
biografie in materia, ma pochi romanzi letti e conosciuti dal grande pubblico,
almeno fino a qualche mese fa.
È
proprio da questa convinzione che ho iniziato a scrivere questa trilogia, ormai
quasi quattro anni fa. Prima dell’uscita del primo libro, infatti, ho dedicato
un paio d’anni allo studio dei documenti e delle testimonianze storiche, mentre
per la stesura di tutti e tre i romanzi ho impiegato circa un anno e mezzo: un
lavoro lungo, ma che adesso mi sta dando grandissime soddisfazioni. Ho raccolto
tutto il materiale possibile riempiendo pagine e pagine di appunti sui fatti
storici e su tante indicazioni sul contesto, dai tessuti usati, alla moda del
tempo, passando per la dieta, le tecniche di combattimento con le armi
rinascimentali, la geopolitica del periodo e tutto ciò che poteva aiutarmi a
ricostruire quel mondo così lontano da noi.
Mi
fa sorridere ripensare a quando, nel 2013, ho iniziato a studiare le storie
fiorentine. Ricordo di aver appreso quasi subito che Cosimo aveva trascorso un
periodo in esilio a Padova, che è la mia città, e questo mi è sembrato quasi un
segno del destino che mi ha dato la
spinta per continuare a costruire questo progetto e portarlo a compimento,
proponendolo a un grande editore come Newton Compton, col quale desideravo
collaborare già da tempo e che leggo con piacere sin dalle serie dei Tascabili
Economici 100 pagine, 1000 Lire e dei
Mammut. Ammiro, infatti la capacità
di divulgazione e diffusione di queste edizioni a un pubblico sempre più vasto
e variegato e anche l’attenzione verso gli autori, seguiti e supportati, oltre
a una tradizione di saggistica dedicata ai Medici che meritava un filo di
continuità con questa mia saga popolare, il cui successo è stato amplificato
anche dalla contemporanea uscita della fiction
Tv targata Rai, che, però, non è tratta dai miei testi.
Come sei riuscito a
coniugare adrenalina e credibilità storica e come hai gestito l’interazione tra
personaggi inventati e realmente esistiti? Per far sì che i lettori si
appassionino ai tuoi romanzi, come bilanci attualizzazione e ricerca?
Come
dicevo, la ricerca storica è indispensabile, sia per la credibilità di fatti e
personaggi, sia per il ritmo che si vuole imprimere alla narrazione. Quando mi sono dedicato a questo progetto mi
sono reso conto che dovevo fare una scelta che, leggendo le recensioni dei
lettori, anche all’estero, credo sia stata apprezzata dai più. Non potevo
raccontare tutto, altrimenti non
sarebbero bastati certo tre volumi e milleduecento pagine di storia. Quindi ho
deciso di dividere la narrazione per quadri, suddividendola in mesi e anni,
saltando da un evento a un altro e raccontando solo i fatti che per me erano
più significativi ai fini della valorizzazione dei personaggi. Agli eventi
storici ho intrecciato, così, gli archi narrativi che mi hanno permesso di
mantenere un ritmo il più serrato possibile. Il taglio che ho dato alla
narrazione è appositamente action,
poiché volevo una storia che potesse essere apprezzata sia dal lettore
appassionato di romanzo storico che vuole fedeltà rispetto ai fatti
storicamente accaduti, sia al lettore di oggi che magari predilige l’aspetto
narrativo scorrevole e veloce più strettamente legato all’azione, il quale è
evidente in alcune sequenze specifiche collegate alle battaglie, come la
Congiura dei Pazzi o la notte di San Bartolomeo e si adatta a fruitori di tutte
le età. Ho notato con grande piacere che molti ragazzi hanno letto questa saga,
accostandosi così alla Storia. Spesso alle presentazioni che ancora sto facendo
in giro per l’Italia mi capita di veder partecipare, ad esempio, la ragazzina
di 15 anni che viene accompagnata dalla mamma che ne ha 45 che, a sua volta,
accompagna la mamma che ne ha 70 e così via, e questo mi dà grande
soddisfazione. Il lettore è paracadutato direttamente nel vivo della storia e
ne apprezza la ricostruzione dai dettagli e dai dialoghi, senza bisogno di
particolari note introduttive. Probabilmente sarà questo stile estremamente
attuale che rende questa trilogia così trasversale.
Nella tua carriera di
autore ti sei cimentato in vari generi diversi, creando, tra l’altro alcune
trilogie, tra cui quella dedicata ai Medici, appena pubblicata. Come ci si
barcamena tra thriller, fantasy e storico? E quali sono le regole per
strutturare una perfetta trilogia?
Svelaci i tuoi segreti…
Questa
sui Medici è la seconda trilogia che scrivo e mi ha fatto molto riflettere il
modo così diverso in cui sono nate. La prima che ha per protagonista Mila Zago,
edita da E/O, vede il mio esordio e nasce da un singolo romanzo che ha avuto un
discreto successo, tanto che è stato tradotto anche all’estero e ha dato
origine a una serie a fumetti. Grazie al finale aperto del primo libro ho
potuto costruire un seguito e, successivamente, un terzo volume, dando vita,
così, a una vera e propria trilogia, cosa che, all’inizio, non avrei mai immaginato.
Non ci sono trucchi, né segreti. È stato solo grazie al successo del primo
romanzo che l’editore mi ha proposto di scrivere gli altri due e io ero
entusiasta all’idea.
Per
la trilogia dei Medici, invece, la scelta di creare una trilogia è stata, in un
certo senso obbligata fin dall’inizio ed è derivata dalla voglia di esplorare
il più possibile le generazioni e i personaggi che hanno caratterizzato questa
grande famiglia. E questa scelta è stata proposta all’editore giusto, che l’ha
sposata e condivisa immediatamente.
Per
il tipo di scrittore che mi sento di essere sono convinto che siano i
personaggi a fare i libri. Sono i personaggi a guidarmi e suggerirmi quanto
spazio dedicare a ciascuno di loro. Io posso costruire trama, intreccio e unire
i vari punti di vista, ma, alla fine, sono loro a prendere il sopravvento, perché i personaggi devono essere
memorabili e restare nel cuore e nella testa del lettore più della storia
stessa. E devo dire che quando hai a che fare con personaggi come Cosimo, Lorenzo,
Caterina e poi Brunelleschi, Nostradamus e Leonardo è facile rimanere stregati
sin dalle prime parole! Ma anche quando ho ideato io stesso dei personaggi
originali, come Mila, ho cercato di caratterizzarli il più possibile attraverso
molti dettagli che colpissero l’attenzione del lettore.
È ancora possibile oggi,
secondo te, fare della scrittura una professione a tempo pieno? Cosa significa
collaborare con un grande editore? Dai un consiglio a un esordiente che volesse
seguire le tue orme.
Se
dovessi dare un suggerimento a un esordiente, gli direi di avere grande
determinazione e anche coraggio, perché, secondo me, soprattutto quando si
scrive il primo romanzo, è inutile fare
troppi calcoli per cercare di intercettare il progetto che possa avere
successo a tavolino. Uno scrittore dovrebbe iniziare scrivendo il tipo di
storie che conosce meglio in base alle letture che ha fatto per riuscire a
esaltare il proprio talento. Personalmente, inoltre, privilegerei le
ambientazioni italiane rispetto a quelle estere che possono risultare meno
credibili. Un aspirante scrittore deve cercare di rimanere il più possibile
integro e fedele a se stesso, alla sua storia e ai suoi personaggi per arrivare
a colpire i lettori.
Una
volta trovato un editore che creda in lui, lo scrittore può lasciarsi
influenzare anche da altre logiche. Io stesso, prima di arrivare a vivere della mia scrittura ho intrapreso
un lungo percorso con vari editori che, di volta in volta, hanno creduto nella
forza narrativa delle mie idee e dei miei personaggi e mi hanno valorizzato al
meglio anche in base ai loro interessi. Quella di pubblicare sempre con lo
stesso editore è una prassi molto italiana, spesso imposta per esigenze di
mercato e che di fatto a volte penalizza la vena creativa degli autori
professionisti che non hanno la possibilità di sperimentare generi diversi,
mentre io sono convinto che ogni singolo progetto vada pensato e confezionato
per l’editore giusto che non dovrebbe essere sempre lo stesso.
Un
autore emergente dovrebbe avere anche l’umiltà di accettare dei no, a patto di renderli uno stimolo per
migliorare ciò che ancora non è abbastanza maturo nel suo lavoro, per arrivare
ad essere un professionista e pian piano avere un confronto sempre maggiore con
gli editori, per capire quali progetti possano funzionare per la crescita di
entrambi in termini di riscontro con il pubblico, acquisendo così una
sensibilità nuova.
Ho
molti progetti per il futuro. Quello più concreto, al momento, che sarà
disponibile tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, è un romanzo
dedicato alla figura di Giacomo Casanova che uscirà con Mondadori. Sarà un
romanzo storico avventuroso che darà anche una rilettura in chiave romantica
del personaggio di Casanova, conosciuto per la sua misoginia. Casanova era un
uomo vanitoso che, a causa di questo suo difetto, sminuiva altri aspetti
inediti della sua personalità che io, col mio romanzo, cerco di far rivivere,
esaltandone la generosità dell’indole, il tutto incorniciato dalle meraviglie
del Barocco Veneziano.
La
trilogia dedicata ai Medici è in corso di uscita in molti Paesi ed è stata
selezionata come finalista del Premio Selezione Bancarella di quest’anno, cosa
che mi ha dato un’immensa soddisfazione, visto che si tratta di un premio che
viene dato agli autori da una giuria di librerie indipendenti che, quindi, sono
fuori dalle logiche dei grandi circuiti di catena o dalle recensioni dei
critici e riescono meglio a intercettare i gusti più genuini del pubblico dei
lettori. Le librerie indipendenti, infatti, sono importantissime sia per i
lettori, sia per gli scrittori che devono molto a questi professionisti della
pagina stampata per la loro formazione e crescita.
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