È
il caso che più di tutti ha tenuto col fiato sospeso l’Italia intera negli
ultimi quarant’anni e sul quale ancora si discute, nonostante una verità
processuale vi abbia messo la parola fine: si tratta dei delitti del Mostro di
Firenze. Non tutti i misteri che si celano dietro a questi omicidi, infatti,
sono stati svelati dai processi a Pietro Pacciani e ai cosiddetti compagni di merende. Nel corso degli
anni si sono susseguite numerose piste investigative in merito, che hanno
cercato di far luce sulle vicende legate ai delitti del Mostro, avvalendosi
anche della testimonianza del reo confesso Giancarlo Lotti e scavando a fondo
sulla presenza di mandanti ignoti mossi dai più disparati moventi, tuttavia,
tra gli esperti si ha la sensazione che ci sia ancora molto da scoprire, al di là di ogni ragionevole dubbio. È proprio
tra le fenditure di questo dibattito ancora aperto che si inserisce “Mostro di Firenze. Al di là di ogni
ragionevole dubbio”, Runa Editrice,
il libro inchiesta che nasce dal reportage di Paolo Cochi e che il documentarista ha scritto insieme a Francesco Cappelletti e Michele Bruno, dopo aver condotto una
serie di ricerche su quello che ormai è a tutti gli effetti un cold case sul quale non si dovrebbe
smettere di indagare, viste le numerose incongruenze.
Ciò
che rende questo libro una delle opere più complete sul Mostro di Firenze, che
ripercorre tutti i delitti, riempiendo i vuoti lasciati dalle inchieste
giudiziarie attraverso documenti inediti e nuove piste, è la capacità degli
autori di coniugare la passione dell’inchiesta giornalistica, con l’obiettività
del documentario impresso su carta, arricchendo il testo con pareri di esperti
e criminologi studiosi del caso. Paolo Cochi costruisce l’inchiesta non
tralasciando nessuna delle nuove verità già anticipate col reportage televisivo
e conducendo il lettore ancora più a fondo, omicidio, dopo omicidio, verso
nuove ipotesi investigative che danno risposte in grado di far riflettere anche
i non addetti ai lavori.
Di
particolare interesse è, senza dubbio, la nuova dinamica emersa circa il
delitto degli Scopeti, uno dei più sanguinosi e dei più complessi da
ricostruire che, grazie alla nuova lettura di Paolo Cochi, il quale analizza
scrupolosamente i testimoni dell’epoca, assume tinte ancor più cruente, ma
potrebbe portare a nuovi risvolti che ci conducono verso un’unica direzione:
continuare a indagare con la determinazione e l’ingegno di chi deve immergersi
nel buio del passato per spiegare i dubbi del presente.
Quello del Mostro di
Firenze è uno dei misteri più apparentemente impenetrabili e dei casi più
complessi del nostro Paese. “Mostro di Firenze. Al di là di ogni ragionevole
dubbio”, Runa Editrice, scritto in concerto con Francesco Cappelletti e Michele
Bruno, è una delle pubblicazioni più complete in merito che, oltre a
ripercorrere la storia dei fatti, rivede scrupolosamente l’inchiesta
giudiziaria, colmandone le lacune con nuove e promettenti piste investigative.
Cosa vi ha spinti a intraprendere questo ambizioso percorso? Quali obiettivi
avete raggiunto e contro quali ostacoli vi siete scontrati durante la stesura?
L’idea
nacque subito dopo la trasmissione di un reportage televisivo in merito. Mi fu
chiesto di realizzare un libro che cristallizzasse
tutta la vicenda e, in particolare, la parte relativa a tutte le imbarazzanti dichiarazioni
del reo-confesso Giancarlo Lotti. L’obiettivo
era dare una visione più ampia di tutta la vicenda attraverso la documentazione
di indagine e gli atti processuali. Visione, quindi, scevra da qualsiasi
interpretazione personale o ipotesi alternative. Solo attraverso i documenti si può realmente
capire che i dati oggettivi sono molto diversi dai giudizi espressi nelle
sentenze dei giudici. Tutto si basa sulle dichiarazioni di un “pentito”, la cui
credibilità era molto discutibile e quello che questo signore ci racconta al
processo si discosta dai dati oggettivi al limite dell’inverosimile. Le
sentenze vanno rispettate, ma non per forza si deve essere d’accordo,
specialmente quando vi sono elementi comprovati, peraltro risultanti dalle
stesse indagini, che ci raccontano tutt’altro.
La
ricostruzione dei fatti che ha portato alla condanna dei cosiddetti compagni di merende e che, come già
detto, si basa pressoché esclusivamente sulle parole del Lotti, è contraddetta
inequivocabilmente sia dai rilievi operati nell’immediatezza sui luoghi dei
delitti, sia dalle testimonianze raccolte all’epoca, sia dalle risultanze
scientifiche odierne e passate.
Gli
ostacoli al nostro lavoro sono stati tantissimi: uno su tutti la difficoltà di
reperire la documentazione storica della vicenda, un lavoro decennale svolto
con pazienza e costanza da parte di tutti noi autori.
Accanto alla storia dei
singoli delitti e a molti documenti inediti, avete approfondito diffusamente le
novità recentemente emerse sul delitto degli Scopeti, rivoluzionando le ipotesi
fatte fino a oggi. A quali interessanti conclusioni siete giunti?
La
conclusione prioritaria, che si basa su solidissime basi scientifiche, è che la
notte dell’ultimo delitto non era domenica 8 settembre. Poi ci sono altri
elementi importanti tratti da testimonianze ritrovate negli atti che smontano
pezzo per pezzo i racconti del testimone Lotti.
Tutto
il resto rimane assolutamente interpretabile e sarà il lettore a crearsi i
propri convincimenti e le ipotesi che ritiene più verosimili. Nel libro
forniamo i dati e i documenti, approfondendo attraverso il parere di esperti e
professionisti, tutti gli aspetti più importanti della vicenda.
Inoltre,
per quanto riguarda le testimonianze ritenute attendibili, scopriamo, invece,
verbali dell’epoca alla mano, che le stesse sono fumose ed equivocabili. Nel
delitto degli Scopeti, vi sono alcune significative testimonianze ritenute
determinanti, che, invece, non dimostrano assolutamente nulla. Ad esempio, sui
presunti spari sentiti la domenica sera da una signora tedesca, dai verbali
risulta invece che: “Io la notte del
delitto ero con i miei familiari fuori, nel giardino di questa casa, a una
certa ora, verso le 24.00 ho udito un rumore, come di stappo di bottiglia di
spumante. Ho sentito un rumore che mi ha dato l'impressione che potesse essere
lo stappo di una bottiglia di spumante. Entrammo tutti quanti...”
Questo
sarebbe un riscontro? Mi sono domandato. Non solo: si dice, inoltre, che fu
servita la colazione ai ragazzi francesi la domenica mattina, ma, in realtà, il
teste in questione si limitò a dire che vide solo una ragazza coi capelli
corti, mentre Nadine aveva i capelli lunghi, oltretutto non facendo nessuna
menzione sulla presenza di un ragazzo insieme a lei. Quindi la persona che fu
vista la domenica mattina era una donna da sola che di sicuro non era Nadine.
In qualità di regista e
documentarista ti occupi di questo cold
case da molti anni, tanto che sei diventato uno dei massimi esperti in
materia. Come è cambiata la tua professione di reporter da quando ti sei
imbattuto nei delitti del Mostro? Raccontaci un episodio, un aneddoto, una
storia che ti ha fatto comprendere che stavi percorrendo la strada giusta.
Vi
è da dire che questo reportage era inizialmente un RVM destinato a una nota
trasmissione televisiva settimanale su rete nazionale e di cui un “coraggioso” e
affermato autore aveva inizialmente condiviso gli esiti, inviandomi in varie parti
d’Italia a raccogliere interviste. La puntata dedicata al Mostro di Firenze era
già stata programmata in scaletta nel palinsesto del programma per il luglio
2015, ma, pochi giorni prima dalla messa in onda, quando era ormai tutto
pronto, venni chiamato al telefono. La puntata sul Mostro di Firenze era stata
annullata. Motivo? Nessuna spiegazione plausibile mi fu fornita. Il reportage
TV fu comunque portato a termine e trasmesso su un emittente minore, non prima,
però, di aver anticipato la notizia sui quotidiani.
Le
reazioni alla pubblicazione del reportage e, successivamente, del libro furono
alquanto curiose. Dapprima ci fu un forte clamore, prima a Firenze e poi anche
da parte della stampa nazionale. I ROS acquisirono il filmato e dopo il libro. Da
lì è seguito un inquietante e improvviso silenzio da parte di tutta la stampa
fiorentina.
Come si costruisce un
libro inchiesta equilibrato e coerente? Come si conciliano testimonianze,
documenti e ricerca di novità con le verità cristallizzate dalla giustizia? Che
ruolo ha, o potrebbe avere, al giorno d’oggi, l’informazione e l’opinione pubblica
nella risoluzione di casi tanto complessi e lontani nel tempo, sempre più
soggetti all’investigazione scientifica?
Il
libro inchiesta si costruisce attraverso una documentazione dettagliata e
minuziosa, verificando tutte le fonti; prima con un’operazione di raccolta dei
documenti, poi parlando con tutte le persone possibili che abbiano avuto a che
fare con la vicenda storica, investigativa e processuale.
Il
lavoro del documentarista è quello di documentarsi e ri-documentare, evitando
di filtrare i fatti con le proprie interpretazioni e convinzioni personali. Ed
è proprio per questo che la ricostruzione processuale non regge assolutamente,
come hanno valutato ancor prima di noi autori il Presidente di Corte d’Assise
(Ferri) e due Procuratori generali (Tony e Propato).
L’opinione
pubblica non può rivestire alcun ruolo nella risoluzione dei casi; sono gli
organi inquirenti che hanno il dovere di investigare. Invece, per quel che
riguarda la vicenda del Mostro, non vedo una grande volontà di continuare a
cercare la verità: ci sono ancora tre duplici omicidi senza alcun colpevole. Quanto
al compito del giornalista, direi che si debba svolgere documentando il caso
nella sua interezza, cosa che non fu fatta in occasione dei processi Pacciani e
Vanni, dove la stampa ha prevalentemente avallato solo una possibile
ricostruzione, spacciando per colpevoli gli imputati ben prima della sentenza,
contro il principio di presunzione di non colpevolezza. Spesso i mostri si costruiscono proprio sui mass media.
A cosa stai lavorando
attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.
I
miei progetti sono di ultimare un documentario su Jack the Ripper, altro cold case del quale mi sono occupato a
lungo e di cui non si smetterà mai di parlare, visto il fascino e il mistero
che ancora lo circondano. Il libro sul Mostro verrà presentato, inoltre, il prossimo 16 dicembre, alle ore 18:30, presso la sede dell'Università eCampus di Firenze.
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