Edward
Fairfax Rochester è, ancora oggi, dopo quasi due secoli dalla sua nascita letteraria, uno degli eroi più
complessi e affascinanti della letteratura. Enigmatico, burbero e mutevole, ma
anche sensibile, romantico e devoto, il Rochester nato dalla penna di Charlotte
Brontë e protagonista di “Jane Eyre” rivive oggi nelle pagine del romanzo scritto
dall’insegnante e bibliotecaria americana Sarah
Shoemaker, intitolato proprio “Mister
Rochester” ed edito da SuperBeat,
Neri Pozza.
In
questa opera prima l’autrice fa parlare in prima persona proprio il signor
Rochester, ripercorrendone l’intera esistenza in una sorta di diario che,
talvolta, ha l’immediatezza del flusso di coscienza. Dalla nascita,
all’infanzia, è raccontato tutto, in particolare il complicato rapporto col
padre e col fratello in età adulta, fino agli anni trascorsi in Giamaica, riferendo
nel dettaglio il matrimonio con Bertha e la sconcertante scoperta della sua
follia. Il carattere del nostro Edward,
inizialmente così gioioso, entusiasta e sensibile, alla continua ricerca della
ricostruzione del temperamento materno che non ha mai vissuto, si indurisce
sempre più, man mano che la vita lo mette di fronte a responsabilità più grandi
di lui, che egli non manca di affrontare con coraggio e veemenza. Dalla
ritrovata felicità con Céline, la ballerina francese madre di Adéle, la bambina
che diventerà la sua pupilla, fino alla nuova delusione che i suoi capricci e i
suoi tradimenti gli arrecheranno, Rochester è sempre più cupo, sarcastico e
privo di fiducia verso il genere umano, oltre che tormentato dalla figura della
moglie, ormai malata e ingestibile, seppure nascosta a tutti.
Per
il primo incontro con la giovane istitutrice Jane Eyre bisogna attendere quasi
trecento pagine, ma, da lì in poi e fino alla fine del romanzo, gli accadimenti
noti a tutti coloro che hanno amato il libro della Brontë si susseguono in un
crescendo di emozioni, tutti col filtro di Rochester, lentamente travolto da un
amore che non pensava più di poter provare.
È
interessante sottolineare come, pur restando fedele a tutto ciò che è scritto e
raccontato nel romanzo originale, Sarah Shoemaker ricostruisca con grande cura
per i dettagli l’intera esistenza di Mister Rochester, senza bisogno di restare
nell’ombra dello stile della Brontë. L’espediente del diario e del resoconto
scritto di pugno dallo stesso protagonista, infatti, le permette di scavare a
fondo nell’animo di Rochester e ce ne restituisce un’immagine vivida e
verosimile, dando voce a tutta la sua fragilità e sofferenza, oltre agli sbalzi
d’umore e al misterioso cipiglio che lo hanno reso irresistibile per milioni di
lettrici e lettori in tutto il mondo, per generazioni.
La
prima parte della vita di Rochester, quando Jane era ancora molto lontana nel
tempo e nello spazio, non stanca affatto il lettore, ma lo spinge a procedere
con curiosità verso la parte più nota della storia e tutta la descrizione del
corteggiamento alla giovane istitutrice, incredula e turbata, è raccontata in
modo avvincente e, nello stesso tempo, delicato e coinvolgente, rendendo la
lettura un piacevole completamento di quanto già fatto per chi ha letto (e
riletto) il capolavoro di Charlotte Brontë. Rispetto ad altre autrici che hanno
dato voce a eroi romantici come il burbero Mr. Darcy di Jane Austen o
l’affascinante Rhett di Margaret Mitchell, la Shoemaker entra in simbiosi con
la caratterizzazione della Brontë, ma costruisce un romanzo dallo stile molto
personale, facendo suoi aspetti che la fantasia dei lettori hanno solo
ricostruito per secoli e che ora sono scritti nero su bianco a coronamento di
una lettura imperdibile per ogni appassionato di quelle atmosfere
indimenticabili.
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