domenica 5 giugno 2016

Francesca Dego: il Violino è la mia Vita

Foto di Davide Cerati

Per essere un buon musicista, il talento non è tutto: parola di Francesca Dego. Classe 1989, diplomata con lode al Conservatorio di Milano, oggi Francesca Dego è considerata una delle più grandi violiniste italiane. Il suo talento cristallino l’ha portata a girare il Mondo, tra concerti ed esibizioni di ogni genere, riuscendo così a realizzare il suo sogno di bambina: vivere di musica e per la musica. Francesca, infatti, ha iniziato a suonare il violino sin da bambina, assecondando una dote naturale di cui la sua famiglia si è accorta immediatamente. Oltre alla predisposizione innata, tuttavia, diventare un musicista professionista comporta disciplina, impegno e ore e ore di studio per raggiungere livelli di eccellenza che vanno mantenuti solo con l’esercizio quotidiano, anche quando si è in tournée in giro per il Mondo. In occasione della recente incisione integrale delle Sonate di Beethoven, per la Deutsche Grammophon (Universal Music), assieme alla pianista e collega Francesca Leonardi, Francesca Dego ci ha raccontato cosa significa essere una musicista professionista al giorno d’oggi e cosa si prova a calcare i palcoscenici, da una parte all’altra del Globo, con un unico e fedele punto di riferimento: il violino.  

Il tuo percorso da violinista di incredibile talento ti sta portando a girare il Mondo, un concerto dopo l’altro: quando e da dove nasce la tua esigenza di fare musica? Cosa vuoi esprimere attraverso le corde del tuo violino?

La mia passione per la musica, e in particolar modo per il violino, è nata grazie e mio padre, Giuliano Dego, che è uno scrittore, ma ha studiato violino da dilettante e lo ha sempre suonato con impegno solo per amore della musica. Sono cresciuta ascoltandolo suonare e anche sentendo cantare mia madre che, pur non essendo una professionista, ha sempre avuto un grande talento per la lirica. La passione per la musica classica, quindi, fa parte della mia famiglia sin da prima della mia nascita e, di conseguenza, anche il mio percorso è iniziato con grande naturalezza. I miei genitori si sono accorti subito che avevo il cosiddetto “orecchio assoluto”, cioè la capacità innata di riconoscere e replicare le note che ascoltavo. Ho iniziato a cantare fin da piccola e a tre anni ho già cominciato a prendere confidenza col violino, iniziandone lo studio vero e proprio l’anno successivo. A impostarmi tecnicamente, all’inizio, è stato proprio mio padre, poi, visti i miei miglioramenti, sono stata affidata a grandi insegnanti che hanno contribuito alla mia formazione.
La musica è sempre stata la mia fedele compagna di vita. Non ho memoria di cosa facessi prima di imparare a suonare, avendo cominciato da molto piccola, quindi la musica, per me, è sempre stata un altro linguaggio per esprimere me stessa, oltre alle parole. Ho un’indole timida, anche se non sembrerebbe, visto che, per lavoro, mi interfaccio quotidianamente con un pubblico e questo solo grazie al violino che, da un lato mi consente di esprimermi al meglio, dall’altro mi ha regalato da subito grande sensibilità ed empatia verso le emozioni. Fare musica, in fin dei conti, significa saper raccontare una storia fatta di gioie e dolori, anche se non si sono vissute in prima persona, proprio come fa uno scrittore. Dire che la musica per me sia tutto è quasi riduttivo: tra le ore che dedico allo studio e le esibizioni è davvero la mia vita.


Non solo concerti ed esibizioni, la vita del musicista richiede studio costante, impegno e sacrifici. Quanto è importante la formazione continua, accanto all’estro artistico, per chi volesse intraprendere questa professione?

La formazione continua è la cosa, in assoluto, più importante per chiunque voglia fare il musicista di professione, soprattutto per quanto riguarda la musica classica. Lo strumento deve diventare un vero e proprio prolungamento del violinista ed è importante iniziare da bambini. Naturalmente bisogna avere un talento naturale: ci sono bambini portati per la musica e altri più propensi verso altre discipline. Se dovessi fare un paragone, lo studio di uno strumento non è molto diverso dall’allenamento sportivo: il concerto o la gara sono solo la punta dell’iceberg, sotto ci sono ore e ore di allenamento e preparazione, con impegno ed entusiasmo. Senza esercitarsi quotidianamente, nella musica, come nello sport, non si può mantenere sempre lo stesso livello di eccellenza: ecco perché lo studio è così importante. Spesso il pubblico non immagina cosa ci sia dietro a un’esibizione e si gode il momento più bello di questo mestiere, tralasciando la fatica che tutto ciò comporta per un professionista, tra studio e viaggi per il mondo. Tutto ciò, ovviamente, implica anche una grandissima soddisfazione per i professionisti: personalmente suonare è quello che ho sempre voluto fare nella vita e il piacere che ne deriva, per me, è sempre superiore al sacrificio, altrimenti non mi sarei dedicata totalmente alla musica con tale dedizione.

Sei riuscita a fare di un sogno un vero e proprio mestiere a un livello d’eccellenza: è ancora possibile oggi, secondo te, fare della musica una professione a tempo pieno? Qual è il segreto per bilanciare e conciliare carriera e vita privata? Fai un bilancio della tua esperienza, tra ostacoli e soddisfazioni.

Con amore, impegno e un pizzico di fortuna, è possibile diventare musicisti professionisti anche in un periodo economicamente difficile come quello che stiamo passando. Ci sono tanti giovani di talento che si stanno facendo strada in questo settore e non bisogna dimenticare che ci sono tanti sbocchi professionali per un musicista: dall’orchestra, all’insegnamento. La maggior parte dei miei compagni di Conservatorio oggi hanno un’occupazione soddisfacente in questo campo, anche in ambiti molto diversi. Di sicuro fare il solista, incidere dischi e viaggiare per il mondo è meno frequente, ma si può vivere di musica in molti modi e con altrettanta soddisfazione. Ci vuole grande determinazione per entrare in questo settore e altrettanta per rimanervi e vedere che tanti compagni di studi sono riusciti a realizzarsi è stato per me un grandissimo piacere, oltre che una speranza per il futuro. Ricordo quando i miei genitori mi misero in guardia, da piccola, spiegandomi che la musica è una disciplina competitiva, soggetta a giudizi e delusioni, ma niente è impossibile mettendoci tutto l’impegno necessario e io non mi opporrei mai al desiderio di un bambino di coltivare questa passione, col sogno che, da grande, possa diventare il suo mestiere.

Foto di Davide Cerati

Raccontaci un episodio, un aneddoto, una storia che, nel tuo percorso da musicista, è rimasta particolarmente scolpita nella tua memoria e nel tuo cuore.

Ricordo davvero tanti episodi che mi hanno cambiata, nel corso dei miei studi e della mia vita, e che mi hanno aiutata a crescere e a maturare, comprese tante frustrazioni, dai concorsi andati male, alle critiche poco costruttive. Tuttavia quello che più resta nel cuore sono sempre i bei ricordi, in particolar modo gli incontri coi grandi colleghi e direttori d’orchestra, spesso miei miti, coi quali ho avuto la possibilità di fare musica, duettando. Anche il rapporto coi miei Maestri, Daniele Gay e Salvatore Accardo, mi ha dato tanto, non solo in qualità di allieva, ma soprattutto dal punto di vista emotivo.
Uno dei ricordi più belli risale ai miei sedici anni, quando ebbi la possibilità di suonare la Sinfonia Concertante di Mozart al Teatro dell’Opera di Tel Aviv con uno dei più grandi violinisti viventi, Shlomo Mintz.
Questa esposizione al pubblico, sin da piccola, mi ha dato tante emozioni, ma mi ha reso anche fragile sotto molti punti di vista, quindi è difficile selezionare un episodio tra i tanti ricordi che conservo gelosamente. Anche l’incisione degli album, assieme alla collega Francesca Leonardi, con la Deutsche Grammophon, una delle più importanti case discografiche per quel che riguarda la musica classica, è stata una delle soddisfazioni più grandi che abbia mai avuto, oltre che una grande opportunità di lavoro al di fuori delle esibizioni e dei concerti.

A cosa stai lavorando attualmente? Svelaci i tuoi progetti per il futuro.

Dopo aver debuttato a Londra, in aprile, con la Philarmonia Orchestra, con grandissima soddisfazione, ho avuto molte date in giro per l’Europa e per l’Italia e, attualmente, mi trovo in Sud America per una serie di esibizioni. Nei prossimi mesi, inoltre, sarò in Giappone per un nuovo tour asiatico.

www.francescadego.com




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