giovedì 8 marzo 2018

C’era una volta… “Manifesto della mamma imperfetta”

C’era una volta… l’attesa. Potrà sembrare strano, ma tra i personaggi di questa fiaba di carta c’è anche l’attesa. A volte è un’aiutante, altre una vera e propria antagonista, ma, in ogni caso, fa sempre sentire la propria presenza accanto all’autrice di questa storia nella storia che, in un certo senso ne è anche protagonista, come buona parte di chi l’ha letta, la sta leggendo o la leggerà.


È la notte di Natale di qualche anno fa, quando questa storia nella storia prende il volo e inizia il suo viaggio verso i lettori. Quando Giordana Ronci, con un passato da educatrice e madre di tre figli, spedisce il proprio manoscritto all’editore, non immagina che presto “Manifesto della mamma imperfetta”, Tlon Edizioni, con le poetiche illustrazioni di Maria Maddalena Monti, farà sorridere ed emozionare tante mamme come lei, e non solo, che, proprio perché non sono perfette, si ritrovano anche loro, la notte di Natale, a incartare gli ultimi pacchetti, valutandone la geometria migliore sotto un abete dalle decorazioni storiche, e rubacchiando un paio dei biscotti destinati a Babbo Natale.
“Questo libro è stato scritto di notte, rubando mezz’ore di sonno prezioso, perché era proprio un bisogno impellente a spingermi a scrivere,” ci ha confessato Giordana Ronci. “E ho inviato la stesura definitiva la notte di Natale, dopo essermi accertata che Babbo Natale avesse mangiato i biscotti e bevuto il latte che i bimbi avevano lasciato per lui e che tutti i pacchetti fossero in ordine sotto l’albero. Mentre premevo invio ho pensato: “Il più bel regalo di questo Natale me lo sto facendo da sola”.
Ma, in realtà, Giordana Ronci il regalo lo ha fatto a tutte noi. Questo libro è un antidoto contro tutti i ma chi te lo ha fatto fare, non te lo ha ordinato il medico, i figli si fanno con la testa, mi ha detto mia cugina, che le ha detto sua suocera, che le ha confermato sua nonna, che si fa così, quindi devi fare così, punto. Basta spider-mamme che si coricano la sera coi sensi di colpa per non essere riuscite a fare tutto, dice a gran voce l’autrice. Ogni mamma ha il suo personalissimo e speciale modo di essere mamma, quando e se vuole, ciascuno unico e stupendamente imperfetto.
“Questo libro si è scritto da solo,” ci ha raccontato Giordana. “È stato come una risata che esplode all’improvviso di fronte a una scena potenzialmente pericolosa, ma che poi si rivela solo estremamente buffa. E vuole comunicare proprio questo. Che se ci fermiamo a guardare quelle che ci sembrano le nostre più grandi difficoltà e i nostri più grandi errori come madri, in realtà ci accorgiamo che siamo solo piccoli esseri umani che hanno a che fare con un compito immenso. Quindi facciamo un ottimo lavoro, nonostante tutto.
Sicuramente il tema che mi è più caro è quello di poter essere mamme ognuno a modo suo. Di poterci inventare ognuno il proprio modo, quello che fa stare bene la nostra famiglia senza aver paura del “fanno tutti così”, quindi è giusto così. Se per noi non va bene, per noi non è giusto. E non significa che non lo possa essere per altri.
Nella mia ‘vita precedente’ ero un’educatrice, il mio mondo girava intorno alle piccole grandi conquiste dei bambini di cui mi prendevo cura, al dialogo con le loro famiglie, al percorso che stavamo facendo insieme. Da dieci anni sono soprattutto una mamma, per cui il tema dell’educazione e della relazione è sgorgato in maniera del tutto naturale”.


Ed è qui che torna in gioco l’attesa. Molte di noi credono che l’attesa inizi quando comincia la ricerca di un figlio, per alcune coppie più lunga e tortuosa che per altre. E che l’attesa si concluda nell’arco di quei nove mesi, splendidi per alcune donne, più faticosi per altre. Ma la vera attesa comincia dopo e chissà se finirà mai. Tra poppate, pannolini, primi passi. E poi la scuola, le amicizie, lo sviluppo. Le gioie e le illusioni di veder crescere qualcuno “a nostra immagine” e, nello stesso tempo, le difficoltà e le soddisfazioni di accettare che sia altro da noi, diverso, magari simile, ma pur sempre con la stessa grande necessità di affrancamento e autonomia rispetto a chi lo ha messo al mondo, conquista dopo conquista. È questa la “vera attesa”. L’attesa verso una realizzazione che non si può né vedere, né toccare. L’attesa che assume, di volta in volta, i colori della pazienza e dell’impazienza. Della cultura, della società, della quotidianità. Delle aspettative e del coraggio di superarle. Della capacità di osservare errori senza intervenire o di guidare nelle esperienze. L’attesa del momento e del modo opportuno per noi, per la nostra storia nella storia, che non significa affatto momento e modo giusto in assoluto. Ma l’importante è che non sia mai l’attesa del momento o del modo perfetto. Perché la perfezione non esiste, neppure nel cuore di una mamma.
E vissero tutti felici, imperfetti e in attesa della prossima storia nella storia




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