C’era
una volta… l’attesa. Potrà sembrare strano, ma tra i
personaggi di questa fiaba di carta
c’è anche l’attesa. A volte è un’aiutante, altre una vera e propria
antagonista, ma, in ogni caso, fa sempre sentire la propria presenza accanto
all’autrice di questa storia nella storia
che, in un certo senso ne è anche protagonista, come buona parte di chi l’ha
letta, la sta leggendo o la leggerà.
È la notte di Natale di qualche anno fa, quando
questa storia nella storia prende il
volo e inizia il suo viaggio verso i lettori. Quando Giordana Ronci, con un passato da educatrice e madre di tre figli,
spedisce il proprio manoscritto all’editore, non immagina che presto “Manifesto della mamma imperfetta”, Tlon
Edizioni, con le poetiche illustrazioni
di Maria Maddalena Monti, farà sorridere ed emozionare tante mamme come
lei, e non solo, che, proprio perché non sono perfette, si ritrovano anche
loro, la notte di Natale, a incartare gli ultimi pacchetti, valutandone la
geometria migliore sotto un abete dalle decorazioni storiche, e rubacchiando un paio dei biscotti destinati a Babbo
Natale.
“Questo libro è stato scritto di notte,
rubando mezz’ore di sonno prezioso, perché era proprio un bisogno impellente a
spingermi a scrivere,” ci ha
confessato Giordana Ronci. “E ho inviato
la stesura definitiva la notte di Natale, dopo essermi accertata che Babbo
Natale avesse mangiato i biscotti e bevuto il latte che i bimbi avevano
lasciato per lui e che tutti i pacchetti fossero in ordine sotto l’albero. Mentre
premevo invio ho pensato: “Il più bel regalo di questo Natale me lo sto facendo
da sola”.
Ma, in realtà, Giordana Ronci il regalo lo ha
fatto a tutte noi. Questo libro è un antidoto contro tutti i ma chi te lo ha fatto fare, non te lo ha
ordinato il medico, i figli si fanno con la testa, mi ha detto mia cugina, che
le ha detto sua suocera, che le ha confermato sua nonna, che si fa così, quindi
devi fare così, punto. Basta spider-mamme
che si coricano la sera coi sensi di colpa per non essere riuscite a fare
tutto, dice a gran voce l’autrice. Ogni mamma ha il suo personalissimo e
speciale modo di essere mamma, quando e se vuole, ciascuno unico e
stupendamente imperfetto.
“Questo
libro si è scritto da solo,” ci ha raccontato Giordana. “È stato come una risata che esplode all’improvviso di fronte a una
scena potenzialmente pericolosa, ma che poi si rivela solo estremamente buffa.
E vuole comunicare proprio questo. Che se ci fermiamo a guardare quelle che ci
sembrano le nostre più grandi difficoltà e i nostri più grandi errori come
madri, in realtà ci accorgiamo che siamo solo piccoli esseri umani che hanno a
che fare con un compito immenso. Quindi facciamo un ottimo lavoro, nonostante
tutto.
Sicuramente
il tema che mi è più caro è quello di poter essere mamme ognuno a modo suo. Di
poterci inventare ognuno il proprio modo, quello che fa stare bene la nostra
famiglia senza aver paura del “fanno tutti così”, quindi è giusto così. Se per
noi non va bene, per noi non è giusto. E non significa che non lo possa essere
per altri.
Nella
mia ‘vita precedente’ ero un’educatrice, il mio mondo girava intorno alle
piccole grandi conquiste dei bambini di cui mi prendevo cura, al dialogo con le
loro famiglie, al percorso che stavamo facendo insieme. Da dieci anni sono
soprattutto una mamma, per cui il tema dell’educazione e della relazione è
sgorgato in maniera del tutto naturale”.
Ed è qui che torna in gioco l’attesa. Molte di noi credono che
l’attesa inizi quando comincia la ricerca di un figlio, per alcune coppie più
lunga e tortuosa che per altre. E che l’attesa si concluda nell’arco di quei
nove mesi, splendidi per alcune donne, più faticosi per altre. Ma la vera attesa
comincia dopo e chissà se finirà mai.
Tra poppate, pannolini, primi passi. E poi la scuola, le amicizie, lo sviluppo.
Le gioie e le illusioni di veder crescere qualcuno “a nostra immagine” e, nello
stesso tempo, le difficoltà e le soddisfazioni di accettare che sia altro da noi, diverso, magari simile, ma
pur sempre con la stessa grande necessità di affrancamento e autonomia rispetto
a chi lo ha messo al mondo, conquista dopo conquista. È questa la “vera
attesa”. L’attesa verso una realizzazione che non si può né vedere, né toccare.
L’attesa che assume, di volta in volta, i colori della pazienza e dell’impazienza.
Della cultura, della società, della quotidianità. Delle aspettative e del
coraggio di superarle. Della capacità di osservare errori senza intervenire o
di guidare nelle esperienze. L’attesa del momento
e del modo opportuno per noi, per la nostra storia nella storia, che non significa affatto momento e modo giusto in assoluto. Ma l’importante è che non sia
mai l’attesa del momento o del modo
perfetto. Perché la perfezione non esiste, neppure nel cuore di una mamma.
E vissero tutti felici, imperfetti e in attesa della prossima storia nella storia…
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