mercoledì 7 dicembre 2016

Paolo Cochi: nuove verità sul Mostro di Firenze


È il caso che più di tutti ha tenuto col fiato sospeso l’Italia intera negli ultimi quarant’anni e sul quale ancora si discute, nonostante una verità processuale vi abbia messo la parola fine: si tratta dei delitti del Mostro di Firenze. Non tutti i misteri che si celano dietro a questi omicidi, infatti, sono stati svelati dai processi a Pietro Pacciani e ai cosiddetti compagni di merende. Nel corso degli anni si sono susseguite numerose piste investigative in merito, che hanno cercato di far luce sulle vicende legate ai delitti del Mostro, avvalendosi anche della testimonianza del reo confesso Giancarlo Lotti e scavando a fondo sulla presenza di mandanti ignoti mossi dai più disparati moventi, tuttavia, tra gli esperti si ha la sensazione che ci sia ancora molto da scoprire, al di là di ogni ragionevole dubbio. È proprio tra le fenditure di questo dibattito ancora aperto che si inserisce “Mostro di Firenze. Al di là di ogni ragionevole dubbio”, Runa Editrice, il libro inchiesta che nasce dal reportage di Paolo Cochi e che il documentarista ha scritto insieme a Francesco Cappelletti e Michele Bruno, dopo aver condotto una serie di ricerche su quello che ormai è a tutti gli effetti un cold case sul quale non si dovrebbe smettere di indagare, viste le numerose incongruenze.
Ciò che rende questo libro una delle opere più complete sul Mostro di Firenze, che ripercorre tutti i delitti, riempiendo i vuoti lasciati dalle inchieste giudiziarie attraverso documenti inediti e nuove piste, è la capacità degli autori di coniugare la passione dell’inchiesta giornalistica, con l’obiettività del documentario impresso su carta, arricchendo il testo con pareri di esperti e criminologi studiosi del caso. Paolo Cochi costruisce l’inchiesta non tralasciando nessuna delle nuove verità già anticipate col reportage televisivo e conducendo il lettore ancora più a fondo, omicidio, dopo omicidio, verso nuove ipotesi investigative che danno risposte in grado di far riflettere anche i non addetti ai lavori.
Di particolare interesse è, senza dubbio, la nuova dinamica emersa circa il delitto degli Scopeti, uno dei più sanguinosi e dei più complessi da ricostruire che, grazie alla nuova lettura di Paolo Cochi, il quale analizza scrupolosamente i testimoni dell’epoca, assume tinte ancor più cruente, ma potrebbe portare a nuovi risvolti che ci conducono verso un’unica direzione: continuare a indagare con la determinazione e l’ingegno di chi deve immergersi nel buio del passato per spiegare i dubbi del presente.



Quello del Mostro di Firenze è uno dei misteri più apparentemente impenetrabili e dei casi più complessi del nostro Paese. “Mostro di Firenze. Al di là di ogni ragionevole dubbio”, Runa Editrice, scritto in concerto con Francesco Cappelletti e Michele Bruno, è una delle pubblicazioni più complete in merito che, oltre a ripercorrere la storia dei fatti, rivede scrupolosamente l’inchiesta giudiziaria, colmandone le lacune con nuove e promettenti piste investigative. Cosa vi ha spinti a intraprendere questo ambizioso percorso? Quali obiettivi avete raggiunto e contro quali ostacoli vi siete scontrati durante la stesura?

L’idea nacque subito dopo la trasmissione di un reportage televisivo in merito. Mi fu chiesto di realizzare un libro che cristallizzasse tutta la vicenda e, in particolare, la parte relativa a tutte le imbarazzanti dichiarazioni del reo-confesso Giancarlo Lotti.  L’obiettivo era dare una visione più ampia di tutta la vicenda attraverso la documentazione di indagine e gli atti processuali. Visione, quindi, scevra da qualsiasi interpretazione personale o ipotesi alternative.  Solo attraverso i documenti si può realmente capire che i dati oggettivi sono molto diversi dai giudizi espressi nelle sentenze dei giudici. Tutto si basa sulle dichiarazioni di un “pentito”, la cui credibilità era molto discutibile e quello che questo signore ci racconta al processo si discosta dai dati oggettivi al limite dell’inverosimile. Le sentenze vanno rispettate, ma non per forza si deve essere d’accordo, specialmente quando vi sono elementi comprovati, peraltro risultanti dalle stesse indagini, che ci raccontano tutt’altro.
La ricostruzione dei fatti che ha portato alla condanna dei cosiddetti compagni di merende e che, come già detto, si basa pressoché esclusivamente sulle parole del Lotti, è contraddetta inequivocabilmente sia dai rilievi operati nell’immediatezza sui luoghi dei delitti, sia dalle testimonianze raccolte all’epoca, sia dalle risultanze scientifiche odierne e passate.
Gli ostacoli al nostro lavoro sono stati tantissimi: uno su tutti la difficoltà di reperire la documentazione storica della vicenda, un lavoro decennale svolto con pazienza e costanza da parte di tutti noi autori.

Accanto alla storia dei singoli delitti e a molti documenti inediti, avete approfondito diffusamente le novità recentemente emerse sul delitto degli Scopeti, rivoluzionando le ipotesi fatte fino a oggi. A quali interessanti conclusioni siete giunti?

La conclusione prioritaria, che si basa su solidissime basi scientifiche, è che la notte dell’ultimo delitto non era domenica 8 settembre. Poi ci sono altri elementi importanti tratti da testimonianze ritrovate negli atti che smontano pezzo per pezzo i racconti del testimone Lotti.
Tutto il resto rimane assolutamente interpretabile e sarà il lettore a crearsi i propri convincimenti e le ipotesi che ritiene più verosimili. Nel libro forniamo i dati e i documenti, approfondendo attraverso il parere di esperti e professionisti, tutti gli aspetti più importanti della vicenda.
Inoltre, per quanto riguarda le testimonianze ritenute attendibili, scopriamo, invece, verbali dell’epoca alla mano, che le stesse sono fumose ed equivocabili. Nel delitto degli Scopeti, vi sono alcune significative testimonianze ritenute determinanti, che, invece, non dimostrano assolutamente nulla. Ad esempio, sui presunti spari sentiti la domenica sera da una signora tedesca, dai verbali risulta invece che: “Io la notte del delitto ero con i miei familiari fuori, nel giardino di questa casa, a una certa ora, verso le 24.00 ho udito un rumore, come di stappo di bottiglia di spumante. Ho sentito un rumore che mi ha dato l'impressione che potesse essere lo stappo di una bottiglia di spumante. Entrammo tutti quanti...”
Questo sarebbe un riscontro? Mi sono domandato. Non solo: si dice, inoltre, che fu servita la colazione ai ragazzi francesi la domenica mattina, ma, in realtà, il teste in questione si limitò a dire che vide solo una ragazza coi capelli corti, mentre Nadine aveva i capelli lunghi, oltretutto non facendo nessuna menzione sulla presenza di un ragazzo insieme a lei. Quindi la persona che fu vista la domenica mattina era una donna da sola che di sicuro non era Nadine.

In qualità di regista e documentarista ti occupi di questo cold case da molti anni, tanto che sei diventato uno dei massimi esperti in materia. Come è cambiata la tua professione di reporter da quando ti sei imbattuto nei delitti del Mostro? Raccontaci un episodio, un aneddoto, una storia che ti ha fatto comprendere che stavi percorrendo la strada giusta.

Vi è da dire che questo reportage era inizialmente un RVM destinato a una nota trasmissione televisiva settimanale su rete nazionale e di cui un “coraggioso” e affermato autore aveva inizialmente condiviso gli esiti, inviandomi in varie parti d’Italia a raccogliere interviste. La puntata dedicata al Mostro di Firenze era già stata programmata in scaletta nel palinsesto del programma per il luglio 2015, ma, pochi giorni prima dalla messa in onda, quando era ormai tutto pronto, venni chiamato al telefono. La puntata sul Mostro di Firenze era stata annullata. Motivo? Nessuna spiegazione plausibile mi fu fornita. Il reportage TV fu comunque portato a termine e trasmesso su un emittente minore, non prima, però, di aver anticipato la notizia sui quotidiani.
Le reazioni alla pubblicazione del reportage e, successivamente, del libro furono alquanto curiose. Dapprima ci fu un forte clamore, prima a Firenze e poi anche da parte della stampa nazionale. I ROS acquisirono il filmato e dopo il libro. Da lì è seguito un inquietante e improvviso silenzio da parte di tutta la stampa fiorentina.



Come si costruisce un libro inchiesta equilibrato e coerente? Come si conciliano testimonianze, documenti e ricerca di novità con le verità cristallizzate dalla giustizia? Che ruolo ha, o potrebbe avere, al giorno d’oggi, l’informazione e l’opinione pubblica nella risoluzione di casi tanto complessi e lontani nel tempo, sempre più soggetti all’investigazione scientifica?

Il libro inchiesta si costruisce attraverso una documentazione dettagliata e minuziosa, verificando tutte le fonti; prima con un’operazione di raccolta dei documenti, poi parlando con tutte le persone possibili che abbiano avuto a che fare con la vicenda storica, investigativa e processuale.
Il lavoro del documentarista è quello di documentarsi e ri-documentare, evitando di filtrare i fatti con le proprie interpretazioni e convinzioni personali. Ed è proprio per questo che la ricostruzione processuale non regge assolutamente, come hanno valutato ancor prima di noi autori il Presidente di Corte d’Assise (Ferri) e due Procuratori generali (Tony e Propato).
L’opinione pubblica non può rivestire alcun ruolo nella risoluzione dei casi; sono gli organi inquirenti che hanno il dovere di investigare. Invece, per quel che riguarda la vicenda del Mostro, non vedo una grande volontà di continuare a cercare la verità: ci sono ancora tre duplici omicidi senza alcun colpevole. Quanto al compito del giornalista, direi che si debba svolgere documentando il caso nella sua interezza, cosa che non fu fatta in occasione dei processi Pacciani e Vanni, dove la stampa ha prevalentemente avallato solo una possibile ricostruzione, spacciando per colpevoli gli imputati ben prima della sentenza, contro il principio di presunzione di non colpevolezza. Spesso i mostri si costruiscono proprio sui mass media.

A cosa stai lavorando attualmente? Raccontaci quali sono i tuoi programmi per il futuro.


I miei progetti sono di ultimare un documentario su Jack the Ripper, altro cold case del quale mi sono occupato a lungo e di cui non si smetterà mai di parlare, visto il fascino e il mistero che ancora lo circondano. Il libro sul Mostro verrà presentato, inoltre, il prossimo 16 dicembre, alle ore 18:30, presso la sede dell'Università eCampus di Firenze. 


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